La città dei fossi non si smentisce le nostre strade pronte per un rally
L'anonima firma non ha poi tutti i torti: Molfetta città dei fossi. Sì dei fossi, perché non c'è strada urbana che ne sia priva. Soprattutto nelle ultime settimane, plasmare un fosso è stata l'espressione di un certo costume folcloristico. Ci riferiamo ai botti di fine anno che, come di consueto, creano danni ad autovetture e portoni: stavolta qualcuno si è divertito a far esplodere i fuochi nei fossi presenti sul manto stradale, che non solo hanno continuato a danneggiare l'estetica della città, bensì si sono rivelati ragionevole motivo di problemi alle autovetture e ai passeggeri. I poco gradevoli fossi possono essere la conseguenza di tombini incastonatisi nell'asfalto, ma molte volte nascono dall'incuria e dalla superficialità con cui vengono condotti i lavori stradali: le strade sono piene di toppe d'asfalto. E di fossi, dovuti ad una certa destabilizzazione del pavimento, su cui le continue pressioni creano fratture e crepe: da cui emergono le vecchie lastre di pietra. Le strade non sono più quelle urbane, ma pericolosi percorsi da rally! Nel periodo della campagna elettorale abbiamo assistito ad un miracoloso accentuarsi della manutenzione delle strade urbane: certo il consenso dei cittadini si forgia anche su questo. Ma poi? I lavori si sono di sorpresa bloccati, la situazione non solo è ritornata ad essere quella precedente, ma è addirittura peggiorata. Con il rischio di mettere in pericolo l'incolumità dei cittadini. Abbiamo pensato di presentare a voi lettori una serie di immagini, che, senza dubbio, non rappresentano che una minima parte di quelle che sono le anomalie delle nostre strade: ma che possono ben evidenziare in quale stato patetico e scadente esse siano. Il problema dei fossi sembra essere insignificante, declassato, ma ciò non vuol dire che sia secondario: incuria mactans, l'incuria che distrugge, scriveva Lucrezio. Forse sarebbe ora di pensare anche a queste piccole cose, che qualificano positivamente una città.
Autore: Marcello La Forgia