L’autonomia differenziata dividerà l’Italia. Interessante incontro al Pd di Molfetta
D'Amato, Tarsitano, De Santis, Lacarra
MOLFETTA - L’autonomia differenziata è un argomento importante per il futuro dell’Italia e del Sud in particolare, dopo che la maggioranza di centrodestra ha deciso di imporre al Paese questa revisione costituzionale, destinata, in realtà a dividere l’Italia e a far aumentare il divario fra regioni ricche e regioni povere.
Se ne è parlato nella sede del Pd di Molfetta. Il segretario Alberto D’Amato ha organizzato un’assemblea pubblica sul tema “L’Italia spaccata – No all’autonomia differenziata” alla quale hanno partecipato Domenico De Santis, segretario regionale del Partito Democratico, l’on. Marco Lacarra, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ed Elvira Tarsitano, Presidente dell’assemblea provinciale del PD.
“E’ importante informarsi e conoscere i contenuti di questo disegno di legge proposto dal ministro leghista Calderoli – ha spiegato D’Amato nel presentare l’iniziativa – perché le conseguenze che potrebbero derivarne, se fosse approvato in via definitiva, sarebbero disastrose soprattutto per il Sud Italia. L’autonomia differenziata ha come obiettivo quello di dividere definitivamente il Paese e di aumentare le diseguaglianze che già esistono tra il Mezzogiorno e le regioni del nord, in tutti i campi dalla sanità ai trasporti, passando per l’istruzione, l’università, le politiche sociali. Contro questa riforma occorre mobilitarsi con grande forza e determinazione, compattando un fronte di opposizione ampio e unito di forze politiche e sociali in grado di contrastare un progetto che rischia di portare alla disgregazione del nostro Paese, per un bieco accordo di potere tra Lega e Fratelli d’Italia, e a un ulteriore impoverimento delle regioni meridionali. Ora è il momento di fare sentire forte la nostra voce per difendere i nostri diritti e ribadire che l’Italia è una e indivisibile”.
Secondo Lacarra l’obiettivo del governo di centrodestra non è quello di attuare il decentramento, bensì di esautorare il Parlamento e limitare i poteri del Capo dello Stato.
Le oltre 20 materie che passeranno alla competenza esclusiva delle Regioni, fra cui scuola, sanità e ambiente, rischiano di creare regioni di serie A e di serie B, senza alcuna compensazione, perché anche i Lep (i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti in modo uniforme sull'intero territorio nazionale) non potrebbero essere assicurati anche per i costi rilevanti che avrebbero sul bilancio dello Stato. Tra l’altro non ci sarà riequilibrio con l’eliminazione dell’attuale fondo perequativo. Tutto sarà demandato alla trattativa tra governo e regioni e chi è più forte, potrà avere maggiori vantaggi. Inoltre verrebbe meno il sistema di contrappesi fra i vari poteri dello Stato, violando la Carta Costituzionale. E a pagare il prezzo più alto del divario saranno le prossime generazioni. Ecco perché bisogna opporsi a questo tentativo, per evitare che vengano toccati i diritti fondamentali dei cittadini. Occorre informare e informarsi, ma soprattutto crederci alla possibilità di impedire lo stravolgimento del nostro sistema.
Anche Elvira Tarsitano ha battuto il tasto dell’impatto socio-economico e ambientale che aggraverebbe una situazione già precaria. Avremo 20 politiche energetiche per 20 regioni, politiche diverse sulla scuola, col rischio anche di collisione con le norme europee. Per la sanità ci sarebbe un divario enorme, perché le maggiori risorse andrebbero a chi oggi già le ha, aumentando la forbice.
Il segretario regionale De Santis, ha messo in evidenza il rischio di non poter fare il referendum abrogativo, perché il disegno di legge, con una furbata di Calderoli, è stato legato alla finanziaria per cui, in materia di fisco, non sarebbe possibile far scegliere ai cittadini l’eventuale abrogazione della legge sull’autonomia. Inoltre la presidenza del consiglio potrà decidere in alcune materie direttamente e singolarmente con i presidenti di regione, senza andare poi in Parlamento. In pratica la Lega con questa legge rafforza le regioni ed esautora il ruolo dei parlamentari e poche persone decidono per tutti. Una contraddizione anche per la Meloni che predica l’unità nazionale e poi si presta alla divisione del Paese. Inoltre per riequilibrare l’Italia servirebbero almeno 300 miliardi di euro e non ci sono. Insomma, un disegno di legge costruito solo sulla forza delle regioni più ricche le cui entrate fiscali non verranno più redistribuite, ma resterebbero al Nord, eliminando il concetto di solidarietà previsto dalla Costituzione. Sparirebbero perfino i contratti collettivi nazionali. Chi oggi è in difficoltà in ogni regione, lo sarà ancora di più. Così si mette a rischio il sistema Paese, ma anche la democrazia. Tra l’altro il centrodestra vuole attuare e lo sta già facendo con la Rai, il controllo totale dell’informazione e della comunicazione. Basti pensare che nessun TG della Rai ha parlato dell’inchiesta sullo Stretto di Messina. E’ la democrazia che è in pericolo e occorre difenderla a tutti i costi.
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