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La descrizione dell’opera nel Museo Diocesano
15 gennaio 2019

Questa magnifica pala d’altare raffigura l’Immacolata Concezione ed è opera del sacerdote Juan de Roelas (Fiandre, 1570 ca. - Olivares, 1625), considerato dagli storici dell’arte il più importante pittore del primo quarto del Seicento di Siviglia e della Spagna. Attribuiscono al suo fare pittorico gli inizi della pittura del Siglo de Oro, che vide i suoi maggiori rappresentanti nella città del Guadalquivir da Diego Velázquez (Siviglia, 1599 - Madrid, 1660) all’estremaduregno Francisco de Zurbarán (Fuente de Cantos, 1598 - Madrid, 1664), solo per citare alcuni tra i più noti e significativi. L’immagine della Madre di Dio Immacolata con le metafore mariane, così come la presenta Roelas, è fissata dai pittori fiamminghi nella seconda metà del Cinquecento, come assicura l’incisione la Virgo Parens Dilecta Deo di Marten de Vos (Anversa, 1532 - ivi, 1603), alla quale pare ispirarsi la tela. I gesuiti, Ordine immacolatista, promuovendo il privilegio dell’Immacolata Concezione, lo diffusero presentando la Vergine Madre da sola, priva del Bambino, secondo l’orientamento dei gesuiti delle Fiandre e la propagarono sia in Europa sia in America Latina, a partire dal Cinquecento e per tutto il Sei-Settecento, fino alla loro soppressione politica. Il dotto pittore Juan de Roelas ha un rapporto speciale con i gesuiti, come documentano le prime opere sivigliane nella chiesa della Casa Professa della Compagnia di Gesù, ora dell’Annunciazione (1604-1606); partecipa alla difesa e all’affermazione dell’Immacolato Concepimento, prima ancora della maternità divina, causa di tutti gli altri privilegi e prerogative. La Vergine, del tipo Tota pulchra, è la nuova Eva, raffigurata col capo chino e mani giunte, nel bel mezzo di lingue di fuoco, un’iconografia che si appella al biblico roveto di Mosè, roveto che ardeva e non consumava (Es. 3, 2); calpesta il serpente, dalla mela mortifera nella bocca e dalle pupille dilatate e arrossate, al pari del frutto. La Sine macula, fanciulla pudica dalle bellissime sembianze, veste di tunica bianca, di manto azzurro e porta sul capo un lieve velo che si distende sulle vesti. La coronano un gioco di dodici auree stelle, all’interno delle quali l’azzurro del cielo ne contiene una grande e luminosissima: la Stella maris o Stella mattutina, titoli mariani promossi da Sisto IV e diffusi sulle labbra dei fedeli. Gli attributi iconografici che simboleggiano il sine macula e le virtù di Maria sono attinti dalla Sacra Scrittura e dalle litanie: a sinistra lo specchio (Speculum sine macula; Sap. 7, 26), l’orto (Hortus conclusus, Can. 4, 12), la fontana (Fons signatus, Can. 4, 15), la torre di Davide (Turris David cum propuniaculis, Can. 4, 4), il cipresso (Quasi cypressus, Ecli. 24, 13), la palma (Quasi palma exaltata sum in Cades, Ecli. 24, 14); a destra, il pozzo (Puteus aquarum viventium, Can. 4, 15), il cedro (Quasi cedrus exaltata sum in Libano, Ecli. 24, 13), la porta (Porta coeli, Gn. 28, 17), la città di Dio (Civitas Dei, Gn. 28, 17). Per le peculiarità simboliche e per il ductus pittorico, che risente dell’arte fiamminga attinta direttamente da suo padre il pittore Jacques, l’opera è da collocarsi tra gli ultimi anni del sec. XVI e i primi del XVII; si tratta forse di pittura a cavallo tra il periodo di Valladolid e quello di Siviglia. ————— Juan de Roelas (Fiandre, 1570 ca. - Olivares, 1625) Immacolata Concezione olio su tela; cm 250 x 160 secc. XVI, ultima decade - XVII, inizi Dono di mons. Pietro Amato, 2018, in occasione del CX anniversario della nascita della mamma Vincenza Immacolata Facchini

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