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La rivolta dei “forconi” a Molfetta, violenza e libertà violata
15 dicembre 2013

La disperazione, si sa, gioca brutti scherzi ma non si scherza con la violenza e le intimidazioni. L’Italia vive questi giorni in stato di grande disagio. La protesta del movimento dei “forconi” ha evidenziato uno stato di malessere diffuso, un malcontento stratificato e condiviso da molte ed eterogenee categorie di cittadini. Disoccupazione, imposizione fiscale, crisi economica, privilegi alla classe politica, corruzione, sono gli elementi caratterizzanti di un’Italia povera soprattutto di ideali in piena crisi economica e di valori, un’Italia senza guida autorevole, senza figure carismatiche di riferimento. Il Belpaese ha attraversato periodi storici drammatici dall’armistizio in poi; ha vissuto il terrorismo di destra e sinistra, le stragi mafiose, altre stragi che, dopo 44 anni, sono ancora senza colpevoli. Nessuno ci sta! Tutti vorrebbero uno Stato equo, che premi il merito, che imponga tasse che garantiscano servizi, lavoro, assistenza e previdenza, istruzione, tutti ma non tutti, per fortuna, condividono questa azione di protesta. I media ci trasmettono notizie di blocchi in tutta Italia, di situazioni al limite, di scontri tra forze dell’ordine e manifestanti. Ma cosa si nasconde dietro questa protesta e soprattutto chi? Quale è il fine ultimo? A Molfetta i manifestanti hanno fatto sentire la propria voce occupando per prime le attività produttive della zona industriale, minacciando chi cercava di mediare o semplicemente chiedeva loro le motivazioni. Alcuni facinorosi sono entrati nella sede di un call center minacciando donne che lavoravano onestamente per portare a casa un dignitoso e meritato salario e provocando ingenti danni alle autovetture di dirigenti. Supermercati e centri commerciali hanno abbassato le serrande; persino durante il mercato settimanale si sono verificate azioni di intimidazioni e minacce, adottate anche nei confronti degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Molti studenti hanno deciso di unirsi alla protesta, molti altri hanno scelto di continuare a frequentare, altri ancora lo avrebbero fatto ma hanno trovato una barriera che ha impedito loro di entrare a scuola. Tanti i genitori che hanno dovuto accompagnare i propri figli sino all’interno dell’istituto, con gravi disagi. Al Liceo Classico Leonardo da Vinci si sono manifestati gli episodi più gravi, con l’irruzione nell’istituto di alcuni facinorosi intenzionati a far sospendere le lezioni ed il lancio di un petardo dall’esterno che ha causato sordità momentanea ad qualche studente. Non è possibile tollerare alcuna azione di intimidazione e violenza. La manifestazione della propria libertà di pensiero deve essere garantita ma devono essere garantite altresì le libertà altrui: la libertà di tenere aperto un esercizio commerciale, la libertà di non condividere altrui idee, la libertà di poter entrare in classe e seguire le lezioni, certezze che non possono essere minacciate da un manipolo di facinorosi, professionisti della violenza, abili manipolatori della rabbia. Non è il momento di seguire false chimere; è questo il momento in cui occorre solo rimboccarsi le maniche,lavorare per la sussistenza della propria famiglia e per il bene comune, pagare le tasse e mettere a disposizione della collettività il buon esempio. Bisogna crederci, bisogna solo ritrovare quel senso di unità che ha accompagnato i periodi più bui della nostra storia. Non bisogna sentirsi appartenenti ad un’unica Patria solo quando si ascolta l’Inno nazionale che precede una competizione sportiva; bisogna sentirsi sempre cittadini italiani, solidali nei confronti del più debole, di chi, nella difficoltà è rimasto indietro, rispondere alla violenza continuando ogni giorno a frequentare la scuola, andare al lavoro, facendo ogni giorno il proprio dovere senza sentirsi sciocchi nel difendere le proprie idee. Questi sono i nuovi eroi. Valga per tutti il modo di dire keep calm and carry on.

Autore: Beatrice Trogu
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