L’estetica dei sentimenti
È un percorso di sentimenti l’itinerario della passione raccontato da Mauro Germinario attraverso i protagonisti delle processioni della Settimana Santa di Molfetta. E in questi sentieri del sacro, dai volti dei bambini che vivono l’incanto del rito a quelli degli anziani che percorrono il cammino di fede e devozione, che lo ritrovi tutto nei loro sguardi colto dall’obiettivo che non perdona e rivela i segreti dell’animo. Ma c’è anche la cultura popolare in queste tradizioni con la propria identità tra religiosità e misticismo. Il dominio incontrastato della luce che anima le foto, le rende vive nella magia del bianconero ricercata per rendere pienamente l’atmosfera di fede e contemplazione. Così la fotografia provoca quel coinvolgimento emotivo dal velo bianco che copre il capo della donna alla candela che si consuma, emblema della caducità della vita evocante il mistero della morte che non è celebrata, ma sofferta. E avverti quasi l’odore del cero che brucia, mentre un sacerdote solitario avanza verso la Vergine madre, quasi a consolare il suo dolore. Un dolore che diventa mistero e si trasforma in bellezza assoluta. Efficace la scelta del bianconero, perché mira all’essenziale, all’anima, all’estetica dei sentimenti così l’immagine suggerisce emozioni, evoca ricordi. Perché la fotografia di Mauro supera la finalità documentaristica per trasformarsi in un messaggio emotivo, in quelle suggestioni evocate e trasmesse all’osservatore non più distratto dal colore, ma catturato da toni che sembrano sovrannaturali, da mezze luci che evidenziano l’oggetto quasi a trasfigurarlo. E’ la poesia dell’immagine creando un contrasto elevato all’estrema potenza sempre per documentare ad memoriam i frammenti del reale con il suo stile secco, come il suo carattere, uno stile dai forti contrasti per suscitare emozioni e ricordi. Mauro è il filosofo della memoria che costruisce le immagini a partire dall’ombra. Osservatore silenzioso, parla per lui l’obiettivo che contempla e fissa lo scorrere della vita e del tempo. La sua spinta creativa è predominante di nero in quei personaggi sospesi tra la vita e la morte che celebrano, strada per la resurrezione per un credente. Al fotografo non interessa produrre immagini fini a se stesse, ma ricordi. La fotografia è ricordo, memoria soggettiva che diventa collettiva. Memoria di rappresentazioni uniche, irripetibili, lette da un occhio attento che scruta i particolari. Così coglie l’attimo del presente che diventa subito passato e quindi memoria. Mauro cristallizza nella sua armonia compositiva, momenti e atmosfere, restituendo le atmosfere intime e raccolte generatrici di pathos. La fotografia, si sa, è fatta di luci e ombre: in mezzo non c’è nulla. E lui gioca con la luce per colpire la nostra sensibilità, producendo una sorta di magnetismo costringendoti a fermarti di più su un particolare che trasforma un’immagine statica in dinamica. Così l’espressione del confratello, dei personaggi che si animano, vivono, camminano e ci trascinano nel loro percorso non più come osservatori, ma protagonisti accanto a quelle figure anonime della processione di cui ci sentiamo parte. Ecco il pudore delle immagini alle quali Mauro si accosta con discrezione, con distacco partecipato, da testimone di un messaggio di fede. La pulizia del suo scatto la ritroviamo anche in altre immagini del suo lavoro artistico-fotografico: Germinario le trasforma in contemplazione della natura, quando racconta la Murgia petrosa col suo fascino anch’esso misterioso, dove oggetti e persone appaiono quasi all’improvviso nel ritaglio dei frammenti di tempo e spazio che si fanno storia. O quando racconta il mare della sua Molfetta (“io amo la mia città”, ripete) nella sua pace, ma anche nella rabbia travolgente delle sue onde. Qui nelle immagini della passione, torniamo nella dimensione del sacro che diventa un racconto sempre nuovo, sempre diverso nel tempo orizzontale che scorre e che non è mai uguale a se stesso, perché coglie gli stati d’animo in una scoperta continua, in una ricerca personale, in uno studio che si fa interpretazione della realtà esterna, catturata dal suo obiettivo. La dimensione spaziale, quella temporale e quella intima di ciascuno. Quando la fotografia si fa storia della realtà e dei sentimenti. © Riproduzione riservata
Autore: Felice de Sanctis