La parola agli uomini di teatro, i protagonisti
Chi meglio di loro può parlare e offrire suggerimenti sul progetto del nuovo teatro comunale. Ecco perché nella nostra inchiesta sul nuovo teatro comunale e sul progetto presentato alla città abbiamo dato loro la parola, offrendo un contributo di idee anche all’amministrazione comunale, per evitare gli errori del passato (vedi Cittadella degli Artisti). Poi abbiamo dato la parola anche ai rappresentanti politici dell’opposizione di sinistra in consiglio comunale. Ecco le loro risposte alle 10 domande proposte da “Quindici”. FRANCESCO TAMMACCO, IL “CARRO DEI COMICI” Io non voglio entrare nello specifico economico perché è naturale che la costruzione di un teatro possa avere dei costi elevati. Ritengo che Molfetta abbia necessità di uno spazio teatrale, di un teatro vero e proprio, perché è una città che ha una storia di enorme importanza dal punto di vista teatrale, e negli ultimi anni non si ha avuto la possibilità di vivere delle esperienze teatrali di un certo respiro. Detto questo, ritengo che come teatro sia effettivamente un po’ troppo grande. Ero presente alla presentazione progettuale, mi sento di condividere il pensiero di Michele Mirabella, che da buon teatrante e artista ha subito focalizzato l’attenzione sul problema, ovvero la difficoltà nel portarlo avanti. Un teatro così grande, ha bisogno di eventi che coprano le spese necessarie, e siccome Molfetta è un po’ “stritolata” tra il Petruzzelli di Bari, il “Curci” di Barletta, il “Traetta” di Bitonto e tanti altri, ogni città vicina ha delle presenze di spazi scenici di importanza, quindi o si crea una stagione che entri anche sulla rotta barese, oppure sarà faticoso portarlo avanti. Credo che un teatro di 500-600 sarebbe stato più che sufficiente. Risparmiare sulla grandezza e creare un teatro ridotto, ma attivo in modo tale da dare la possibilità anche per le compagnie formate da attori più giovani e meno esperti, di poter contare su uno spazio anche più piccolo. Si potrebbe creare un circolo virtuoso tra i vari spazi che ci sono, un palco più importante, più grande, insieme ad un palco ridotto, così da poter alternare la danza, la prosa e le arti figurative. Inoltre credo che bisognerà cercare di “attirare” la gente a teatro, e soprattutto di dare a tutti la possibilità di vedere uno spettacolo. E questo sarà possibile solo attraverso un’agevolazione anche dal punto di vista economico, perché molte persone non possono permettersi di comprare un biglietto troppo costoso, quindi abbassare i prezzi sarebbe l’ideale, purtroppo però si può fare una o due volte, ma sostenere le spese del teatro non sarebbe per niente facile, se i biglietti costassero sempre 5 euro invece di 35/40. Ecco perché bisogna tener conto dell’aiuto del Ministero e della Regione e di vari finanziamenti, le quali sostengono la fruizione del teatro, evitando un abbassamento eccessivo del prezzo dei biglietti. Ovviamente un altro grande problema da gestire quando il teatro è così grande è quello della manutenzione, lì si gioca in realtà il destino del teatro stesso. Il gestore deve essere molto serio e deve avere uno sguardo nazionale e anche internazionale se vogliamo. Quindi va il mio plauso all’amministrazione che ha notato l’esigenza del territorio di avere un teatro, però forse dovrebbe ridimensionare il progetto”. La posizione non mi sembra periferica. Se si vuole un teatro così grande, ci si vuole affacciare a un panorama del tutto nuovo. Ad esempio, se prendiamo in esempio la Cittadella degli Artisti, credo che un grande limite di quel teatro sia la sua posizione geografica, per niente attrattiva. Per organizzare un progetto così grande come quello del teatro, si punta ovviamente alla fruizione di un pubblico che non venga solo da Molfetta. Anche per gli artisti diventa più facile caricare o scaricare attrezzature e materiali utili per lo spettacolo (come le scenografie) in periferia rispetto a doverlo fare in città. In questi giorni, ho letto di alcune persone che ricordano melanconicamente il vecchio “Odeon”, ma molta gente non sa di tutti i problemi che dovevamo affrontare per fare uno spettacolo, tra le polemiche del condominio, la difficoltà nel trovare parcheggio… sono tanti aspetti che magari un occhio che non è del settore non guarda. Quindi se si vuole avere una struttura che si apra ad un mercato più grande, quella posizione è molto comoda”. “Sei metri di altezza per il palcoscenico è bassissimo, considerando che il palco che abbiamo noi del Carro dei Comici è di sei metri di altezza, ma noi abbiamo solo 100 posti, avrebbero dovuto stabilire un’altezza di almeno 12 metri. La regola aurea è che il palcoscenico dovrebbe essere più grande dello spazio della platea, essendo un teatro all’italiana, il tutto viene costruito mettendo al centro la platea”. Sì c’è il rischio che possa diventare “l’ennesimo non luogo” come dice Mirabella, però penso che se si fanno bene le cose, sapendo quello che si vuol fare, questo teatro potrà diventare un punto di aggregazione. Siccome si è in periferia, il nuovo teatro potrebbe fungere anche da “calamita” per la creazione di altri servizi o negozi, che possono essere costruiti attorno, in altre città è successo questo”. “Potrebbe anche essere una buona idea adibirlo a sala cinematografica, il problema è che il cinema e il teatro hanno tecnicamente esigenze diverse. Io penso che, avendo già la Cittadella degli Artisti che è nata più con una vocazione cinematografica che teatrale, darei più spazio alle esibizioni teatrali, un contenitore di ampio respiro in cui accadano eventi, non un laboratorio urbano, come la Cittadella”. “La gestione del teatro dovrebbe essere data a chi ha le esperienze più brillanti nel settore, con un collegamento, qualora fosse possibile, con il Teatro pubblico Pugliese e le realtà professionistiche del territorio”. Il nome Capotorti potrebbe essere un’idea, onestamente, io non pescherei dalla politica, credo sia più giusto dedicare il teatro a un personaggio della società civile, tra i quali c’è anche Capotorti. Io lascerei che decidesse la gente, poiché nonostante il teatro sia stato voluto da un’amministrazione, rimane il luogo dei cittadini per antonomasia, poiché vedono in quel luogo l’espressione dell’anima stessa della città”. Sara Mitoli
Autore: Sara Mitoli