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La ragazza dell’isola di San Domino, un testo coraggioso al Museo del Pulo di Molfetta Interpretato da Isabella Ragno con la regia di Francesco Tammacco
20 settembre 2022

MOLFETTA - “Sono nata qui, nell’orto del Paradiso, col rosmarino nel naso”.

Difficile trovare la frase, il momento più bello di questa rappresentazione, difficile scindere Edda da Isabella Ragno, direi impossibile.  Sì, perché Isabella Ragno rimane ai margini del palcoscenico per diventare Edda, la ragazza dell’isola di San Domino.

Siamo nelle isole Tremiti, negli anni che precedono l’entrata in guerra dell’Italia, siamo in quel limbo di terra destinato, dai gerarchi fascisti, al confino dei “pervertiti”.

E lei, Enrica del Rosso, giovane autrice di “Effetto San Domino”, con la regia di Francesco Tammacco, scrive un testo coraggioso, un tema difficile, di un passato che è ancora presente, di un tempo che passa ma che rimane, di vite vissute per quella maledetta reputazione che ci fa vivere la vita come la vorrebbero gli altri.

E nel Giardino del Museo Archeologico del Pulo si respira un’aria irreale, una comunione tra pubblico ed Edda, superlativa nella sua semplice grandezza, nella unicità di una ragazza che raccoglie ceci e fave, e poi fave e ceci e che è alla ricerca di una sua identità, cercata e trovata grazie ad un uomo, un giornalista, reo di aver amato un uomo, reato punibile, durante il fascismo, col confino, con il licenziamento ed ogni altro insulto verso la propria identità sessuale.

Il tempo scorre, sono passati decenni per accorgerci che il tempo non passa, rimane fermo, immobile, come il pescatore, interpretato dall’attore Felice Altomare, che ripara le reti sul molo dell’isola e che vede gente andare via, palazzi antichi sparire per far posto a hotel di lusso, pronti ad accogliere turisti affamati di bellezza.

Ha scelto di chiamarsi Edda quando è andata via, costretta, perché ha amato una donna, perché in certi paesi, anche a quattordici anni si è considerate in età da marito e non si deve amare una persona dello stesso sesso, pena l’esilio.

A Edda non rimane che scegliere tra il suicidio, gettandosi dalla scogliera, e partire.

E parte da San Domino, ma sarà sempre un essere senza pace, dilaniata dal ricordo di ciò che non è stato.

Una rappresentazione che fa riflettere, commuove.

Isabella Ragno veste i panni di Edda in maniera magistrale, unica e straordinaria, dando giustizia a donne e uomini che hanno pagato per reati non commessi, perché l’amore doveva essere vissuto secondo canoni imposti dalla società, dalla chiesa.

E perché non succeda più, ma succede, oggi come ieri, come una, cento, mille Edda.

Standing ovation, semplicemente.

© Riproduzione riservata 

 

Autore: Beatrice Trogu
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