L’ex sindaco Paola Natalicchio accusa Emiliano: quante bugie raccontate alla festa del Pd di Molfetta! Facesse mea culpa sulla caduta dell’amministrazione di sinistra
L’ex sindaco Paola Natalicchio, replica al governatore della Puglia Michele Emiliano accusandolo di avere detto solo bugie alla Festa del Pd. «Ho letto con precisione quanto ha affermato Michele Emiliano in piazza a Molfetta. Non solo le frasi fratte, il qualunquismo cozze e vongole sul “caso Molfetta”, la spavalda convinzione, la totale assenza di un “mea culpa”. “Natalicchio si è killerata da sola”, “non si scende dalla bicicletta” e altre affermazioni volgari. La cosa più spiacevole è che il presidente della Regione Puglia dica, in pubblica piazza, delle gigantesche bugie. “L’ho pregata fino all’ultimo con Antonio Decaro”, ad esempio, è una balla spaziale che merita una cronaca precisa di come sono andate le cose. E le cose sono andate così: Michele Emiliano non mi ha fatto una sola telefonata dal 30 aprile al 20 maggio, periodo che va dall’annuncio delle mie dimissioni alla caduta dell’Amministrazione. Non una telefonata, non un sms, non un tentativo di mediazione politica, non una sola azione sanzionatoria nei confronti dei consiglieri Pd che hanno tormentato l’amministrazione fino a non votare la manovra fiscale in aula, non un’azione sul segretario Pd che ha assistito al tagadà senza muovere un dito per mesi e mesi. Una sera sono stata a Bari per una manifestazione di solidarietà nei confronti del sindaco di Bari, in acque difficili dopo alcune sue azioni contro l’abusivismo commerciale. Era lunedì 16 maggio, erano circa le 21. Sono passata da Antonio a salutarlo, invitato dal suo capo di gabinetto Francesco Paolicelli. Sono entrata in stanza e c’era Michele Emiliano, che a stenti mi ha salutato, a mezza bocca. Salutato Antonio, mentre stavo andando via, è stato unicamente Decaro (che mi aveva già ripetutamente chiamato nei giorni precedenti e che mi è stato molto accanto, nei miei tre anni da sindaco) a chiedermi di ritirare le dimissioni e a cercare di capire cosa stesse accadendo, devo dire con grande rispetto e autentica amicizia politica e personale. Mentre stavo andando via, è stato Decaro a sollecitare Michele Emiliano a dire qualcosa. Lo stesso Emiliano scomparso per settimane e assolutamente inerme sulla crisi di Molfetta. L’unica frase che Emiliano ha detto in quella conversazione è stata, al solito, una battuta di spirito: “Che devo fare? Il sindaco di Molfetta ha già le valigie pronte”. Esiste un sms di Antonio Decaro, che ovviamente non pubblico, in cui l’assoluta casualità di questo incontro fugace è raccontata e testimoniata. C’erano altre persone in quella stanza, la sera del 16 maggio. Ora mi chiedo e vi chiedo: perché venire in piazza a Molfetta e dire “Ho pregato il sindaco di Molfetta fino all’ultimo con Antonio Decaro”? L’incontro è stato casuale e l’unica cosa che ha detto il Presidente è stato scoraggiare Decaro a insistere perché “il sindaco ha le valigie pronte”. Stop. Perché mentire ai cittadini della Regione che si amministra e non ammettere, semplicemente, che il Presidente della Regione Puglia non ha fatto nulla per scongiurare la crisi molfettese? Nulla. Niente. Nisba. Zero carbonella. Aggiungo anche che nelle prime dimissioni, quelle in cui Emiliano dice di aver lavorato con Debora Serracchiani per far rientrare la crisi, il presidente non si è nemmeno presentato all’incontro a Molfetta con Serracchiani e ha anche fatto di tutto per scoraggiarla nel venire a Molfetta. Adesso, se qualcuno ha elementi per smentire quanto ho appena scritto che lo faccia. Emiliano, intanto, la prossima volta prima di divulgare “verità aggiustate” nella piazza del nono Comune di Puglia ci pensi bene, perché non ho l’anello al naso né nulla da perdere e soprattutto perché i cittadini di Molfetta meritano rispetto da parte di un Partito Democratico che sulla crisi politica cittadina ha responsabilità enormi che nessun dirigente ha mai ammesso, dimostrando pochezza e vuoto politico. Non consento a nessuno, nemmeno al Presidente della Regione Puglia, di giocare non solo con la mia reputazione ma di dire bugie in pubblica piazza e di fare barzelletta di quanto accaduto in città».