La tolleranza del clero, nei secoli, è stata sempre direttamente proporzionale alla ricchezza del peccatore. Tiranni, dittatori, ricchi, potenti d’ogni stato, casta e epoca hanno avuto “sacro privilegio” di potersi concedere ogni tipo di efferatezza morale, in virtù del fatto che i loro peccati potevano essere emendati con lasciti, donazioni, pagamenti d’ogni sorta di oboli vari. Delle indulgenze è stato fatto mercato in molteplici forme, e questa fu una delle ragioni che permisero a Lutero di convertire molti credenti, al nuovo verbo del protestantesimo. Le leggi ad personam, i lodi, non sono un’invenzione dei nostri tempi. La chiesa ne è stata nei secoli maestra suprema, condannando per un verso Galileo Galilei a indicibili restrizioni, bruciando vivo Giordano Bruno, scomunicando Federico II - per motivi che oggi gli avrebbero consentito di ricevere il premio nobel per la pace, o la presidenza dell’ONU - ma permettendo per altro verso ad Alessandro VI, tutto quello che oggi de facto “avalla” con le sue “autorevoli interpretazioni” in favore di un ben noto personaggio dei nostri tempi e di tutti i suoi accoliti.
La musica non è per nulla cambiata, la distinzione tra figli e figliastri, ha travalicato i secoli, senza eccezioni, per cui uno stesso peccato, di natura morale, sessuale poteva – e può ancora - essere diversamente tollerato in ragione del censo di appartenenza del presunto peccatore. Il peccatore più era ricco, più aveva possibilità, destinando parte delle sue ricchezze ai venditori d’indulgenze, di emendarsi dalla colpa spirituale, ma anche da quella civile, perché in molti casi l’autorità spirituale coincideva con quella politica.
L’inflessibilità delle leggi morali – ma anche della legge di Cesare, per la verità – è stata sempre appannaggio esclusivo dei più pezzenti. Più si discende nella scala sociale, e più il potere sia esso religioso o politico-giudiziario diviene inflessibile! Anche per le tasse succede in pratica la stessa cosa, da secoli, per la verità, per cui più il cittadino è povero, più paga e più diventa indigente.
Per dirne ancora un’altra, solo l’anno scorso, “oltre Tevere” hanno adottato norme anti-riciclaggio, per cui, fino all’approvazione di quella norma, anche Al Capone – che tra l’altro, si rammenti, era un incensurato, come l’uomo della prescrizione breve dei tempi nostri - avrebbe potuto fare un cospicuo deposito – previo lascito - nella banca delle opere religiose (si chiama proprio così). Il capo della c.d. “banda della magliana” (la mafia di Roma, per intendersi), non è ancora tumulato in un altare di un’importante chiesa romana? E quel “genere” di tumulazioni, costano … parecchio!
Dopo che per secoli il clero ha condannato i rapporti sessuali, persino tra marito e moglie, che dovevano averli solo se finalizzati alla procreazione, facendo salve però le “opportune eccezioni in materia”; ha proibito ai divorziati di fare la comunione, se non addirittura anche di entrare in chiesa, anche a quelli che il divorzio l’hanno dovuto subire, facendo salve le “opportune eccezioni in materia”, ha esecrato le bestemmie, in specie se proferite coram populi, facendo sempre salve, ancora, le “opportune eccezioni in materia”, e tanto altro ancora - la lista potrebbe essere lunghissima - non poteva mancare anche la “lungimirante” presa di posizione sul nucleare, che s’innesta armoniosamente in questa ”aulica tradizione”.
Ma occorre fare una breve premessa. Quante famiglie cattoliche sanno che il Vaticano fa parte dell’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea)? Ok, mi si potrebbe rispondere anche, dove sta il problema? Molto semplicemente il problema sta nel fatto che dell’Aiea fanno parte molti Paesi che maneggiano l’atomo per scopi anche diversi da quelli della produzione energetica, come la fabbricazione di ordigni nucleari.
Ma v’è di più! Ad Agrigento la Chiesa ha voluto spingersi oltre. Ha iniziato – di già - la campagna referendaria “a modo suo”, mandando un opuscolo per sostenere il nucleare. “Energia per il Futuro” è il suo titolo. Pensate un po’, la provvidenza ha mille braccia, ma soprattutto mille parole per giustificare nel suo seno tutto e il contrario di tutto, anche le centrali nucleari. Basta pagare! Ovvio! Questo opuscolo, è opportuno precisare, non è una enciclica del Papa, né una lettera pastorale dell’arcivescovo. E’ uno “spot” di 47 pagine che intende convincere i lettori del settimanale che le centrali nucleari sono buone, belle, economiche e non danneggiano la nostra salute (neppure le loro scorie radioattive). L’opuscolo nelle sue prime tre pagine offre ai lettori che amano il Papa e vanno a messa alcune rassicurazioni sul pensiero della Chiesa intorno all’uso del nucleare.
Ma non è finita qua! In quell’opuscolo si sostiene che per la Chiesa le centrali nucleari sono più efficaci delle pale eoliche e dei pannelli solari. Nulla di meglio insomma, di una bella centrale nucleare per le famiglie cattoliche. Ed infatti da quelle parti, in quella stessa provincia, è stato individuato uno dei siti per la possibile costruzione di una centrale nucleare. Incredibile vero? La diocesi “avalla”, senza problemi, anzi sembra voglia dire ai suoi fedeli: pregate perché ciò avvenga.
Cert’è se i sabba di Arcore, si vedono meno di una coppia di giovani che fanno l’amore con il contraccettivo senza essere sposati, se la comunione di un povero fesso divorziato di provincia si vede anche dallo spazio intergalattico, mentre quella fatta da un “autorevole pluridivorziato” in diretta televisiva, non si vede – e quindi non si condanna - cosa c’è da meravigliarsi anche sul fatto che le centrali nucleari possano rappresentare per questi patrioti della legge morale doble face, i nuovi giardini dell’eden, dove l’anima prende la più breve scorciatoia per raggiungere l’aldilà? Mi sorge un ultimo dubbio: se Erode fosse un personaggio dei nostri tempi, che posizione avrebbe assunto il clero nei suoi confronti?
© Riproduzione riservata