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La criminalità alza il tiro esecuzione in pieno mercato settimanale per Alfredo Fiore Allarme sicurezza, il sindaco chiama il prefetto
15 aprile 2014

Si fa più forte l’allarme sicurezza che “Quindici” lancia da anni. A Molfetta, ormai, è stato superato il limite: il 13 marzo scorso in via Ugo La Malfa, killer vestito di nero e col volto coperto da casco integrale, in pieno mercato settimanale, ha compiuto un’esecuzione in piena regola, uccidendo davanti alla sua bancarella della frutta Alfredo Fiore, 51 anni, uno degli esponenti della “cerasa” (ciliegia) famiglia malavitosa nota alle forze dell’ordine, sparandogli due colpi a bruciapelo: il primo a distanza al collo e poi l’ha finito con un colpo alla testa. Dopo si è diretto verso la sua moto di grossa cilindrata parcheggiata a poca distanza dal luogo del delitto ed è andato via facendo perdere le sue tracce. Un’operazione “pulita” come l’hanno definita gli inquirenti, eseguita da un professionista sicuro di non sbagliare. Panico e paura fra la gente atterrita e fuggi fuggi generale, mentre le urla di disperazione della figlia che era accanto alla vittima, si sentivano a decine di metri di distanza. La vittima era il capo della famiglia malavitosa Fiore-Magarelli in contrasto da sempre sul mercato della droga con quella dei De Bari. Alfredo Fiore che tempo fa gestiva un bar a Molfetta, poi chiuso, era il cugino di Egidio Antinucci, ucciso nel 1997 da Massimiliano De Bari. All’omicidio seguì una serie di vendette che portarono anche al ferimento di altri due cugini di Fiore, Vito Diniddio e Gianvito De Bari. Fiore era uscito dal carcere circa un anno fa, dopo aver scontato una pena a 13 anni di reclusione per traffico di droga in seguito all’operazione Reset Bancomat dei carabinieri coordinata dall’allora Pm Michele Emiliano (oggi sindaco di Bari) che stroncò il supermarket degli stupefacenti negli anni ’90 a Molfetta. Fiore controllava quasi tutto il mercato locale del commercio di frutta e verdura, grazie al proliferare di bancarelle abusive che erano proliferate in ogni angolo della città. Poi la Procura con un blitz dei carabinieri, le sequestrò tutte, ma alla fine arrivò la regolarizzazione da parte dell’amministrazione dell’ex sindaco sen. Antonio Azzollini che fece realizzare dei box fissi in vari punti della città. A conferma del controllo da parte di Fiore di tutto il commercio locale del settore, nei giorni successivi al delitto e per una settimana, i box della frutta hanno osservato una settimana di lutto, chiudendo gli esercizi commerciali. Il nome di Fiore era emerso anche nelle indagini del delitto di Gianni Carnicella, il sindaco assassinato da Cristoforo Brattoli per il rifiuto ad ospitare il concerto di Nino D’Angelo. Sembra, infatti, che l’idea del concerto fosse nata ad una festa alla quale partecipò lo stesso Fiore. Gli inquirenti stanno ora scavando nella vita privata della vittima, che era abbastanza travagliata. Forse per questo motivo il primo indagato è stato Leonardo De Taro, 36 anni, noto alle forze dell’ordine per piccoli reati. Secondo alcune indiscrezioni il movente del delitto sarebbe stato passionale, perché sembra che il Fiore frequentasse la moglie di De Taro. Di qui la vendetta. Non si sa se quest’ultimo sia indagato come mandante o esecutore materiale dell’uccisione. Deve rispondere di omicidio volontario con aggravante di metodo mafioso. Ma quella del delitto passionale non è l’unica pista percorsa dagli inquirenti, anche perché della relazione si sapeva da tempo, per cui non si escludono anche ipotesi di regolamento di conti per la spartizione del territorio, traffico di droga e riciclaggio di denaro sporco in attività lecite. Sarebbe stata scartata dal primo momento la pista della vendetta dell’altra famiglia quella dei De Bari contro quella di Fiore-Magarelli, detta “la cerasa” di cui Alfredo era il capo. Che possa trattarsi di un regolamento di conti all’interno della criminalità della provincia, non è escluso dagli inquirenti. Oltre un anno fa girava la voce di un vertice di boss della criminalità pugliese e calabrese, che si sarebbe tenuto proprio a Molfetta, sia perché la zona veniva considerata “tranquilla”, sia per dividersi le aree di influenza e non è escluso che qualcuno possa aver violato quel patto di quella ipotetica riunione. Insomma, tutte le piste sono aperte e percorribili. All’ospedale Miulli di Acquaviva è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Fiore, da parte dal medico legale Vito Giuseppe Romano, che dovrà stabilire anche la dinamica dell’omicidio e soprattutto la posizione del killer sulla quale le descrizioni dei testimoni sono diverse. Ma dei risultati dell’esame necroscopico, non è trapelato nulla. Il giorno dell’omicidio i partenti delle vittime hanno anche aggredito la giornalista Carmen Carbonara del Corriere del Mezzogiorno, trascinata per terra dai capelli per sottrarle il telefonino con cui stava fotografando e l’operatore dell’emittente bitontina Punto- Tv. A loro è andata la solidarietà dell’Ordine dei giornalisti e dell’Assostampa, alla quale aggiungiamo quella di “Quindici”. IL SINDACO CHIAMA IL PREFETTO: SUBITO UN TAVOLO SULLA SICUREZZA “Siamo profondamente turbati dalla notizia di un omicidio in pieno giorno nel cuore del mercato del giovedì. Ho chiamato subito il Prefetto per chiedere un incontro urgente sulla situazione della sicurezza in città. La prossima settimana ci sarà l’incontro in Prefettura”. Così il sindaco di Molfetta Paola Natalicchio. “Continueremo – aggiunge – come stiamo facendo da alcuni mesi, con maggiore fermezza nei nostri rapporti con il Viminale a chiedere l’istituzione di un Commissariato di Polizia a Molfetta, a potenziamento della Compagnia dei Carabinieri che generosamente opera ogni giorno sul territorio. La paura è che Molfetta possa tornare indietro di vent’anni. Faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità istituzionali per impedire che ciò accada”. 

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