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“L'Islam non c'entra col terrorismo” ESCLUSIVO – Intervista ad alcuni musulmani della comunità molfettese
15 ottobre 2001

«Chi conosce i veri valori della religione islamica non va dietro a Bin Laden, ma se un musulmano viene attaccato, è scritto nel Corano che l'intera collettività musulmana deve prendere le sue difese». Semplice confusione o profonda contraddizione nelle parole di Enver? Per fortuna di mezzo c'è la politica e la ragione. Ma cosa balena nell'animo di un musulmano oggi, dopo quanto è successo l'11 settembre e alla seconda settimana di bombardamenti, che hanno inevitabilmente causato le prime vittime tra i civili, o come le chiamano i generali della “nuova guerra” danni collaterali? Abbiamo provato a capirlo incontrando, presso lo sportello informativo stranieri di Molfetta “Informamondo”, alcuni musulmani che vivono qui nella nostra città. Il primo l'abbiamo già ascoltato è Enver, 38 anni, da quattro in Italia, e come gli altri di origine albanese. La loro presenza qui a Molfetta è la più numerosa e, dopo i marocchini, sono numericamente la seconda etnia di religione islamica in Italia. «Vengo da un paese comunista, l'Albania – ci spiega Agim, 53 anni – che negava ogni credo religioso. Solo tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta si sono potute aprire le prime moschee. Nel mio paese il 73% della popolazione è musulmana, ma ci sono anche cattolici e nelle regioni più a sud ortodossi, ma i contrasti religiosi non sono mai stati aspri». Avete paura che esploda un certo razzismo nei confronti dei musulmani qui a Molfetta, o in Italia? “Non credo, – ci dice Riza, 31 anni – sono in Italia da qualche anno e i primi tempi ho vissuto in una famiglia cristiana. Non si sono mai verificati episodi di intolleranza. Noi albanesi abbiamo, inoltre, caratteristiche somatiche più vicine a voi italiani di un algerino o di un tunisino, passiamo più inosservati e molta gente non conosce quale sia il nostro credo”. Esiste a Molfetta o nei dintorni una comunità musulmana? Dove vi riunite per pregare? Enver: “Non c'è a Molfetta una comunità, neanche a Bari c'è un gruppo organico, ma lì i musulmani hanno la possibilità di riunirsi in un luogo di preghiera, che non chiamerei moschea, è un garage di pochi metri quadri”. Riza: “Sono musulmano ma non conosco bene tutti i riti della mia religione, diciamo così non sono praticante, la maggior parte dei musulmani qui a Molfetta, e forse in Italia non lo è”. Agim: “Neanche io sono praticante, tra poco c'è il Ramadan, ma come fai a digiunare se devi lavorare tutto il giorno in campagna!”. Come avete reagito alla notizia dell'attacco terroristico contro le torri gemelle di New York? Riza: “Io ero in Albania, tutte le reti televisive si sono collegate e ho seguito con attenzione quanto stava accadendo. Mi è dispiaciuto molto. Per quale motivo far morire tanta gente?”. Quando è scoppiata la guerra cosa avete pensato? Riza: “Tu dimmi se mai lo scoppio di una guerra è stato qualcosa di positivo”. Enver: “Ma se io sono un pazzo che carico di esplosivo si fa esplodere nel centro cittadino voi italiani che fate? Fate la guerra all'Albania? Bisogna capire il perché, conoscere la storia per capire le ragioni dell'odio di un popolo”. Agim: “Se la guerra va contro i terroristi va bene, allora può andare avanti, ma bisogna dare il giusto peso all'Onu”. Enver: “È un altro atto della politica egemonista degli Stati Uniti, sono stai sbagliati gli interventi in Afghanistan per contrastare la Russia e ora ne pagano le conseguenze”. Ma è Osama Bin Laden il responsabile dell'attacco terroristico all'America? Enver: “Non abbiamo ancora visto le prove che lo condannano”. Riza: “No, non è vero dopo le interviste e le dichiarazioni fatte da lui e dai suoi seguaci dopo lo scoppio della guerra non si può negare il suo coinvolgimento”. Parliamo degli appelli di Bin Laden. Nei suoi appelli ha spiegato che la sua è una battaglia per liberare la Palestina e l'Arabia Saudita dagli americani e dagli israeliani, possono essere queste le ragioni del suo odio verso l'America? Enver: “La questione palestinese va risolta, non è giusto che dopo la seconda guerra mondiale gli ebrei sono andati lì in Palestina e protetti dagli Stati Uniti si sono impossessati di quella terra scacciando via con le armi i palestinesi”. Agim: “Anche i palestinesi devono avere il loro stato e fino a qualche settimana fa, nemmeno l'America voleva riconoscergli questo diritto”. Riza: “Secondo il corano l'Arabia Saudita è un territorio di pace, la casa di Maometto, dove è proibito usare armi, e gli americani hanno lì le loro basi militari. Il re Saudita è corrotto”. Allora Osama Bin Laden è un terrorista o un eroe che ha avuto il coraggio di sfidare l'occidente? Riza: “Bin Laden è un terrorista. L'Islam è la pace e la pulizia. Quelli che sono con Bin Laden non sono veri musulmani”. Agim: “Nessun musulmano può fare ciò che lui ha fatto, Bin Laden è un pazzo che agisce per interessi personali. Osama vuole diventare il leader mondiali dei musulmani e controllare i pozzi petroliferi in Arabia Saudita”. E i suoi appelli alla Jihad, alla guerra santa. Questa può diventare una guerra di religioni? Enver: “Questa non è una guerra religiosa, è un conflitto di interessi. Se ne parla poco ma ho letto che si vogliono creare dei condotti petroliferi per portare petrolio dalle repubbliche ex sovietiche all'occidente che dovrebbero passare dall'Afghanistan”. Agim: “Inoltre c'è la questione del traffico di cocaina che è gestito dai Taleban che vale centinai di miliardi di dollari e gran parte di questa viene smerciata in America. Poi ci sono le armi, gli Stati Uniti hanno bisogno di svecchiare gli arsenali, così hanno bisogno di un obiettivo da colpire per costruirne altre più potenti e nuovi veicoli di morte”. Perché la morte non fa paura a un musulmano? Riza: “La morte fa paura a tutti, non c'è nessuno che non abbia paura della morte, anche un musulmano. C'è sempre tempo per “sedere accanto” ad Allah, ma la disperazione a volte può essere più forte”. Il segretario della Associazione musulmani italiani ha detto che questa situazione può essere una occasione per far conoscere la vera religione islamica? Agim: “L'Islam non ha nulla a che fare con il terrorismo, occorre ribadirlo. È vero in questi giorni c'è una maggiore attenzione ma non vorrei che si trasformasse in paura o ostilità”. Credete che la guerra risolverà qualcosa? Enver: Come tutte le guerre condotte negli ultimi anni, servirà solo ad impoverire qualcuno, in questo caso gli afgani e arricchire l'America. Gramsci ha scritto: «Il legame tra gli intellettuali dell'Islam e il popolo divenne solo il “fanatismo”, che non può essere che momentaneo, limitato, ma che accumula masse psichiche di emozioni e di impulsi che si prolungano in tempi anche normali”. Occorre una maggiore riflessione, dunque. La questione religiosa è molto sentita, ma quello che appare più che mai necessario è il compimento di una netta distinzione fra Islam e fondamentalismo islamico, tra una religione e un'ideologia politica che strumentalizza la fede, solo così si possono evitare ostilità e isolare i fanatici anche nel nostro Paese. Michele de Sanctis jr.
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