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L'atomo urbi et orbi
18 aprile 2011

La tolleranza del clero, nei secoli, è stata sempre direttamente proporzionale alla ricchezza del peccatore. Tiranni, dittatori, ricchi, potenti d’ogni stato, casta e epoca hanno avuto “sacro privilegio” di potersi concedere ogni tipo di efferatezza morale, in virtù del fatto che i loro peccati potevano essere emendati con lasciti, donazioni, pagamenti d’ogni sorta di oboli vari. Delle indulgenze è stato fatto mercato in molteplici forme, e questa fu una delle ragioni che permisero a Lutero di convertire molti credenti, al nuovo verbo del protestantesimo. Le leggi ad personam, i lodi, non sono un’invenzione dei nostri tempi. La chiesa ne è stata nei secoli maestra suprema, condannando per un verso Galileo Galilei a indicibili restrizioni, bruciando vivo Giordano Bruno, scomunicando Federico II - per motivi che oggi gli avrebbero consentito di ricevere il premio nobel per la pace, o la presidenza dell’ONU - ma permettendo per altro verso ad Alessandro VI, tutto quello che oggi de facto “avalla” con le sue “autorevoli interpretazioni” in favore di un ben noto personaggio dei nostri tempi e di tutti i suoi accoliti.  

La musica non è per nulla cambiata, la distinzione tra figli e figliastri, ha travalicato i secoli, senza eccezioni, per cui uno stesso peccato, di natura morale, sessuale poteva – e può ancora - essere diversamente tollerato in ragione del censo di appartenenza del presunto peccatore. Il peccatore più era ricco, più aveva possibilità, destinando parte delle sue ricchezze ai venditori d’indulgenze, di emendarsi dalla colpa spirituale, ma anche da quella civile, perché in molti casi l’autorità spirituale coincideva con quella politica.
L’inflessibilità delle leggi morali – ma anche della legge di Cesare, per la verità – è stata sempre appannaggio esclusivo dei più pezzenti. Più si discende nella scala sociale, e più il potere sia esso religioso o politico-giudiziario diviene inflessibile! Anche per le tasse succede in pratica la stessa cosa, da secoli, per la verità, per cui più il cittadino è povero, più paga e più diventa indigente. 
Per dirne ancora un’altra, solo l’anno scorso, “oltre Tevere” hanno adottato norme anti-riciclaggio, per cui, fino all’approvazione di quella norma, anche Al Capone – che tra l’altro, si rammenti, era un incensurato, come l’uomo della prescrizione breve dei tempi nostri - avrebbe potuto fare un cospicuo deposito – previo lascito - nella banca delle opere religiose (si chiama proprio così). Il capo della c.d. “banda della magliana” (la mafia di Roma, per intendersi), non è ancora tumulato in un altare di un’importante chiesa romana? E quel “genere” di tumulazioni, costano … parecchio!
Dopo che per secoli il clero ha condannato i rapporti sessuali, persino tra marito e moglie, che dovevano averli solo se finalizzati alla procreazione, facendo salve però  le “opportune eccezioni in materia”; ha proibito ai divorziati di fare la comunione, se non addirittura anche di entrare in chiesa, anche a quelli che il divorzio l’hanno dovuto subire, facendo salve le “opportune eccezioni in materia”, ha esecrato le bestemmie, in specie se proferite coram populi, facendo sempre salve, ancora, le “opportune eccezioni in materia”, e tanto altro ancora - la lista potrebbe essere lunghissima - non poteva mancare anche la “lungimirante” presa di posizione sul nucleare, che s’innesta armoniosamente in questa ”aulica tradizione”.  
Ma occorre fare una breve premessa. Quante famiglie cattoliche sanno che il Vaticano fa parte dell’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea)? Ok, mi si potrebbe rispondere anche, dove sta il problema? Molto semplicemente il problema sta nel fatto che dell’Aiea fanno parte molti Paesi che maneggiano l’atomo per scopi anche diversi da quelli della produzione energetica, come la fabbricazione di ordigni nucleari.
Ma v’è di più! Ad Agrigento la Chiesa ha voluto spingersi oltre. Ha iniziato – di già - la campagna referendaria “a modo suo”, mandando un opuscolo per sostenere il nucleare. “Energia per il Futuro” è il suo titolo. Pensate un po’, la provvidenza ha mille braccia, ma soprattutto mille parole per giustificare nel suo seno tutto e il contrario di tutto, anche le centrali nucleari. Basta pagare! Ovvio! Questo opuscolo, è opportuno precisare, non è una enciclica del Papa, né una lettera pastorale dell’arcivescovo. E’ uno “spot” di 47 pagine che intende convincere i lettori del settimanale che le centrali nucleari sono buone, belle, economiche e non danneggiano la nostra salute (neppure le loro scorie radioattive). L’opuscolo nelle sue prime tre pagine offre ai lettori che amano il Papa e vanno a messa alcune rassicurazioni sul pensiero della Chiesa intorno all’uso del nucleare.
Ma non è finita qua! In quell’opuscolo si sostiene che per la Chiesa le centrali nucleari sono più efficaci delle pale eoliche e dei pannelli solari. Nulla di meglio insomma, di una bella centrale nucleare per le famiglie cattoliche. Ed infatti da quelle parti, in quella stessa provincia, è stato individuato uno dei siti per la possibile costruzione di una centrale nucleare. Incredibile vero? La diocesi “avalla”, senza problemi, anzi sembra voglia dire ai suoi fedeli: pregate perché ciò avvenga. 
Cert’è se i sabba di Arcore, si vedono meno di una coppia di giovani che fanno l’amore con il contraccettivo senza essere sposati, se la comunione di un povero fesso divorziato di provincia si vede anche dallo spazio intergalattico, mentre quella fatta da un “autorevole pluridivorziato” in diretta televisiva, non si vede – e quindi non si condanna - cosa c’è da meravigliarsi anche sul fatto che le centrali nucleari possano rappresentare per questi patrioti della legge morale doble face, i nuovi giardini dell’eden, dove l’anima prende la più breve scorciatoia per raggiungere l’aldilà? Mi sorge un ultimo dubbio: se Erode fosse un personaggio dei nostri tempi, che posizione avrebbe assunto il clero nei suoi confronti?
 
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Autore: Nicola Squeo
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1°Parte. - Un contrattempo giunto all'improvviso - per domani - mi "costringe" a chiudere stasera la mia girovaga opinione in merito. La nostra specie può vantarsi di aver avuto e di collocare in primissima fila un Uomo dotato di genio sublime come Gesù , il Cristo: un modello di perfezione per l'umanità. Né vale obiettare che il Cristo esposto dai Vangeli non corrisponde al Cristo storico, e che noi non sappiamo quanto di ciò che vi troviamo ammirevole sia stato aggiunto dalla tradizione dei suoi seguaci. La tradizione dei seguaci può aver inserito un numero qualsiasi di prodigi e può aver inventato tutti i miracoli che gli si attribuiscono. Ma chi fra i suoi discepoli o i loro proseliti può essere stato capace di inventare i detti attribuiti a Gesù, o di immaginare il carattere e la vita che ci viene rivelata dai Vangeli? Non certamente i pescatori di Galilea, e non certamente San Paolo, il cui carattere e le cui idiosincrasie erano di genere totalmente diverso, ancor meno i primi scrittori cristiani, dei quali nulla risulta evidente, se non che tutto quanto di bene era in essi proveniva completamente, come sempre professavano, da quella fonte suprema. Cristo Gesù è stato l'unico genio preminente con le qualità del massimo, riformatore morale e martire di tale missione, che sia mai esistito sulla terra, non si può dire che la religione abbia avuto la mano infelice nell'elevare quest'Uomo a rappresentante ideale e guida dell'umanità; e neppure sarebbe facile, anche al giorno d'oggi, perfino per un non credente, trovare una traduzione, dall'astratto al concreto, delle regole di virtù migliori di quella consistente nel tentare di vivere in modo che Cristo possa approvare la nostra vita. (continua)
2° Parte. - Infame fu la sua condanna, non dall'autorità politica, ma dall'autorità religiosa conservatrice e non propensa ad accettare una realizzazione di una religiosità non propriamente chiamata “religione”, ma religione reale, sebbene puramente umana, che talvolta si denota come Religione dell'Umanità e talvolta del Dovere. Questa forma di idea religiosa ammette un sentimento elevato, non concesso a quelli che credono nell'onnipotenza del principio del Bene entro l'universo: il sentimento di aiutare Dio, di compensare il bene da Lui donatoci con una cooperazione volontaria di cui Egli, non essendo onnipotente, ha effettivamente bisogno, e mediante la quale ci si può avvicinare un po' di più nell'adempimento dei suoi propositi. Questa religiosità annulla la scala del potere così ben visibile nelle storia delle religioni; annullerebbe anche le “complicità” con il potere esecutivo a manipolare la verità e a stravolgere quelle che sono i profitti e le convenienze dei vari dittatori, tiranni, ricchi, potenti di ogni stato, casta di ogni epoca. Non avremmo dubbi sulla posizione da assumere su personaggi come Erode, Nerone e tanti altri “comuni delinquenti” del nostro tempo. Così, come intendiamo oggi il vivere politico e religioso, troverebbero delle scorciatoie legali e non solo, favoriti dalle acclamazioni del “popolo sovrano” sempre pronto ad osannare il furbo, il potente del momento sempre pronto ad elargire favori in cambio di una semplice “croce” – tanto cosa ti costa!........una raccomandazione anche per l'aldilà fa sempre comoda, non si sa mai. (fine)
Un articolo coraggioso quanto emblematico nella sua sostanza. Non è il nucleare da considerare un "raccomandato ecclesiale", ma l'intera "essenza" della vita, educata dalle religioni tutte, dalla notte dei tempi. Certi che quasi sempre le minoranze dei più valorosi, dei più intelligenti o di coloro che si fanno meno scrupoli hanno retto i destini della storia, quando si solleva la protesta popolare poichè è stato oltrepassato il limite di ciò che si può impunemente manipolare, l'umanità prende il destino nelle proprie mani - anche se non sempre per il suo bene. Copio da "Filo di scozia", così trasparente in una sua diagnosi: "Le religioni hanno tentato di colmare il vuoto che si annuncia con la morte. Hanno fallito: alla vita si può rinunciare, alla morte non…Tutto l'agire degli uomini ruota e deriva dall'inutile tentativo di schivare la morte”. In questa realtà umana "dolorosa", si decide quasi sempre il destino delle manipolazioni politiche e religiose. Come scrive "Papà Pacifico", viviamo in pace questa settimana pasquale, ricordando e riflettendo la grandezza, il sacrificio umano di un UOMO di nome Gesù, Colui che dettò i nuovi paradigmi di vita, rivoluzionando l'eticità umana senza pretendere che questa diventasse “religione”. Nessun Suo monito fu rivolto al potere politico, al contrario, diceva di rispettare le leggi e di sottomettersi ad esse. Dibattuto, contrastato e dedito a mille interpretazioni il Suo: “date a Dio quello che è di Dio a Cesare quello che è di Cesare…….a me quello che è mio!” Quanti sanno che Gesù detto il Cristo, cioè l'Unto, il Consacrato, era in primo luogo un profeta ebreo, figlio di quella fede, obbediente fin nei dettagli del vestiario e del cibo alla Torah, ma nello stesso tempo profondamente innovatore, consapevole di possedere qualità straordinarie, ansioso di conoscere da Dio quale uso farne? Fu Paolo di Tarso a fondare il Cristianesimo, non Colui che dettò il nuovo paradigma di vita, ancora in profonda discussione.


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