MOLFETTA - Il 2012 è stato per Molfetta un anno cruciale. La fine di Azzollini, che il 2012 ha segnato impietosamente, rappresenta uno spartiacque importante e lancia una sfida, che la città è chiamata ad accogliere.
Perché la dimensione azzolliniana non si è affatto sgretolata, resta una città in cui le istanze evaporano, prive del momento in cui la politica le assume e ne fa la sostanza del confronto e dell’elaborazione. Quelle stesse istanze espresse dalla città divengono così un grido disperato, che si perde nel vuoto, nell’impossibilità di crescere, di respirare, di divenire voce della comunità.
Il 2012 ci ha posti di fronte all’eccedenza della voce dei cittadini rispetto alla modalità di amministrazione politica di matrice azzolliniana. E’ la stessa voce che, in tutta Europa, soprattutto verso la fine del 2012, ha rivendicato i diritti al lavoro, alla cittadinanza, ad esistere a pieno titolo, in un sistema che vuole alimentarsi dell’uomo per sopravvivere alla propria insufficienza.
Il tempo di Azzollini, della spartizione indebita del territorio, dell’estetizzazione culturale diffusa, dell’abusivismo e delle grandi opere e di eventi isolati e sganciati da un orizzonte di crescita comunitaria, a Molfetta è finito. Ma l’altra parte della città ha risposto alimentando a dismisura il proprio ego, e risolvendosi nella conferma delle proprie identità individuali, al di fuori di qualsiasi processo di confronto e di elaborazione politica.
La politica si è chiusa nuovamente nel proprio isolamento, perdendo l’opportunità di cogliere la sfida, e concedendosi nuovamente in pasto al centro-destra, scendendo sul suo stesso piano di isolamento, di astrazione. Con una differenza: quest’ultimo è nuovamente unito.
La fine di un anno, prima che un elemento di ordine strettamente temporale, si connota di un carattere simbolico, rilanciando la sfida col reale, concedendoci un nuovo inizio, ridandoci la carica. Il 2013 rimette la città alla nostra capacità di sfuggire all’appiattimento della vita e delle relazioni comunitarie, per fare della politica il luogo del confronto e della progettazione delle condizioni di crescita di quelle possibilità.
E’ necessario ripartire dalla comunità, perché la politica possa costruire il terreno in cui questa possa crescere, permettendo a ciascuno di realizzarsi. Questa è la sfida di una città che attende un nuovo anno, che merita un nuovo inizio. E’ questo il proposito essenziale per il 2013.
Auguri Molfetta!
© Riproduzione riservata