La situazione del centro-sinistra
Caro direttore,
nel numero di dicembre di “Quindici” Lella Salvemini, con ammirevole lucidità di analisi degli avvenimenti politici locali e chiarezza di argomenti (a sostegno), mette in guardia le forze politiche, protagoniste 6 anni fa di aver dato vita ad una stagione politica per molti versi unica, a non svendere un patrimonio ideale e politico che rappresentò una grande novità nella politica locale.
Chiarisco subito che la mia visione della prospettiva politica a Molfetta è diversa da quella sostenuta da Lella nel suo articolo ma devo onestamente riconoscere, in un momento di grande confusione nel centrosinistra, che è la sola posizione chiara che ho raccolto negli ultimi tre mesi di discussione esclusivamente “avvitata” sul nome del candidato sindaco. L’appello opportuno di Lella (“prim’ancora di procedere alla candidatura a sindaco le forze politiche esprimano in piena libertà il loro giudizio sui sei anni di amministrazione con Guglielmo Minervini sindaco e soprattutto dicano se, l’idea politica che portò a quel sindacato, conserva ancora oggi una sua attualità”) è caduto nel vuoto. A me non è andata meglio!
Ho suggerito ai miei compagni di partito di chiarire a se stessi, prima ancora di decidere per un candidato sindaco, l’idea di coalizione da realizzare. Se l’idea di coalizione doveva far riferimento allo “zoccolo duro”, cioè fondamentalmente ai partiti che nel ’93 dettero vita al movimento che portò al sindacato numero uno di Guglielmo Minervini, il problema della coalizione si definiva così come auspicato da Lella Salvemini cioè nella continuità di una programma e di un candidato sindaco che di essa (continuità) ne fosse espressione. Se l’idea di coalizione doveva invece realizzare una più ampia convergenza di forze politiche del centrosinistra era assolutamente prioritaria la necessità di discutere e di convergere sul progetto e programma di città con quelle forze politiche che in precedenza avevano espresso serie divergenze e severe critiche sul nostro programma e metodo di lavoro. In questo caso la mia idea, espressa nel partito, era che i Democratici di Sinistra avrebbero dovuto assumere la responsabilità di avviare una fase di verifica con tutte le forze del centrosinistra, l’importanza e la serietà della quale (verifica) doveva essere assicurata dal coinvolgimento di alcuni garanti (personalità politiche di area), sulle questioni più controverse in materia di sviluppo urbanistico e produttivo della città. Una fase di verifica molto intensa da esaurire nel giro massimo di una settimana con la indicazione del candidato sindaco di centro sinistra. La novità di questa iniziativa doveva essere rappresentata dalla massima trasparenza di questo confronto, “aperto” ai cittadini e agli organi di informazione.
Suggerivo inoltre che, una volta definita la coalizione, ad ogni forza politica doveva essere consentito di fare proposte di candidatura a sindaco comunque da prendere in considerazione per comporre una eccellente squadra di appoggio al candidato sindaco prescelto democraticamente per queste proposte.
In vantaggio di questo percorso sarebbe stato quello di mettere in campo una coalizione coesa; una squadra di persone molto conosciute da presentare al giudizio dei cittadini insieme al candidato sindaco;
un candidato sindaco condiviso dai cittadini e dalle sfere politiche della coalizione.
Caro direttore, la fine traumatica del mandato amministrativo evidentemente ci ha lasciati un po’ tutti in uno stato confusionale. Grave è stato il fatto che nessuno nel centrosinistra abbia avvertito il bisogno di aprirsi ad una riflessione e avviare un dibattito per chiedersi almeno qualche prospettiva politica dovesse aprirsi nella nostra città. In assenza di una riflessione comune ognuno ha ragionato in proprio (non solo fra le forse politiche ma anche all’interno di esse) e, fra le forze politiche, chi aveva il compito di guidare questa fase ha pensato bene di sottrarsi a questa responsabilità preferendo impegnarsi per imporre un proprio candidato sindaco.
Per delle forze politiche invocate a garantire la “continuità” di un progetto politico e che della “diversità” fanno il loro tratto distintivo a me qualche perplessità in termini di credibilità dovrebbe essermi consentita!
Con stima
Corrado Samarelli
L’informazione locale
Egregio Direttore,
le scrivo per chiedere un suo autorevole parere su un tema che presumo sia a lei molto caro e cioè la comunicazione. Mi riferisco in particolar modo alla comunicazione televisiva locale, ridotta davvero in condizioni che oserei definire pietose in quanto utilizzata ad "intermittenza" e cioè solo ogni due-tre anni in occasione delle sempre più frequenti campagne elettorali (di qualunque genere esse siano), per dare spazio ora a questo ora a quel politicante in cerca di gloria. Credo vi sia una grave mancanza di programmazione da parte dei proprietari di tali emittenti, e questo determina il fatto che a Molfetta manchi una rete televisiva seria e di qualità mentre quasi tutte le città limitrofe ce l'hanno.
Nel ringraziarla per lo spazio che mi vorrà accordare, la saluto cordialmente
Luigi Sancilio
Gentile Sig. Sancilio, avevo nel cassetto dal numero scorso la sua lettera che non avrei voluto pubblicare per evitare polemiche inutili, soprattutto da parte di chi opera nel settore dell’informazione stampata e radiotelevisiva con molta superficialità e poca professionalità e cerca solo l’occasione dello scontro per dimostrare di esistere. Poi ho cambiato idea spinto da quello spirito di libertà che mi ha sempre contraddistinto, e che non può essere messo in discussione e per il quale ho pagato prezzi alti, temendo che la mia decisione potesse essere considerata da lei come intervento censorio. Dato che in oltre 30 anni di mestiere non ho mai censurato nessuno (tranne insulti e malafede), nemmeno chi mi criticava, ho deciso di pubblicarla. E poi la verità va sempre detta, a qualunque costo: è un principio a cui mi sono sempre attenuto.
Lei dice, forse provocatoriamente, che il tema dell’informazione locale è a me caro. E’ così, perché da anni, inutilmente, spero che la comunicazione locale possa assumere i caratteri della professionalità e della correttezza: lo insegno nei vari corsi di giornalismo che tengo periodicamente e lo dico anche ai giovani redattori e collaboratori di “Quindici”. Lei mi chiede un parere. Su questo argomento il mio pensiero è noto da tempo ed espresso più volte su questo giornale: ritengo che ci sia poca professionalità e poca onestà. Non parlo di obiettività, perché quella esiste solo sulla Gazzetta Ufficiale, ma di onestà e di rispetto degli altri, senza indulgere nel pettegolezzo o nell’offesa degli avversari (si offendono perfino i colleghi) e alla partigianeria. Si può anche avere un’opinione politica, purché la si dichiari e si dia spazio anche all’informazione complessiva, anche quella degli avversati. Sotto la testata dell’autorevole giornale “Time” c’è scritto: “The fact are sacred, comment free”, (i fatti sono sacri, il commento è libero). Ma giornali e tv spesso confondono volutamente le due cose. Si è arrivati perfino a dare solo le notizie che convengono e che sono utili a demonizzare l’avversario e non quelle a lui favorevoli. Si fa così perfino con le sentenze della magistratura, pubblicando quelle contrarie ai concorrenti (considerati a torto come avversari: questa gente non conosce nemmeno il fair play) facendole passare per definitive e mettendo cornici e diffamando gratuitamente, mentre vengono ignorate quelle favorevoli. Questo non è giornalismo, purtroppo, è spazzatura. Manca l’informazione di qualità (con qualche eccezione, nella quale ci consenta di riconoscerci), perché si preferisce risparmiare, affidandosi a giovani volenterosi da pagare poco: non ci si può poi lamentare dei risultati. A Molfetta nel settore televisivo, purtroppo, non è mai stato fatto un investimento serio. Le tv servono solo per le campagne elettorali di una parte o dell’altra.
Credo, comunque, caro amico, che di questi tempi di verità parziali ne sentiremo tante, soprattutto col berlusconismo imperante che dalla politica (notorio palcoscenico di bugie) si vanno, purtroppo, estendendo alla società. Sono pessimista? Forse. Ma lo scenario che si profila non è dei migliori.