MOLFETTA – L’assessore regionale alla Trasparenza, Guglielmo Minervini, risponde al lettore di “Quindici” Carlo de Ruvo, che aveva inviato tramite la nostra testata una lettera allo stesso assessore.
Ecco il testo:
«Caro Carlo,
ho letto l’intervista che citi con molto stupore. Non era ancora accaduto che si formulasse pubblicamente e via internet giudizi morali sulle persone pubbliche per trarne esplicite indicazioni di voto.
Cosa penso? Che sia una scivolata. La coscienza morale di ciascuno è ambito troppo intimo e complesso e spesso non basta un’esistenza per indagarlo. Un vescovo sa troppo bene che il Vangelo annuncia la vita non la norma. E il ragionamento franco e non ipocrita sulle norme morali ci porterebbe lontano dal buco della serratura, come dimostrano alcune coraggiose prese di posizione (finalmente!!) di altri vescovi del mezzogiorno, proprio di questi giorni, su alcuni nodi davvero cruciali della vita pubblica dalla corruzione diffusa alla collusione con i sistemi mafiosi.
Per quanto riguarda noi, cittadini laici, che mastichiamo, nella nostra autonomia e con la nostra responsabilità, la polvere di strada del mondo, per l’impegno nelle istituzioni sarebbe già sufficiente non perdere la bussola dell’essenziale: "persone oneste, trasparenti, competenti e coerenti" che interpretino il senso autentico della politica come servizio alla comunità piuttosto che come gestione del potere.
Questo basterebbe. E magari ce ne fossero di più in giro di persone pubbliche con queste caratteristiche. Vivremmo in un’Italia migliore. Dove anche il senso delle regole e della convivenza godrebbero di un rispetto morale prima ancora che formale. Non cedere le armi alla rassegnazione, Carlo. Questo tempo ha bisogno di tutta la vostra energia. Della vostra indignazione».
Guglielmo Minervini