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La poetessa Anna Santoliquido a Molfetta per gli appuntamenti con la letteratura Alle otto di sera a cura della "Vallisa" e della libreria "Corto Maltese" al Borgo antico
16 marzo 2008

MOLFETTA - “Il dato di fondo è che nelle ultime opere, Anna Santoliquido, riesce a mettere insieme due cose: fare una poesia in cui la parola resta il centro della ricerca e al tempo stesso a realizzare una scrittura fortemente impegnata a rammendarci che la poesia non puo' stare al di fuori del tempo, ma che anzi, ha il dovere di partecipare, di prendere posizione, di contribuire all'edificazione di un mondo migliore”. Così il prof. Daniele Giancane, docente all'università di Bari, e i critici definiscono Anna Santoliquido poetessa e scrittrice, saggista, traduttrice, docente di lingua inglese e operatrice culturale. Il sesto incontro “Alle otto di sera” appuntamento con la letteratura, a cura della "Vallisa" tenuto presso la libreria “Corto Maltese”, in via Macina (angolo via Piazza) nel borgo antico (nella foto), ha ospitato la poetessa Anna Santoliquido. Le sue poesie sono state tradotte in oltre tredici lingue. Nel suo primo libro, scritto nel 1981, intitolato “I figli della terra”, la poetessa ha voluto richiamare la sua attenzione alla città agreste, Forense (città d'origine della stessa), ai contadini del Sud, con un linguaggio scelto che le ha comportato un grande lavoro di ricerca e di applicazione della parola. In questo libro è espresso l'humus, l'ars poetica di cui si è nutrita la Santoliquido. Oltre ad essere un lavoro di magici profumi campestri, questo volume è l'espressione di un lavoro estetico della parola che fa del testo un materiale godibile. Sin dall'età di 10 anni Anna Santoliquido si è impegnata nel civile, girando per i giovani campi, implorando i padri e le madri di far studiare i propri figli vogliosi di imparare, a prescindere dalle loro umili origini. “Decodificazione” del 1986, lo si potrebbe definire un libro di intuizione e di riscatto della poetessa, un testo legato al lavoro della stessa, dove si mescolano l'italiano e l'inglese in un suono armonioso. Tra i suoi capolavori sono presenti “Ofiura” del 1987, uno dei primi lavori con impegno civile, volto all'attenzione dell'inquinamento del mare; a questo proposito la poetessa spiega che nel corso della sua vita, il viaggio ha avuto un ruolo determinante nella sua formazione, una funzione terapeutica, in cui ha avuto la fortuna di confrontarsi e comunicare profondamente con culture diverse. “Trasfigurazione”del 1992, libro dedicato alle mamme; “Nei veli di settembre” del 1996, un libro dalle immagini marine, fresche e dalla forte musicalità, scritto in occasione del diciottesimo compleanno di suo figlio Manuel, in cui la Santoliquido indaga nella condizione psicologica del rapporto tra madre e figlio; poi ancora “Rea confessa” in cui è espressa in toto la femminilità e la posizione femminista della poetessa nel ruolo di donna, di moglie e di madre. “Ed è per questo che erro” un libro tradotto in serbo da Dragan Mraovic, in cui la Santoliquido indossa i panni di una mamma, della mamma di una kamikaze esprimendo appieno il dolore per la morte di suo figlio. La serata si è conclusa simpaticamente con le letture di alcune vecchie poesie in dialetto lucano della poetessa.
Autore: Marilena Farinola
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