L’opposizione di sinistra di Molfetta: “Il sindaco Minervini non ha i numeri per governare, dimissioni subito”
Facciamo partire subito l'alternativa di governo per i prossimi 5 anni
Beppe Zanna, Paola de Candia, Silvia Rana
MOLFETTA – I consiglieri comunali di opposizione Paola de Candia e Beppe Zanna di Rifondazione Comunista/Compagni di Strada e Silvia Rana, dopo il consiglio comunale che ha riconfermato Tommaso Minervini come sindaco, bocciando la mozione di sfiducia che ha avuto 11 voti su 11, ma non la maggioranza, hanno diffuso un comunicato in cui chiedono le dimissioni del sindaco perché non ha i numeri per governare.
«Si conclude un consiglio comunale che getta via la maschera di questa stagione politica – dicono i consiglieri dell’opposizione di sinistra -. Cala il sipario sull’amministrazione Minervini. Senza più dubbi sulla fine della maggioranza politica a suo sostegno. Abbiamo portato in aula una mozione di sfiducia e abbiamo disvelato la crisi politica che il sindaco ha continuato a negare fino all'ultimo secondo, senza vergogna, ma che adesso è evidente a tutti, fuori dai bluff e dalle partite a poker delle vecchie volpi della politica locale. Il sindaco non ha più una maggioranza.
E’ finita 11 a 11. Ovvero sono solo 11 i consiglieri ad aver votato la fiducia (e tra loro presenze volatili, come gli ultimi acquisti del calciomercato politico provenienti da Forza Italia). Ne servono 13 per approvare i bilanci. Per non parlare degli eventuali progetti per i fondi PNRR: possiamo affidarli a questa “finta maggioranza”, peraltro ormai autoreferenziale e incapace di confrontarsi con associazioni, imprese, associazioni, sindacati e forze vive della città? Minervini può arroccarsi ancora nel comune-bunker con la sua giunta, al quarto rimpasto. Ma non ha più i numeri per governare la città. Le sue dimissioni diventano oggi un atto obbligato.
L'analisi politica di quanto accaduto è evidente e brilla tristemente al di là di ogni leggenda metropolitana sul notaio-fantasma. Il sindaco si conferma medaglia d'oro di trasformismo ed è tenuto in piedi dai tre consiglieri comunali eletti nel 2017 nelle file del Pd (un Pd che si è tardivamente pentito e si proclama a parole all'opposizione, ma ha sostenuto l’Amministrazione fino a poche settimane fa ed è rimasto senza rappresentanza in consiglio) e dal gruppo di Pino Amato, protagonista di un intervento manifesto di opportunismo politico. Insieme a loro, un consigliere di Forza Italia saltato sul carro del governo all’ultimo secondo.
Merita una menzione l’astensione di Carmela Minuto (stampella di Minervini, che ha anche tenuto i numeri in aula al momento del voto della variazione di bilancio insieme ad Antonello Pisani), costellata dalle assenze di altri consiglieri dell’opposizione di destra. Pur di non lasciare la poltrona, insomma, Minervini, si regge in piedi grazie all’esplosione del Pd locale e al sostegno dei “consiglieri espulsi” e grazie alla frantumazione di Forza Italia, nella guerra tra senatrice ed ex senatore. Ma la maggioranza non esiste più e la governabilità nemmeno e Molfetta è finita ufficialmente in una tempesta politica senza tregua, sballottata dai venti dell’affarismo, dell’egoismo clientelare, con Piazza Municipio trasformata in un mercato del giovedì. Il Sindaco non ha piú i numeri per guidare Molfetta e non ha la stabilità politica per gestire nemmeno l'ordinaria amministrazione. Lasci questi pochissimi mesi prima delle elezioni la città in mano a un Commissario e si faccia da parte, se ancora lo anima un sussulto di dignità.
Nel frattempo, la Molfetta ambientalista, solidale, innovativa, aperta e onesta non perda un solo minuto per avviare insieme la fase della costruzione dell'alternativa, attorno a un progetto di ripartenza che riporti le forze progressiste al governo della città per i prossimi cinque anni».