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“L'Ecole barisienne” in esame nel volume di Felice Blasi Con Vattimo, Cassano e Reichlin prosegue la rassegna 'Percorsi identitari'
31 marzo 2008

BARI - La democrazia italiana nell'ultimo trentennio e l'attività di un gruppo eterogeneo di intellettuali pugliesi negli anni '70, sono gli elementi principali del volume “Introduzione alla Ecole barisienne”, presentato stamattina alla biblioteca multimediale Teca del Mediterraneo per la rassegna Percorsi identitari. Il libro, scritto da Felice Blasi ed edito da Laterza, è stato argomento di discussione in un incontro al quale hanno partecipato oltre all'autore, il direttore di Teca del Mediterraneo, Waldemaro Morgese, i testimonial Gianni Vattimo, docente di Filosofia teoretica all'Università di Torino, Franco Cassano (foto), docente di Sociologia all'Università di Bari ed Alfredo Reichlin, giornalista e politico. Partendo dall'esperienza intellettuale e imprenditoriale della scuola barese, il testo fa il resoconto del progetto politico e culturale di questa nuova democrazia che cercò di farsi strada nella società italiana degli anni Settanta e in un partito, il Pci, che non fu in grado di accoglierla fino in fondo. Secondo l'autore, l'idea simbolica dell'Ecole barisienne può ancora offrire utili indicazioni di progetto e di metodo. Il proposito è di comprendere quel periodo ricostruendo l'esperienza concreta di quegli intellettuali che vissero a Bari in un momento di trasformazione. Su quell'esperienza esaltante e irripetibile della scuola barese, si è soffermato Gianni Vattimo. “L'Ecole barisienne – ha spiegato il filosofo – è nata con un senso ironico ed ha acquisito una popolarità negativa legata al termine. In quegli anni vi è stato un gran fermento di idee e si è creato un laboratorio che si interrogava su come modernizzare la democrazia e democratizzare la modernizzazione”. Alfredo Reichlin, che in quegli anni era segretario del Pci pugliese, ha proposto agli studenti presenti, un a riflessione sulla politica di oggi. “Occorre partire dalla drammatica situazione di oggi – ha chiarito Reichlin. Cosa è diventata la politica? Il paradosso è che oggi la politica non conta più niente. I mercati governano, i tecnici amministrano e i politici vanno in televisione”. Sul significato dell'impegno politico è stato anche l'intervento del sociologo Franco Cassano. “La politica – ha concluso il docente – non implica soltanto alcune opzioni di massima ma è uno sforzo intellettuale. Una delle maggiori difficoltà è proprio quella di riuscire a comunicare cosa è una grande passione politica intesa come impegno intellettuale”.
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