L'Itis si apre al territorio l'importanza della formazione tecnica
Dopo essersi aggiudicato il primo posto con Vito Aruanno nella scorsa edizione di Bassano del Grappa, spettava all'Istituto Tecnico Industriale G.Ferraris di Molfetta, in qualità di detentore del titolo, organizzare l'edizione di quest'anno della Gara nazionale di elettrotecnica, per gli istituti industriali di tutta Italia. Nel relativo contesto celebrativo, si è inserita anche la Conferenza sull'Istruzione tecnica tenutasi nella sala consiliare di Palazzo Giovene, a cavallo tra le due prove per i partecipanti alla gara. «Dal '90 in poi in tutta Italia gli istituti industriali hanno dovuto registrare un decremento delle iscrizioni, imputabile ad una visione 'panlicealista': si iscrivevano al liceo anche coloro che magari non ne avevano i requisiti” - ha spiegato a Quindici il dirigente Scolastico dell'Itis di Molfetta, ing. Manlio Massari -. Il risultato, a conti fatti, è che attualmente il 60% delle aziende trova diffi coltà nel reperire esperti qualifi cati: il settore della meccanica, soprattutto, sta facendo richiesta di periti, ma non ne trova». In questo scenario si inserisce questa conferenza sull'istruzione tecnica: «l'intento è anche quello di far capire alle famiglie che dagli istituti tecnici industriali escono tecnici preparati, che possono continuare il cammino universitario perfezionandosi grazie ad una corretta istruzione. Oggi, invece - prosegue il prof. Massari - a causa delle richieste continue, immediate, da parte delle imprese, si sta depauperando il percorso formativo che una volta dava al territorio degli esperti che erano fi gure intermedie, un valore aggiunto per le imprese. Adesso bisogna capire come il territorio ritiene giusto, oggi, indirizzare questa formazione, e metter su un piano integrativo. Dopo l'area di indirizzo dell'istruzione tecnica, spesso manca l'area di integrazione, ossia viene a mancare il raccordo con il territorio. Se si attua questo piano integrativo, è migliore la ricaduta sul territorio». La scuola deve quindi confrontarsi con questa nuova realtà, ed il progetto deve coinvolgere politica e mondo industriale, in particolar modo piccola e media imprenditoria: «Serve una sinergia, bisogna confl uire verso lo stesso obiettivo. E' chiaro che risponde meglio a questi requisiti una azienda che ha un'ottica più aperta, una visione più ampia». «Lo stesso ministro Fioroni parlava delle piccole-medie imprese come del volano, della spina dorsale dell'economia italiana. La realtà è che esse vanno avanti grazie agli esperti usciti dagli istituti industriali. Ecco perché la preparazione deve rispondere ai requisiti che le aziende richiedono. Il piano dell' offerta formativa - conclude il preside Massari - va pianifi cato con cura, va intensifi cato il collegamento con l'Università, agli stage va sostituita la forma di alternanza scuola-lavoro. Mi chiedo perché un perito del settore meccanico-elettrico debba avere meno possibilità di essere preparato rispetto ad un esperto informatico». Sono questi i punti su cui successivamente il Dirigente scolastico ha battuto, in maniera più stringata, nel breve discorso introduttivo alla conferenza, che ha visto la partecipazione dei ragazzi concorrenti alla gara, provenienti da 43 istituti di tutta Italia, e i relativi docenti accompagnatori. Il consigliere provinciale Domenico Cives, in rappresentanza del presidente Divella, ha evidenziato la generale crisi produttiva del Paese e la diffi coltà di competizione sul piano globale, auspicando come rimedio le competenze specifi che da acquisire con lo studio. Il sindaco Antonio Azzollini, dopo aver espresso la propria felicità per l'evento, ha fatto una carrellata sulle più importanti scoperte scientifi che giovanili, tra le quali quelle di Einstein, spiegando che «ci sono delle cose straordinarie dei giovani. Una di queste è la capacità di guardare oltre. Fuori da ogni retorica, auguro a questi ragazzi un luminoso futuro e il raggiungimento di traguardi importanti». Ha chiuso la rappresentanza di politici locali l'assessore regionale alla Trasparenza, Guglielmo Minervini: «L'eccellenza si sviluppa solo se c'è creatività, e per poter esplodere ha bisogno di un contesto sociale sensibile, aperto all'innovazione. Chi ha più idee, compete di più: viviamo nell'economia della conoscenza». Ma la serata è entrata nel vivo con l'intervento dei tre ospiti, il prof. Francesco Torelli, ordinario di Electrical Energy System al Politecnico di Bari, la dott.ssa Maria Pia Arborea, dirigente della Scuola di management Spegea, e il vice direttore generale dell'Uffi cio scolastico regionale, dott. Ruggiero Francavilla. «L'istruzione tecnica di eccellenza è l'unica condizione per il salto di qualità, e i nostri studenti industriali cercano l'eccellenza nell'università, gli universitari la cercano nei corsi post-universitari. Per questo l'immissione nel mondo del lavoro avviene con qualche anno di ritardo rispetto agli standard europei» - ha esordito il prof. Francesco Torelli -.Anche così si spiega il fenomeno dell'emigrazione. Torelli ha illustrato come si può rimediare sul piano formativo: «La formazione va intesa in senso più ampio, con un sostegno progettuale, con il coinvolgimento dei cittadini, con strumenti che rinforzino le capacità di apprendimento, con condizioni e occasioni di approfondimento». Ha poi concluso esprimendo perplessità sull'attuale assetto del corso di studi di ingegneria triennale «il tirocinio non lo facciamo come dovremmo, nelle aziende, ma nei laboratori», e proponendo attività formative anche per gli insegnanti. Ha parlato invece della propria esperienza diretta nel contesto dell'alternanza scuola-lavoro la dott.ssa Maria Pia Arborea, rappresentante del mondo delle imprese: «La riforma Moratti prevedeva l'alternanza scuola-lavoro come nuova metodologia didattica. Questo può avvenire instaurando una stretta relazione della scuola con le imprese, in quanto esse sono un' area formativa, si apprende anche nelle aziende. In Puglia dopo il secondo anno di superiori c'è una vera e propria rete, creata sul territorio, che coinvolge 58 istituti tecnici. Nel corso del terzo anno ci sono 150 ore all'interno dell'azienda, altre 150 nel quarto anno. Col quinto anno, inizia l'attività di stage, che in alcuni casi culmina con l'assunzione. Il problema è che il numero di aziende che si aprono a questa soluzione è esiguo: servirebbe un maggiore sforzo da parte del territorio». In conclusione il dott. Ruggiero Francavilla è tornato al punto di partenza: «Individuare le ragioni all'origine della crisi di iscrizioni è un discorso complesso. Il primo motivo è la licealizzazione dell'ultimo decennio. L'offerta professionale veniva vista come una opposizione alla alfabetizzazione culturale che davano i licei. Si creava una sorta di gerarchizzazione. Nella legge 53 del 2003 veniva appunto esaminato l'allontanamento delle famiglie dagli istituti professionali, e l'accentuamento delle perdite nei confronti dei licei scientifi ci. Il secondo motivo è legato ad un problema politico: la legge 59 del 1997, la cosiddetta legge Bassanini, che ha decentrato la questione scolastica dallo Stato, alle regioni, alla provincia, è stata una svolta che ha caricato le province di compiti nuovi, senza gli strumenti necessari. Le regioni sono gli attori principali nel Piano dell'Offerta Formativa, e sembrerebbe un controsenso in un'epoca di globalizzazione. Servono nuovi strumenti». Evitabile corollario alla serata è stato, quasi in apertura, uno scambio di frecciate tra l'assessore regionale Minervini e il sindaco Azzollini, notato e ovviamente commentato da alcuni dei docenti presenti nella sala consiliare. Non il massimo, in presenza di ospiti provenienti da tutt'Italia.
Autore: Vincenzo Azzollini