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La regista Cecilia Mangini a Molfettta Sabato 26 febbraio alle 18.30 alla cooperativa "Camera a Sud"
22 febbraio 2011

MOLFETTA - Sarà a Molfetta sabato 26 febbraio Cecilia Mangini, ospite della cooperativa "Camera a Sud" (via G. Salvemini, 40).
Premiata di recente con la medaglia del Presidente della Repubblica a riconoscimento della sua lunga carriera cinematografica, Cecilia Mangini (foto) è considerata da molti la “madre” del cinema documentario italiano.    
Fin dall’esordio alla fine degli anni Cinquanta, la regista pugliese ha caratterizzato infatti il suo lavoro al cinema con un costante interesse alle problematiche sociali unito ad un sentimento di partecipazione politica e umana alle vicende degli ultimi, riuscendo a tracciare, negli anni del nascente boom economico, un ritratto inedito del nostro Paese. Nasce così la collaborazione con Pier Paolo Pasolini, con cui realizza due documentari che raccontano le grandi periferie della capitale, Ignoti alla città (1958), La canta delle marane e Stendalì – Suonano ancora (1960), girato in un piccolo paese di lingua grika del Salento, Martano, che ricostruisce uno degli ultimi esempi di lamentazione funebre.    
Cecilia Mangini ha esplorato in trent’anni la condizione delle lavoratrici di Essere donne, mediometraggio del 1965: tabacchine, braccianti, emigranti che vedevano nella fabbrica un salto di qualità per la propria esistenza; con Brindisi ’66 (1966), l’impatto del grande petrolchimico Monteshell sulla città di Brindisi e la nascita di una classe operaia, accompagnando nelle sue lunghe fughe in motorino, Tommaso (1965), giovane brindisino con il sogno di entrare nella grande fabbrica appena impiantata. Il mito della boxe, occasione per uscire da una condizione di marginalità, in Domani vincerò (1969), il rischio di un ritorno della dittatura nel nostro Paese, con il celebre All’armi siam fascisti, fino a Comizi d’amore ’80, lunga inchiesta in cui si traccia uno straordinario affresco dei cambiamenti di mentalità in materie come l’amore e la sessualità.     
Incontrare Cecilia Mangini oggi è un’occasione preziosa per ascoltare dalla sua voce il racconto di una battaglia politica e culturale affrontata con coraggio in anni che, soprattutto al cinema, furono tra i più vitali della nostra storia e che ancora oggi dimostra tutta la sua attualità.    
Il ritratto di una sfida aperta e costante alla società nella convinzione che il cinema dovesse diventare il campo della propria lotta al conformismo delle idee e alla rassegnazione della politica. Sempre testarda, orgogliosamente anticonformista, la regista pugliese ha contribuito, nel corso della sua carriera, a costruire al cinema il ritratto ricco di umanità di un’Italia diversa da quella dei racconti ufficiali; di un mondo che scompariva, incapace di resistere all’avanzata del progresso, ma che aveva ancora “qualcosa da dire”. Quelle cose che ancora oggi il cinema di Cecilia Mangini, non solo preziosa testimonianza di un mondo ormai lontano nel tempo, dimostra di poter offrire a chi ha cuore il racconto del presente.    
Ad introdurre l’incontro con la Mangini ci sarà Gianluca Sciannameo, critico cinematografico e studioso di cinema documentario, che sulla regista ha appena pubblicato il libro “Con ostinata passione. Il cinema documentario di Cecilia Mangini” (Ed. Dal Sud, 2011). 

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