Recupero Password
La mummia, questa sconosciuta (seconda parte) IL SAGGIO
15 giugno 2002

Avevamo interrotto il nostro saggio lo scorso mese accennando alla 'maledizione del faraone', un argomento alla base di molti film e storie di genere, oltre che di infiniti saggi. In questa seconda parte lo tratteremo, per permettere a ciascun lettore di farsi un'idea e crederci o meno. Soltanto di una cosa vi prego: la prossima volta che parteciperete ad una festa in maschera e deciderete di camuffarvi da mummia, vi prego caldamente, per una questione di pudore, di non usare la carta igienica per simulare le bende. Qualche anima defunta di una vera mummia potrebbe maledirvi all'eterna dissenteria. (D.A.) Le maledizioni in genere non sono mai state prese troppo sul serio. Wallis Budge, meglio conosciuto in Egitto come Abu Arra'wus, 'padre dei teschi', trafugò migliaia di reperti preziosissimi acquistati dai tombaroli egiziani, e morì alla veneranda età di 77 anni. Né preoccupavano gli stessi tombaroli che aprivano le tombe, derubavano i dormienti - che al contrario della mummia cinematografica continuavano a ronfare - e richiudevano le tombe in maniera così perfetta che nessuno si accorgeva in seguito dell'effrazione. Non preoccupò il padovano Giovanni Belzoni quando entrò per primo in un cunicolo strettissimo che, come uno scivolo, lo portò in mezzo a centinaia di mummie, ovunque si girasse si trovava faccia a faccia con cadaveri ghignanti o quando scoprì la tomba di Seti I, ricavandone un bel gruzzolo. Tutto vero. Eppure.... Quel pomeriggio è particolarmente afoso. Il museo del Cairo è affollato di gente che vuole vedere la mummia di Ramesse II e si accalca intorno alla grande cassa di vetro che contiene le spoglie mortali del faraone appena scoperte. All'improvviso si ode il rumore di vetri infranti. Davanti agli occhi di decine di visitatori la mummia, distesa nel suo sarcofago, si solleva, mettendosi come seduto, gira il capo verso nord spalancando la bocca in un grido silenzioso ma agghiacciante e allarga le braccia mandando in frantumi il vetro. Il panico fece diverse vittime, molti dei visitatori furono travolti dalla calca in fuga finendo in ospedale. Gli scienziati però non si sorpresero poi molto, il movimento era dovuto al clima umido e caldo del museo molto diverso da quello freddo e secco della tomba di Ramesse II (che si ripeté molto tempo dopo muovendo un braccio appena sbendato). Ma fedeli al detto: non ci credo, ma è vero, la mummia fu riposta in un luogo non aperto al pubblico col viso rivolto a nord. Che alcuni scopritori di tombe fecero una brutta fine non lo si può negare. Prima si è parlato di Belzoni. Ebbene, tornato in Africa nel 1823 vi morì il 3 dicembre a causa di un male oscuro. Si incolpò subito la 'maledizione dei faraoni', ma i mali africani erano tanti e tanto sconosciuti. Numerosi archeologi fecero una brutta fine, ma a volte si ha l'impressione che le morti siano forzatamente 'strane' come quella di Richard Lepsius un archeologo tedesco che aveva trasportato a Berlino interi sepolcri della Valle dei Re e che morì molto anziano di una 'strana paralisi' secondo alcuni, o di tumore secondo altri. Sono centinaia a morire anziani di 'strane paralisi' o di tumore e la maggior parte di loro forse ha pensato alla propria moglie sentendo parlare di mummie. Eppure James Henry Breasted morì abbastanza giovane colpito dalla - stessa? – 'strana paralisi'. Identica sorte toccò al famosissimo Jean-Francois Champollion, l'interprete della stele di Rosetta, che morì a 42 anni durante una spedizione in Egitto. Il massimo della curiosità riguarda l'affondamento del Titanic. Pare, ma è una notizia da prendere con le dovute precauzioni, che nelle stive del transatlantico ci fosse la mummia di una veggente vissuta ai tempi di Amenofi IV che lord Canterville voleva portarsi in America. La mummia aveva indosso ancora i suoi amuleti e su uno di questi c'era la seguente iscrizione: "Svegliati dal sonno in cui sei sprofondata. Lo sguardo dei tuoi occhi trionferà su tutto ciò che sarà intrapreso contro di te.". Certo, la veggente può essersi svegliata durante il viaggio e aver scagliato anatemi contro tutto e tutti - si viaggia scomodi nella stiva -, ma cosa potevano saperne gli antichi egizi degli iceberg? Sir Leonard Woolley scoprì in Ur sedici tombe reali, e 450 tombe comuni, impiegando centoquaranta operai. Eseguì altri scavi in zone pericolose e partecipò alla seconda guerra mondiale uscendone indenne e terminando la sua vita a quasi ottant'anni. Ma l'esempio più eclatante, quello per antonomasia, della 'maledizione della mummia' fu relativo alla scoperta da parte di Carter della tomba di Tutankhamon. Il 17 febbraio 1923 nella stanza interna del sepolcro di Tutankamon entrarono in venti, Carter, lord Carcarvon - il magnate che sponsorizzava gli scavi - sua figlia Lady Evelyn e altri diciassette tra cui alte autorità egiziane. Il primo a morire fu proprio lord Carnarvon che cominciò a star male alla fine di febbraio per peggiorare rapidamente e spirare il 4 aprile all'età di 57 anni in un albergo del Cairo. Era pochino per parlare di 'maledizione del faraone', ma il panico cominciò a diffondersi quando quello stesso anno, due dei partecipanti agli scavi morirono. Il primo fu un archeologo americano, Arthur C. Mace che era stato con Carter quando avevano aperto la tomba. Poco dopo la morte di Carnarvon , cadde in uno stato di 'esaurimento' che lo portò rapidamente al coma e alla morte senza che i medici ne capissero la ragione. Fulminante fu la morte di Geroge Jay-Gould, amico di lord Carnarvon che era venuto dagli Stati Uniti per vedere di persona la scoperta. Il giorno dopo la visita fu colto da un violentissimo attacco di febbre e la sera stessa morì. Toccò poi all'inglese Joel Woolf a morire colpito dall'identica febbre. Nel 1924, l'anno seguente la scoperta, muore il radiologo Archibald Douglas Reed, che aveva tolto le bende alla mummia del faraone e ne aveva radiografato il cadavere. Nel 1929 muore lady Almina, moglie di lord Carcarvon. Si parla di puntura di insetto, ma la morte fu inspiegabile. Nello stesso anno scompare Richard Bethell, un quarantacinquenne assistente di Carter. Lo studioso Philipp Vanderberg afferma che in pochi anni delle venti persone presenti all'apertura della tomba ben 13 morirono, e nello stesso periodo ne morirono altre 9 direttamente legate alla tomba di Tutankhamon. In tutto 22. A scorrere la lista a volte il collegamento pare forzato, considerando che alcuni decessi furono apparentemente naturali, ma resta il fatto che molte delle morti furono inspiegabili. E' però tempo di chiudere e nel farlo vorrei rammentare a tutti che il desiderio della vita eterna, o, meglio, il desiderio di tornare in vita dopo anche migliaia di anni ha affascinato, sconvolto e, spesso, istupidito l'essere umano. L'uomo ha provato, con ogni mezzo, a conservare un corpo che - secondo la naturale propensione dell'intero nostro universo che si evolve verso la morte termica - tende a mutare procedendo verso la massima entropia, il massimo disordine, il caos. Gli egizi usavano l'imbalsamazione, altri popoli, strani unguenti e, nei tempi attuali, mille altri sistemi, come la formalina o sostanze simili che riescono a bloccare il processo degenerativo. Si è giunti persino alle tecniche criogeniche, quelle cioè che sfruttano la bassissima temperatura per conservare intatto il corpo o, spesso, soltanto la testa, di qualche ricco credulone che spende anche da morto un fiume di denaro nella presuntuosa certezza di poter essere in futuro richiamato in vita, futuro in cui le malattie e la vecchiaia saranno state sconfitte. Nelle famose catacombe del Convento dei Cappuccini a Palermo, il 'pezzo forte' è una bambina morta più di cinquant'anni fa e il cui viso, visibile dietro una bara di vetro, è appena un po' pallido, null'altro, come fosse appena spirata. Lei dorme, ma è così ben conservata che non sorprenderebbe nessuno se da un momento all'altro aprisse i suoi occhioni, sbattesse le lunghe e intatte ciglia nere, e si alzasse guardandosi intorno in cerca del suo mondo nuovo, del suo meraviglioso mondo del futuro. Ma io credo che una volta conosciuto questo nostro mondo tornerebbe di corsa nella sua bara traslucida e richiuderebbe gli occhi. Davvero per sempre. Donato Altomare Bibliografia - La religione degli Egizi, di Adolfo Erman, Messaggerie Pontremolesi, traduzione dell'opera Die agyptische Religion, Berlino, 1905; - Avventure archeologiche, di Philipp Vendenberg, Varia Club, 1982; - Focus n°11, 1992 Gruner und Jahr-Mondadori SpA, Milano; - Focus n° 86, dic.1999 " " " ; - Achab, il corriere dell'avventura, Bariletti Ed. n°54, 1997; - Dimensione X, vv. nn° 3,4,5, EDIPEM, Novara 1983. I libri con i racconti di Donato ALTOMARE sono in vendita presso la libreria Corto Maltese a Molfetta, in via Margherita di Savoia, 106.
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet