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La mostra di Marisa Carabellese approda a Roma
15 giugno 2009

Dopo lo straordinario successo riscontrato a Molfetta e la presentazione della monografia ispirata alla mostra, “Congetture sugli architetti contemporanei” di Marisa Carabellese approda a Roma. L’inaugurazione della personale avverrà sabato 13 giugno alle ore 18, presso la Galleria Agostiniana, in Piazza del Popolo 12 (tel. 06.3610836). In tale occasione interverranno Mons. Prof. Pietro Amato, Direttore del Museo Storico Vaticano; l’Architetto Amedeo Scattarella, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia; l’Architetto Rosa Mezzina, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali; il Prof. Domenico Facchini, Presidente della S.C.E. “Caracciolo”. L’allestimento permarrà sino al 21 giugno e sarà visitabile dal lunedì al sabato – dalle ore 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 20 – e di domenica, dalle ore 10 alle 13. Si tratta di un momento di straordinaria creatività e di notevole successo per l’artista Marisa Carabellese, che recentemente ha partecipato anche alle iniziative del maggio molfettese e alla rassegna “Arte donna 2009”. Le sue congetture muovono da un percorso cognitivo nella produzione dei principali architetti contemporanei, per poi restituirne, in un processo mellificatorio che si apre ad esiti di straordinaria originalità, l’essenza. Dalle forme ariose e colorate d’estro giocoso di Gaudì lo sguardo all’improvviso si volge verso quelle restaurate, nella lora antica maestà, da Rosa Mezzina. Percepisce la vertigine di uno spazio ormai privo di coordinate e catapultato nell’ebbrezza di un futuro ignoto (Zaha Hadid). Segno tangibile della presenza di Marisa la sua sphragìs, il volo di un gabbiano, forse allusione al dirompente senso di libertà, figlio di un esaltante itinerario di conoscenza e di espressione artistica. Altro motivo ricorrente nei dipinti la presenza di drappi che, oltre ad esprimere un’idea del mondo come oggetto di contemplazione (theatrum), è stata interpretata da Rosa Mezzina come rappresentazione della “percezione tattile”, che ci aiuta a percepire “le valenze plastiche, volumetriche e materiche” delle congetture. L’allestimento romano vedrà affiancarsi, alle opere già esposte a Molfetta, una nuova sfida di Marisa, le congetture vitruviane. La Carabellese si volge all’architetto e trattatista romano, che con le sue teorizzazioni ha influenzato l’opera e la concezione dell’arte d’intellettuali del calibro di Leon Battista Alberti, autore di un celeberrimo De re aedificatoria. Il De architectura è rivisitato dalla pittrice con malinconica reverenza. Alla sinistra di un frammento di colonna che ne parrebbe la più fulgida esemplificazione, si stagliano, in un’epigrafe elegantemente incisa, i tre requisiti per Vitruvio indispensabili alla buona riuscita di qualsiasi costruzione: la firmitas, quella solidità ai fini della quale tutt’altro che ininfluente è la scelta dei materiali; l’utilitas, canone che resterà caro all’Alberti, contrario al gigantismo architettonico fine a se stesso; la venustas, ossia una sobria bellezza congiunta alla funzionalità. Tali obiettivi saranno raggiunti dall’architetto solo se il suo talento naturale sarà corroborato da una salda cognizione dei principi della sua arte. Qualità che non è di certo estranea alle congetture di Marisa Carabellese, felice connubio di fantastici voli e tecnica sapientia, quinta teatrale che ci apre allo sguardo sul mondo e, con sprezzatura e acuta finezza, squaderna l’anima dei luoghi su cui si sofferma e, per alcuni istanti, la induce a vibrare all’unisono con la nostra.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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