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La capacità di perdonare è il tema centrale dello spettacolo "U parrinu", portato a Molfetta da Christian Di Domenico.
12 agosto 2017

MOLFETTA – Torniamo a parlare dell’iniziativa “Rinascere dal dolore” promossa dall’AMEI, che ha visto la collaborazione della cooperativa FeArT, ente gestore del Museo Diocesano, di Libera e delle case editrici Nel Diritto Editore e la meridiana per soffermaci sull’evento conclusivo: l’azione scenica “U parrinu”di e con Christian Di Domenico.

Uno spettacolo intenso e coinvolgente che è riuscito a calamitare l’attenzione degli spettatori che hanno gremito l’auditorium del Museo Diocesano e mostrato grande apprezzamento con un lunghissimo applauso.

Il titolo “U parrinu” (il parroco) fa comprendere come l’azione scenica sia dedicata a un sacerdote, don Pino Puglisi, trucidato dalla mafia nel settembre 1993.

Tema centrale, contrariamente a quanto si può pensare, non è la mafia o chi ad essa si contrappone. Certo, tutto ruota intorno alla vicenda, all’impegno, alla coerenza di don Pino ma la chiave di lettura del monologo è più sottile e trasversale: riguarda la capacità di perdonare, di perdonare prima di tutto se stessi e poi gli altri.

Il monologo parte dallo stretto rapporto tra la famiglia dell’attore e don Puglisi, che celebrò le nozze dei genitori dell’autore, dei quali divenne amico e guida spirituale.

Il sacerdote palermitano era visto dal giovanissimo Christian come un mito, al punto da spingerlo ad entrare nei salesiani. Un’esperienza traumatica durante un campo-scuola lo allontanerà dalla Chiesa. Ne risentirà anche la sua amicizia con l’incolpevole don Puglisi.

Christian rifiuterà di parlargli per anni ma seguirà comunque le vicende di don Pino, diventato parroco nel problematico quartiere Brancaccio, dove fonderà il Centro d’Accoglienza Padre Nostro. Una istituzione, questa, creata con non poche difficoltà.

Il primo a sostenerla sarà il Cardinale Pappalardo, con 30 milioni. Gli altri 270 saranno raccolti grazie a offerte e contributi che giungeranno da tutta Italia e persino dall’estero.

Uno è l’imperativo di don Puglisi: operare nel pieno rispetto della legalità.

Facile intuire l’escalation di contrasto tra il sacerdote e i suoi collaboratori con i mafiosi. Contrasti che culmineranno, il 15 settembre 1993 nell’assassinio del sacerdote.

Un racconto che si snoda tra cronaca, politica, impegno e ricordi personali e unici.

Particolarmente coinvolgente l’ascolto della voce di Padre Pino Puglisi, nell’ultimo messaggio lasciato sulla segreteria telefonica di casa Di Domenico, poche ore prima di essere ucciso.

Il messaggio che prepotentemente emerge dal monologo, come ha sottolineato lo stesso Christian Di Domenico al termine dello spettacolo, è: «Non perdiamo l’occasione di chiedere scusa».

© Riproduzione riservata

 

Autore: Isabella de Pinto
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