L'ex sindaco sen. Azzollini accusato di aver inserito nella legge di stabilità 10 milioni per il porto sotto sequestro
sempre protagonista in negativo la nostra Molfetta a livello nazionale: prima la vicenda dei presunti abusi edilizi con l’arresto dell’ex dirigente comunale del settore Territorio, nominato dall’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, l’ing. Rocco Altomare e altre 8 persone fra cui il fratello Donato e il figlio Corrado e alcuni suoi collaboratori. Poi lo scandalo per la presunta truffa del porto nel quale è indagato lo stesso senatore berlusconiano con altre 60 persone. Ora il finanziamento di 10 milioni di euro per un porto sotto sequestro infilati nella legge di stabilità, fra le cosiddette “Leggi mancia” e che ha suscitato l’attenzione perfino di una trasmissione seguitissima come “Ballarò” su Rai Tre. protagonista sempre lui l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini (foto), uno dei “traditori” di Silvio Berlusconi (come li ha definiti l’ex premier che lo aveva gratificato per ben tre volte con la presidenza della commissione Bilancio del Senato) che si è traghettato nel Nuovo Centrodestra di Angiolino Alfano col suo leader di riferimento Renato Schifani. Dopo i rimproveri ricevuti dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per gli emendamenti impossibili alla legge di stabilità (ex Finanziaria), ora è di nuovo sulle prime pagine per il porto. I giornali nazionali avevano individuato in Azzollini il soggetto dei rimproveri del Capo dello Stato per quello che è stato definito il decreto-marchette. “Tutto quello che ha fatto uscire dai gangheri Giorgio Napolitano, è stato preparato dalla premiata cucina dello chef pugliese (Azzollini, ndr)” definito dal Fatto quotidiano di Antonio Padellaro e Marco Travaglio anche “Il Professore” e il già sindaco del Granducato di Molfetta (come lo chiama lui) che “gestisce il traffico dei lavori e dei favori” della commissione Bilancio del Senato. Il deputato campano del Pd, Dario Nardella, lo ha accusato di aver inserito fondi per 10 milioni di euro nel cantiere del porto. Un fatto di una gravità unica, se si tiene conto che il cantiere è sotto sequestro della magistratura per lo scandalo della presunta distrazione di fondi, per i danni ambientali e per le presunte irregolarità nell’appalto, indagini nelle quali è coinvolto lo stesso Azzollini. Se non se ne fosse accorto il deputato Nardella, questa ennesima “porcheria” della legge di stabilità, che eroga fondi e “prebende date senza logica a tizio e a caio”, come dice lo stesso deputato, sarebbe passata sotto silenzio. Una cosa così non si era mai vista, ma Azzollini non finisce mai di stupirci e, magari, anche questa operazione sarà vantata dai suoi fan come meritoria per salvare il porto di Molfetta dai pasticci in cui lui stesso ex sindaco lo ha cacciato con un progetto che non doveva mai nascere data la presenza di oltre 100mila bombe nei fondali del porto. Un progetto che rischia di rappresentare una pesante eredità debitoria per decine di anni sui cittadini di Molfetta. I 10 milioni erano stati “nascosti” nella tabella E, relativa agli investimenti a carattere pluriennale per “il completamento della diga foranea di Molfetta”. E oggi anche la “Gazzetta del Mezzogiorno” ricorda che Azzollini è il relatore della legge di Stabilità, ma è anche uno dei principali indagati nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Trani con l’accusa di associazione per delinquere. I magistrati hanno chiesto al Senato di poter utilizzare le intercettazioni telefoniche nei confronti di Azzollini, che si sarebbe sostituito anche ai funzionari comunali nel trattare con le imprese appaltatrici, attaccando anche il dirigente regionale responsabile perché non firmava le autorizzazioni: “a quello gli devo dare due cazzotti”. Ricordiamo che l’operazione D’Artagnan (dal nome della draga) aveva portato all’arresto di due persone, l’ex dirigente dell’Ufficio tecnico ing. Enzo Balducci, responsabile del provvedimento del porto e il geom. Giorgio Calderoni direttore del cantiere della Cmc di Ravenna per una presunta maxi frode da 150 milioni di euro, con 61 indagati fra cui lo stesso sen. Azzollini. L’era Azzollini, purtroppo sarà ricordata per questi episodi e per altri avvenuti durante il suo mandato che hanno avuto una grossa risonanza, come il citato scandalo dei presunti abusi edilizi e per il suicidio, nelle acque del porto, del dirigente comunale dott. Enzo Tangari, sul quale sta indagando la Procura. La giornalista Paola Baruffi per la trasmissione televisiva “Ballarò” ha intervistato il sindaco Paola Natalicchio nel corso di un’inchiesta su come sono stati spesi molti dei soldi stanziati con le leggi finanziarie degli ultimi anni e, soffermandosi su Molfetta, ha definito assurda lo “stanziamento di 66 milioni di euro per un porto di una città che non è mai stata snodo di nessuna rotta commerciale”. Nel 2007 gli stanziamenti sono stati 2 milioni, nel 2008, 12 milioni, nel 2009 12 milioni, nel 20010 15 milioni, nel 2011 ancora 15 milioni e nel 2012 10 milioni. “Ogni anno comodamente – è detto nel servizio - l’ex sindaco di Molfetta, che è anche contemporaneamente presidente della commissione Bilancio del Senato, apriva il portafoglio di tutti gli 8.000 e passa Comuni italiani e metteva i soldi di tutti i cittadini italiani per il nuovo porto di Molfetta e così hanno deciso di dare altri 10 milioni per quest’opera mastodontica”. “Il problema – ha detto il sindaco Natalicchio – è che hanno dato 10 milioni di euro per un cantiere che è sotto sequestro della magistratura. Ci sono ancora altri 50.000 ordigni bellici (erano 100.000 all’inizio dei lavori), un cantiere quasi tecnicamente interminabile”. “Ma la cosa più strana ancora – dice la giornalista Baruffi - è che nella varie leggi di stabilità che di anno in anno hanno dato i soldi a Molfetta, era scritto nero su bianco che questi soldi potevano essere usati anche per altro”. Il Parlamento vota un emendamento che stabilisce che i soldi possono andare anche a opere di cultura, sport e sociale. Ed è tutto regolare. Quanti sindaci sarebbero contenti di proiettare una pista di atletica in uno spazio come questo (degradato) con i soldi previsti nella legge di stabilità. Ma oltre alle cose legali hanno fatto anche quelle non previste dalla legge: i chioschi della frutta, la rampa del mercato ortofrutticolo, il pagamento delle quote Asi, i marciapiedi di una zona periferica (e perfino le gratificazioni ai dipendenti comunali, ndr). Quindi lavori realizzati non con i soldi delle opere di urbanizzazione, ma con i soldi del porto. Sul sito del ministero dell’economia c’è la definizione di legge di stabilità e i suoi campi di intervento: restano escluse dai suoi contenuti le norme relative a interventi di natura localistica o microsettoriale. Come dice nel servizio anche l’economista della Luiss Giovanni Fiori, il governo ha una strategia e in base a quella inserisce tutti gli emendamenti che ritiene opportuni. Così nella legge di stabilità si dà spazio a chi è più abile ad inserire norme all’ultimo minuto e, nell’urgenza di approvare la legge entro fine anno, si inseriscono norme particolari e, una volta che è approvata, è fatta. E così tutti gli italiani hanno scoperto come arrivavano i soldi al porto di Molfetta, un porto vergogna, oggi sotto sequestro della magistratura e paralizzato dai pasticci combinati negli ultimi anni, mentre ci sono i soliti imbecilli che vogliono concluderlo comunque e prendono in giro la città. Che vada terminato, per non lasciare in vista un ecomostro incompiuto (siamo a soli 8 metri di scavo con 50.000 bombe accertate, ma ce ne potrebbero essere altre sotto la sabbia e ci troviamo nella situazione più difficile perché, per arrivare ad almeno 12 metri di profondità, occorre rompere lo strato più roccioso dei fondali). Ma in quanto tempo e con quali soldi? Nessuno sa dirlo. Ma tant’è, com’è abitudine del centrodestra e del sen. Azzollini, basta fare rumore e chiassate, come avvenuto con la foresteria della capitaneria prima autorizzata da lui e poi bloccata, con un danno per il Comune i cittadini di ben 1 milione di euro. E, dulcis in fundo, sono in vista altre richieste milionarie di risarcimento danni da parte della ditta appaltatrice, la Cmc di Ravenna, al quale alla fine, con i risarcimenti percepirà quanto previsto nel contratto, sena finire i lavori e lasciando l’ecomostro ai posteri.
Autore: Felice de Sanctis