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L'associazione culturale Linea5 fra cultura e impegno sociale
15 settembre 2009

C’è chi continua a resistere, e a sognare. C’è chi prova a cercare strade diverse per fare cultura, prospettive più varie da cui guardare il mondo, vivere la realtà, creare. Le porte che, un tempo, in alternativa agli accessi ufficiali alla cultura, offrivano alla gente percorsi possibili per ritornare in se stessi, esprimendo liberamente le pulsioni irripetibili del proprio io, hanno ormai chiuso ogni accesso. E’ grigia la strada della propria realizzazione, quella che permette di oggettivare se stessi nel mondo, e non offre vie di fuga. E’ avara di speranze, limita a tal punto l’immaginazione da rendere la libertà una possibilità puramente illusoria, agli occhi di tutti, fino a costringerla in quel cammino e ad ucciderla. Così, le logiche di questo percorso fisso, inespugnabile, condizionano a tal punto gli stili di vita da determinare in maniera inequivocabile anche i bisogni. Ma c’è chi continua a creare spazi in cui la cultura parta dagli stimoli di ognuno, senza bisogni esteriori, senza lasciarsi decidere da mediazioni esterne. Manifestando le proprie forze essenziali, le personali capacità nel loro scioglimento necessario verso il proprio sviluppo. Verso la produzione di un’individualità autentica, incondizionata. Da un anno e mezzo, l’associazione Linea5, a Molfetta, si impegna nella promozione di una cultura libera da logiche esclusiviste e omologanti, scoprendo nel confronto la scintilla creativa dei propri interessi. Personali, originali, sempre unici. “Nel periodo in cui si discuteva del nome da dare alla nuova formazione associativa si consumava l’ennesima strage di lavoratori nella “Linea 5” delle acciaierie torinesi della Thyssenkrupp, vittime di una scellerata pratica che alle politiche di sicurezza sul lavoro antepone le necessità del capitale”. L’associazione ha ispirato a quell’evento il proprio nome, proponendosi come obiettivi fondamentali la condanna del capitalismo e del fascismo e la democratizzazione della cultura. E’ quest’ultimo il proposito del collettivo di fotografia Rumore collettivo e del gruppo Metamorfosi,nati nell’associazione, che hanno visto il coinvolgimento di numerosi partecipanti. Il poema di Ovidio offre spunti attuali attraverso cui è possibile percepire i ritmi vitali che spesso si contrappongono, estraniati, alle passioni istantanee. A quegli stimoli costitutivi dell’uomo, poi incanalati nei ritmi sociali, piatti, sempre identici. In questa prospettiva, persino la sensazione rompe il paradigma dominante, approssimando la sensibilità alla specificità dell’individuo. Quella che riconduce ogni oggetto al proprio progetto, senza sottostare a determinazioni alienate. L’Associazione “Gruppo Farfa – Cinema Sociale Pugliese” e il collettivo teatrale “Gli Alchemici”, sono nate a Molfetta come progetti di Linea5. Il gruppo Farfa, vincitore del bando “Principi Attivi – Cinema”, progetto regionale di “Bollenti Spiriti”, ha girato in Puglia, dal 21 al 30 agosto scorsi, “I lavoratori del mare”, un cortometraggio di venti minuti sulla vita dei lavoratori del mare, dei vecchi italiani e dei nuovi immigrati rumeni, albanesi e senegalesi. Gli Alchemici, invece, si stanno preparando alla nuova stagione, che prevederà un laboratorio teatrale e la partecipazione di compagnie teatrali di prestigio. Già lo scorso anno, il collettivo ha portato il teatro di alto livello a Molfetta, facendo incontrare la stampa e gli attori, in modo da avvicinare lo spettacolo allo spettatore. Tra le attività dell’associazione, fondamentale è l’analisi dei problemi dei lavoratori, delle condizioni del territorio e della gente, per una critica propositiva che non sottometta le persone al capitale. Ci sono istanze che restano inascoltate, volutamente nascoste dall’informazione sociale. Sono le voci di quei prodotti malsani del sistema economico. Sono le voci dei pescatori costretti ogni giorno a scontrarsi con un mare reso ostile dai residui bellici, lasciati a marcire lì, sul fondale. Sono le richieste di aiuto di operai costretti a portare il peso di un’economia signora della natura, che fa dei lavoratori i propri strumenti. L’attività dell’associazione alimenta, così, una controinformazione fondamentale per la formulazione di soluzioni comunitarie. E’ difficile, oggi, vivere il mondo facendosi trascinare dalle proprie passioni, dalla tensione spontanea alle attività che creano se stessi. Quei bisogni vitali che un tempo riuscivano, in qualche modo, ad essere soddisfatti anche senza essere viziati dalle logiche dominanti, stanno diventando sempre più stringenti, tanto da mettere in dubbio l’accesso alla cultura, al lavoro, alla vita. L’accesso alle risorse esige un perfetto adeguamento alle strutture sovrastanti. Richiede la performance spinta, l’ingranaggio del meccanismo che, solo, garantisce l’istruzione, lo stipendio, l’abitazione. A caro prezzo. Ci sono periodi in cui la sola possibilità dell’incontro di voci diverse, riporta l’interesse personale su una dimensione più aperta. Colorata dalla relatività sufficiente a far considerare il valore della diversità, del confronto. La proposta di alternative sociali e culturali è l’unica via di uscita da quel grigiore consueto. Per fortuna, c’è chi non ha ancora smesso di crederci.

Autore: Giacomo Pisani
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