MOLFETTA - La «Camera degli Sposi», chiamata nelle cronache antiche «camera picta» (camera dipinta), è una stanza collocata nel torrione nord-est del Castello di San Giorgio di Mantova. È celebre per il ciclo di affreschi che ricopre le sue pareti, capolavoro di Andrea Mantegna, realizzato tra il 1465 e il 1474. Anche Molfetta avrà la sua «camera picta», un altro “gioiello” della nuova “portland” barese.
Con una determina del Settore Lavori Pubblici l’amministrazione Azzollini ha affidato l’incarico per allestire alcune strutture del Comune di Molfetta come sala matrimoni (onorario presuntivo di 6.292 euro). Noblesse oblige nella città-piazza, dove si vende di tutto dappertutto alla rinfusa e dove i “faraoni” della frutta hanno innalzato piramidi di cassette.
In sostanza, altri soldi pubblici saranno “investiti” per impreziosire e abbellire una delle più “famose” sale molfettesi con fiori d’arancio o confetti, con la filodiffusione per l’ascolto registrato di marce nuziali o un filone di nutella offerto agli sposi dopo lo scambio delle promesse (usanza che richiamerebbe alla memoria il pacchiano festeggiamento in camion del centrodestra nel 2008).
Persino una delibera giuntale dello scorso settembre, con cui si approvava il piano dettagliato degli obiettivi per l’esercizio in corso, ratificava proprio questo futuro allestimento. Per perseguire l’importante obiettivo di programma politico-amministrativo, al Servizio Demografico sono bastati pochi giorni per individuare e incaricare «apposite professionalità per realizzazione di interventi architettonici o di interior-designer finalizzati a rendere al meglio l’idea progettuale a vantaggio anche dello sviluppo del territorio».
Insomma, un obiettivo degno di un’amministrazione comunale che intende cambiare e riqualificare l’organigramma burocratico comunale: è risibile leggere nella determina che l’allestimento della sala matrimoni è un progetto «a vantaggio anche dello sviluppo del territorio». Forse, pianteranno anche un albero d’ulivo nella sala, con targhetta commemorativa pro bono pacis dell’assessore che taglia e pianta alberi dappertutto, manco fosse un boscaiolo modello.
La stessa spesa, pur se minima, poteva essere indirizzata su altri obiettivi della stessa entità economica, ma di maggiore importanza: è incomprensibile il nesso logico, amministrativo e tecnico tra sviluppo del territorio e “camera degli sposi”. Si potrebbe altrettanto pensare che per riqualificare il territorio agricolo, facciamo costruire ville e villoni dappertutto, perché così almeno i giardini sono ordinati con buona pace dei secolari alberi d’olivo. È il leitmotiv di questi politici: trasfigurare l’assurdo in ordinaria amministrazione.
È quantomeno sintomatico che il Comune di Molfetta, come dichiarato nella determina, non abbia professionisti in grado di dedicarsi nel tempo lavorativo (e non come straordinario) alla progettazione della “camera degli sposi”: infatti, se nella determina si adduce come scusante la catena dei pensionamenti, come e dove sono stati collocati i dipendenti assunti nel 2011 dal Comune di Molfetta (uno dei Comuni più “intruppato” di dipendenti in Italia in rapporto al suo numero di abitanti) su ispirazione dell’amministrazione Azzollini?
Non è in discussione la legittimità di quelle assunzioni in massa (di sicuro non dipese da “altro ragionamento”), propagandate in più sedi e occasioni dall’amministrazione, ma la sua opportunità economico-finanziaria e professionale: il Comune oggi non può fronteggiare con adeguatezza e serenità il depauperamento delle risorse umane, nonostante le assunzioni del 2011 che, secondo una logica deduzione, non sono state professionalizzati, tantomeno professionalizzate con corsi ad hoc.
Non esiste un geometra o un ingegnere comunale capace di allestire la “camera degli sposi”: estinzione della specie. Una vera e propria situazione emergenziale (in altre determine si segnala la mancanza di professionisti esperti in Comune) che gli uffici comunali risolvono con il ricorso a professionisti privati ed esterni, la cui parcella peserà de facto su un bilancio comunale già in affanno (in pratica, sarebbe assimilabile allo straordinario di un dipendente comunale professionista).
Tra l’altro, il Comune non potrebbe nemmeno assumere altro personale: non solo i costi del personale sono già indigesti alle poste contabili di bilancio (come Quindici spiegherà nel prossimo numero in edicola il 15 novembre), ma il programma del fabbisogno comunale, secondo indiscrezioni interne, starebbe addirittura per implodere.
Sarebbe stato interessante capire lo stato attuale delle sale matrimoni, assente piè pari dalla determina: potrebbe anche essere realmente pessimo e, dunque, bisognoso di un’immediata riqualificazione, ma il cittadino ha il diritto di conoscerne lo status quo cogente che giustifichi l’affidamento dell’incarico e elimini qualsiasi sospetto o perplessità. Non si specificano nemmeno le «condizioni previste per affidare ad un tecnico esterno»: la trasparenza, anche questa volta, non risponde all’appello.
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