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La regificazione del Liceo nelle lettere di Francesco Picca a Gaetano Salvemini
15 luglio 2010

Eletto Sindaco di Molfetta con la vittoria dei Partiti popolari nelle elezioni del 23 marzo 1902, Francesco Picca ricordava a Salvemini in una lettera del 13 luglio 1907, che “noi accettammo quel connubio (coi repubblicani dell’on. Pietro Pansini) per ottenere l’attuazione di riforme tributarie e sociali e l’interessamento alla regificazione del Ginnasio Liceo municipale (voluta dagli stessi repubblicani) che era stata la causa che determinò lo scioglimento del Consiglio comunale clerico-moderato in forza di decreto 12 ottobre 1901, con quelle garenzie e limitazioni che tu imponesti”. Nel Programma dei Partiti popolari di Molfetta infatti si dice che “se entro l’anno la regificazione non sarà stata ottenuta, il liceo ginnasio sarà soppresso (v. ora G. Salvemini, Movimento socialista e questione meridionale, Feltrinelli, Milano 1973, p. 249). La sera del 6 aprile dopo le elezioni, in un incontro avuto con l’on. Pansini, ospite a Molfetta in casa Balacco, scrive Picca a Salvemini il 10, “si venne a parlare della regificazione delle scuole classiche, pratica che lui disse a buon punto da parte di Nasi (Ministro della P. I. ), mentre le trattative pendevano ancora col Ministro del Tesoro; soggiunsi - dice Picca - che bisognava affrettare, perchè nell’anno doveva risolversi tale quistione, avendo così noi stabilito nel programma; lui si fece meraviglia di questo termine perentorio, ma finì col consentire che dal momento che così si era stabilito bisognava sottostarvi; e poichè Balacco Mauro (pansiniano) e mio fratello (Giuseppe, avvocato) osservavano che quel termine non dovesse ritenersi di rigore, ma se la legge fosse stata approvata dal Parlamento, si dovevano continuare le pratiche, e poiché venendo in discussione la sorte del corpo insegnante si voleva da altri che noi avessimo proceduto prima dell’approvazione definitiva della regificazione alla loro riconferma, ebbi uno scatto d’impazienza per cui uscii in parole un po’ vivaci”. Passato questo incidente, Francesco Picca, dopo la sua nomina a Sindaco il 14 aprile, convocò subito “le commissioni di studio per le diverse parti del programma. Quella più spinosa scrive a Salvemini il 15 - è la quistione dell’abolizione del dazio e dei mezzi per ripararvi; ma non meno lo è quella ancora della regificazione delle scuole classiche, cui si legano tanti interessi, giacché tutto il corpo insegnante comincia ad agitarsi e preoccuparsi più per la nomina a professori governativi che per la regificazione in sè. A questo riguardo l’istesso Mauro Balacco in presenza mia e di Pansini ebbe uno scatto d’impazienza, facendo rilevare che bisogna preoccuparsi della loro sorte, ma non in modo da compromettere il fine ultimo della regificazione. A questo proposito inoltre si presenta un’altra difficoltà: se nel corso di quest’anno la legge relativa fosse approvata dal Parlamento, ma non sia divenuta definitiva, ovvero se la pratica fosse a buon porto, ma non ancora approvata, è opinione di tutti del Consiglio e dell’Am. ne di continuare fino all’anno venturo, dovendosi intendere l’anno d’impegno del programma dalla data dell’insediamento del Consiglio; il mio desiderio intimo sarebbe di farla finita in quest’anno scolastico, ma, se tutti consentono in quella via, bisogna sottostarvi. Quale duro cammino mi tocca fare!”. Il 5 maggio 1902 Picca annunzia lieto a Salvemini che “la tanto vessata quistione dei professori ha avuto una soluzione meno disastrosa per la nostra dignità e per gl’interessi comunali di quella che da essi si voleva. Il 3 corr. abbiamo aperta la sessione primaverile ed, oltre le diverse cose di ordinaria amministrazione, per i professori delle scuole classiche abbiamo approvato il seguente deliberato: riconferma provvisoria dell’attuale corpo insegnante in quelle scuole per l’anno 1902-3 a condizione che quando venisse la regificazione ed essi non fossero compresi nell’organico governativo decadono dalla nomina e non avranno dritto di pretendere nulla dal Municipio. E’ da premettersi che nella esposizione del nostro indirizzo amministrativo che feci in principio di seduta, dopo aver accennato che abbiamo fondata speranza di ottenere la regificazione nel corso di quest’anno scolastico aggiunsi che nel caso di difficoltà formali ci fosse concesso continuare la pratica per un altro anno come termine improrogabile. A questo riguardo Guidato (così Picca chiama l’amico socialista Alessandro Guidati) volle spiegazioni protestando che in tal modo si veniva meno al termine fissato nel programma; mi toccò rispondergli proprio a me, che ero del suo parere, che perciò ero stato sul punto di dimettermi, che se mi fossi trovato al suo posto avrei attaccato con ben altri solidi argomenti la proposta; ed invece contro il mio stesso convincimento dovetti schernirmi con scuse curialesche. Così passò la proposta, della quale i professori sono rimasti scontenti e dicono che tanto valeva non se ne fosse fatto nulla e vi sono di quelli che se l’hanno avuto proprio a male. Così pare anche a me, sia perché il governo per niente vincolato da quel deliberato farà le cose a modo suo e se ci riescono sarà per l’influenza di Pansini, sia perchè quella nomina da noi fatta mi pare che non sia legale, giacchè se fosse vero che il Consiglio può procedere alla nomina dei professori d’un istituto pareggiato in seguito a concorso e in base ai titoli di abilitazione all’insegnamento, poichè non tutti si trovano in queste condizioni c’è da temere che non solo non tutti potranno essere compresi nell’organico governativo, ma anche nel caso rimanesse pareggiato l’istituto nell’anno venturo neanche sarebbero ammessi all’insegnamento quelli che si trovassero deficienti di quelle due condizioni. Sicchè vedete bene che sarebbe stato meglio per loro non farne niente e più ancora per noi se ci avessero risparmiato uno strappo al programma ed una brutta figura innanzi al paese ed all’autorità superiore, che molto facilmente respingerà la deliberazione. Di queste conseguenze non ho creduto farne parola, altrimenti i fautori del loro salvataggio ad ogni costo avrebbero riproposto la nomina almeno per un anno, ma incondizionata”. Il 29 maggio 1902 Picca fu a Roma con Pansini, quando “la parte tecnica della regificazione - egli scrive a Salvemini il 13 luglio 1907 - era già assodata col Nasi; trattammo invece col De Nobili e De Broglio la parte finanziaria”. Successivamente, allo stesso Salvemini, che nel mese di giugno gli scrisse che la soluzione adottata dal Consiglio comunale sulla quistione per la nomina dei professori e per la regificazione era sì la “men peggiore”, ma che se si fosse trovato lui in Consiglio sarebbe stato contrario, Picca rispose il 28, chiarendo che nella riunione di Giunta fu dibattuta la quistione della regificazione, per la quale tutti gli assessori facendosi interpreti della volontà dell’intero consiglio vollero che la pratica non si fosse fermata al cessare del corrente anno scolastico, ma si fosse proseguita nel successivo; io rimasi solo a protestare e sostenere il contrario, minacciando anche le dimissioni, ma infine dovetti piegarmi in considerazione di altri problemi di capitale importanza, come la riforma tributaria, che forse sarebbero rimasti compromessi; ammessa questa soluzione ne veniva di conseguenza che dovendo rimanere per l’anno successivo il liceo-ginnasio pareggiato si doveva provvedere alla nomina del corpo insegnante e fu così che si adottò l’altro criterio della nomina condizionata. Ora tutto questo si è svolto ed agitato nel segreto della Giunta, nè a me conveniva farne sapere nulla fuori di quell’ambito quando io stesso costretto ad accettare quella soluzione sentiva il dovere poi di farla mia e sostenerla e quindi meno di nulla potevano saperne i Consiglieri socialisti, i quali quando l’Am. ne si è presentata al Consiglio per l’approvazione han creduto che la cosa fosse stata combinata di accordo e voluta anche da me e quindi votarono in favore; anzi fecero qualche cosa di più: protestarono a mezzo di Guidato e solo si acquietarono, augurandosi che in appresso ci si fosse mantenuti rigidamente al programma, quando ne li feci persuasi ricorrendo, come altra volta vi dissi, ad argomenti curialeschi, mentre nel mio intimo sentivo che la cosa non andava così”. Intanto, come gli aveva scritto Pansini, dice Francesco Picca a Salvemini nella stessa lettera del 28 giugno, era stato presentato alla firma del Re il progetto della regificazione; “ma che per i professori sarà un osso duro a rosicchiare. Specialmente per quelli che resteranno a terra”. Il 31 dicembre 1902, ne l l ’ informa r e Salvemini che la Camera aveva approvato la regificazione del nostro Liceo ginnasio, scrive: “Son sicuro che il Senato farà l’istesso e così ci saremo liberati da un altro incubo: ora si lavora al salvataggio dell’attuale corpo insegnante, che se non entrasse in organico è certo ricomincerà da capo a turbare la pace publica”. Pansini, infatti, - come ricorda Picca a Salvemini nella lettera del 13 luglio 1907 - “voleva i suoi amici al potere ligi completamente a lui, e cominciò quindi a manifestare il suo malcontento. Quando poi si accorse che delle sue chiacchiere non volevamo sapere e che, se lealmente adempivamo all’impegno assunto di concorrere alla regificazione ed al collocamento dei suoi prediletti insegnanti, volevamo del pari essere liberi nell’ottenere le nostre riforme, ci mette contro i suoi vecchi legionari. Non riuscì ad impedirci di attuare il programma, ma riuscì benissimo a sbarazzarsi di noi e a crearci con quell’arte gesuitica in cui è insuperabile un ambiente di impopolarità e di avversioni anche tra quelli da noi beneficati, p. e. gl’insegnanti, i quali anche in attesa di altri favori, che da noi non potevano sperare, non vollero riconoscere che in lui il fattore della loro posizione e lo secondarono nelle sue bieche mire contro di noi. Il resto lo sai. Di laicizzazione non è a parlarsi: preti quelli del Seminario preti quelli del Liceo governativo, (Giuseppe) Mazzarra, (Corrado) Salvemini, e a capo di tutti il Preside Arcidiacono Panunzio, del quale il Commissario Amato nella Relazione fatta nella seduta del 2 aprile 1902, in cui entrammo noi, dice che “mercè la (sua) generosità (...) oltre a rinunziare ai suoi emolumenti come Preside, pose i suoi ricchi e pregevoli Gabinetti scientifici a disposizione dell’Istituto laico ecc. ”. Degli altri insegnanti in abito borghese ma più preti dei preti non parlo. Della ingerenza di Pansini per la regificazione è detto nella stessa relazione: “ed ho ragione di sperare che le mie istanze, assecondate dall’Ill. mo Sig.r Prefetto di questa Provincia, che ha all’uopo spiegato tutto il suo efficace interessamento, e strenuamente sorrette dal vostro Illustre deputato Onorevole professore avvocato Pietro Pansini, troveranno favorevole eco presso i competenti Ministeri della Istruzione e del Tesoro, “Nell’allegare alla lettera copia della corrispondenza relativa alla regificazione, ricercata nella pratica presso il Comune, “Ti mando anche - scrive Picca a Salvemini - una lettera del Pansini a Balacco, in cui si spiega la sua inframmittenza nella nomina dei professori; a tal riguardo ti avverto però che l’Orgera non venne nominato dal Consiglio C.le perché Pansini mentre per tener contento quello gli consegnava a mano quella lettera di raccomandazione nello stesso tempo a voce insistiva che fosse nominato un altro - che ora non ricordo - come infatti fece il Consiglio” (Questa e le altre lettere di Picca sono in Archivio G. Salvemini, Firenze, che qui ringrazio per la concessione). Autore di due lavori pubblicati a Napoli nel 1901: L’imitazione classica e la parodia nei poemi burleschi italiani, e La similitudine nella Gerusalemme Liberata del Tasso, Giuseppe Orgera fu professore di italiano nel nostro Liceo, dove il 20 aprile 1902 tenne una conferenza per la “Dante Alighieri” Sul sentimento della natura in Catullo (v. “Corriere delle Puglie” (Cdp), 21 aprile 1902, cit. in “Quindici” di luglio-agosto 2009).

Autore: Pasquale Minervini
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