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La poesia di Marco Ignazio de Santis alla Università Popolare Molfettese
15 ottobre 2011
MOLFETTA
- Ricca e complessa la biografia di
Marco Ignazio de Santis
(foto), letta da
Antonio
Maralfa
, vicepresidente vicario dell’Università, in apertura della conferenza «
La poesia di Marco Ignazio de Santis
» alla Università Popolare Molfettese. Illustre collaboratore di
Quindici
e della
Rivista italiana di letteratura dialettale, Misure critiche e Risorgimento e Mezzogiorno
, redattore del quadrimestrale letterario
La Vallisa
,
il prof. de Santis ha pubblicato diverse sillogi di poesia, tra cui «
Uomini di sempre
» del 1984, «
Periferia centrale
» del 1990, «
Libro mastro
» del 1991, «
Jesen u scru
» (L’autunno del cuore) pubblicato in serbo nel 1992 a Belgrado, «
La poesia in Puglia
» del 1994, «
Lettere dagli
argonauti
» del 2007. Le sue poesie sono state tradotte in serbo, spagnolo, albanese e sloveno. Ha scritto inoltre molti saggi di critica letteraria, storia, etnografia e linguistica e centinaia di articoli su quotidiani italiani, svizzeri e jugoslavi.
Tra i vari riconoscimenti, gli sono stati conferiti il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio nel 1986, il Premio Umberto Saba per la poesia nel 1989, il Premio nazionale di poesia Renata Cànepa - Una vita per l’arte nel 2008.
«
I suoi versi meritano un’attenta riflessione, perché scritti con un linguaggio raffinato e letterario
- ha commentato la prof.ssa
Ottavia Sgherza
, presidente dell’Università -
riescono a toccare tutti gli aspetti umani, sociali ed esistenziali
»
.
Soprattutto le poesie comprese nella sua prima raccolta, «
Uomini di sempre
», lette durante la conferenza dal prof. de Santis e dal prof.
Domenico Amato
, mostrano un chiaro interesse per il tema dell’amore. Nei versi di «
Perdere
Euridice
» si allude alla perdita incolmabile di certi amori, che si acuisce nel tempo in maniera inesorabile. Al tema dell’inquietudine d’amore che, questa volta, si risolve nella conquista della pace interiore, è legata la poesia «
Sei tu la mia
inquietudine
», mentre nel «
Lungomare dei poveri
», il motivo amoroso si unisce a quello ecologico.
La raccolta di poesie del ’91, «
Libro mastro
», si apre con «
Invano la
ghiandaia
» che, come ha chiarito de Santis «
rappresenta un modo semplice per chiedere scusa alla poesia per il lungo periodo di silenzio, imposto da alcune drammatiche difficoltà della vita».
All’interno di «
Atarvaveda
», una delle sezioni in cui si divide il libro di poesie del ’91, è presente «
Il libro del comando»
, in cui si fa esplicito riferimento al titolo della silloge che, come ha precisato de Santis, «
può significare libro magico, ma anche libro contabile delle entrate e delle uscite della vita»
.
Alla più grande poetessa jugoslava
Desanka Maksimovic
, candidata più volte al premio Nobel, è dedicata la poesia «
Un mare ci unisce
», tradotta in serbo dallo scrittore
Dragan Mraovic
. Nel testo si allude alle copiose emigrazioni di genti dalmatiche, giunte nel Medioevo dall’altra sponda adriatica su quelle pugliesi e molfettesi. Benché composta nel lontano 1989, la poesia «
Eredità
» affronta un tema di grande attualità, quello del disastro ecologico e si conclude con il drammatico interrogativo, che soprattutto in questo periodo attanaglia le nostre menti: «
Figli miei, che mondo vi sarà consegnato?
».
Con l’immagine della poesia maltrattata, che seduta in un angolo, come una moglie negletta e innamorata fissa con dolcissimi occhi il poeta, impegnato nei suoi studi linguistici e filologici, si apre l’ultimo libro di poesia, «
Lettere dagli argonauti
»
.
Ancora una volta un tema di attualità quello affrontato in «
Epaves
», in cui i relitti, gli avanzi, gli oggetti smarriti sono interpretati come i correlativi oggettivi dell’insensatezza del mondo e della confusione mediatica che caratterizza la civiltà occidentale. A Dragan Mraovic è dedicata «
Finisterrae
»
, in cui si allude al bombardamento della Nato su Belgrado nel 1999, episodio che ferì molto il prof. de Santis proprio per la grande amicizia che lo legava ai letterati ex jugoslavi.
Nella emarginazione delle periferie letterarie qualche volta può risplendere la luce della poesia, «
fra il pattume delle strade o nel dedalo contorto della mente può risplendere una luce viva, che desta al creato e al vivere dà fuoco
», il messaggio contenuto nella poesia «
Lettere dagli argonauti
», che dà il titolo all’intera raccolta. In «
Incontrarsi a Belgrado
», de Santis, invece, racconta la sua partecipazione come scrittore italiano al XLIII Meeting Internazionale degli Scrittori. Con la poesia «
Sarò qui
», letta dal prof. de Santis e dedicata alla moglie Mariangela, si è conclusa la conferenza, tra il plauso di un pubblico allietato e divertito.
© Riproduzione riservata
Autore:
Loredana Spadavecchia
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