MOLFETTA - La questione-legalità a Molfetta è ormai al centro del dibattito in questa città, anche grazie (o forse sarebbe meglio dire “soprattutto grazie”) a “Quindici”, che ne ha fatto una sua precisa battaglia con le denunce sulla pericolosa recrudescenza di fenomeni criminali che sembravano dimenticati e che invece sono tornati prepotentemente all'ordine del giorno, come tantissimi lettori continuano a segnalarci con decine di e-mail e interventi nei nostri forum.
Eppure l'amministrazione comunale di centrodestra continua ad ignorare i pericolosi campanelli di allarme che si levano, minimizzando i segnali di un riemergere inquietante di forme di illegalità diffusa che toccano direttamente la vita quotidiana di tanti molfettesi. Ma per i nostri amministratori, per coloro, cioè, che la legalità dovrebbero farla rispettare (dovrebbero, appunto…) la legittima angoscia e la preoccupazione per la propria sicurezza divenuti ormai (piaccia o no) sentimenti diffusissimi tra i cittadini, sono solo farneticazioni dei “soliti” organi di stampa faziosi.
Questo il senso del comunicato diffuso nella giornata di ieri dall'amministrazione comunale che riportiamo integralmente:
“In relazione alle notizie apparse, in particolare, su un organo di informazione on line di Molfetta, si precisa quanto segue:
Nell'incontro tenutosi in Prefettura a Bari non è stato affrontato alcun caso “Molfetta”, semplicemente perché non esiste un “caso Molfetta”. L'incontro in questione, sollecitato dal Sindaco di Giovinazzo, Antonello Natalicchio, tenuto a seguito di un'aggressione subita dallo stesso era finalizzato ad approfondire la tematica e individuare le misure idonee di prevenzione.
Il Sindaco di Molfetta, Sen. Antonio Azzollini, è intervenuto nella discussione per esprimere la giusta, doverosa e sentita solidarietà al Sindaco di Giovinazzo. E', altresì, vero che nella medesima discussione, il Sindaco, intervenuto anche come rappresentante dell'ANCI, ha chiesto al Prefetto di affrontare, per tutti i comuni della Provincia di Bari, la problematica sociale delle numerose persone scarcerate a seguito provvedimento di indulto e diramare direttive comuni per lo studio di provvedimenti necessari al reinserimento nella società delle persone scarcerate.
Il Sindaco ha anche posto un problema di carattere generale sulla microcriminalità e sui reati contro la persona, senza alcun riferimento specifico a situazioni particolari, affinché il Prefetto, per l'intera Provincia di Bari, promuova iniziative tese a garantire sempre di più i cittadini tutti (indipendentemente, quindi, dalle cariche pubbliche ricoperte). Il Sindaco ha specificato, tra l'altro, che la situazione, per quanto attiene il Comune di Molfetta, da questo punto di vista, pur non essendo tale da consentire agli operatori della sicurezza di abbassare la guardia, rappresenta una controtendenza rispetto agli altri comuni limitrofi grazie all'operato e all'impegno profuso dalle forze dell'ordine operanti nella città di Molfetta.
La tesi del Sindaco di Molfetta, peraltro, è avvalorata dai dati dell'ultimo triennio del Ministero degli Interni sull'andamento dei reati nella nostra città che destano solo allarme sociale.
Appare, in conclusione, assolutamente strumentale e privo di fondamento, quanto meno nei contenuti e nella lettura politica che è stata data dal quotidiano on line, quanto riportato sull'avvenuto incontro in Prefettura.
Si prende atto ancora una volta che alcuni organi di stampa diffondono notizie di dubbio fondamento, esagerate ad arte, tendenziose ed allarmistiche per la cittadinanza stessa. La sacrosanta libertà di opinione e di critica non giustifica questo comportamento. Tutto ciò per ristabilire il giusto equilibrio nel rapporto delle istituzioni con i cittadini, per la loro tranquillità e per il rispetto che si deve alla verità ed alla città tutta”.
Fin qui le parole dell'amministrazione, ma ora ci sia consentita qualche annotazione.
Innanzitutto preme rilevare come, evidentemente, l'amministrazione comunale sia vittima di un equivoco o, più semplicemente, abbia scambiato “lucciole per lanterne”.
Nell'articolo, a firma del nostro redattore Giulio Calvani, cui il comunicato fa riferimento (quello, cioè sulla riunione del Comitato per l'Ordine Pubblico tenutosi presso la Prefettura di Bari lo scorso 18 settembre) e che sembra essere stata la causa scatenante di questa piccata reazione che evidenzia come, dalle parti di Palazzo di Città, i nervi siano già a fior di pelle (e siamo solo a pochi mesi dall'insediamento…), non si è mai detto che la riunione tenutasi in Prefettura a Bari fosse stata convocata per discutere del “caso Molfetta”. La stessa espressione “caso Molfetta” riportata così, con le virgolette, nel comunicato dell'amministrazione non è in alcun modo presente nell'articolo in questione. Non si capisce dove il solerte estensore del comunicato (o i suoi ispiratori distratti …) abbia potuto trarre questa informazione che, evidentemente, è priva di riscontri nella realtà. Che dire? Il sindaco non sa leggere o “non vuole leggere” affidandosi alla fantasia forse per immaginare una città che non esiste e che è, perciò, più facile da amministrare. I vaneggiamenti non ci toccano.
E pensare che il “taglio” di quell'articolo era certamente positivo dal momento che ritenevamo che l'amministrazione si fosse giustamente resa conto dell'esistenza di un problema-legalità in città e che si fosse decisa ad affrontarlo. Ed invece no, ci sbagliavamo. L'amministrazione comunale nega l'esistenza di una emergenza a Molfetta, derubricando le notizie sugli innumerevoli episodi di violenza dell'ultimo mese (più o meno assurti agli onori delle cronache) come “esagerate e tendenziose”. E verrebbe voglia che al sindaco rispondessero i ragazzi brutalmente aggrediti al Lungomare, gli anziani che hanno dovuto subire in casa violenze e furti, il tabaccaio vittima di una rapina a mano armata, per non parlare dei due omicidi di qualche settimana fa. Notizie “tendenziose” poste artatamente in giro da chi vuole creare “allarme sociale” (a quale scopo, poi?) o pericolosi campanelli di allarme di una situazione che sta sfuggendo di mano anche alle forze dell'ordine? Per l'amministrazione comunale va tutto bene e non c'è nulla di cui preoccuparsi: per noi è un atteggiamento da irresponsabili che potrebbe essere foriero di ulteriori problemi e non abbiamo paura di dirlo chiaro e tondo.
Ma la vera domanda da porsi, piuttosto, dovrebbe essere un'altra: perché l'amministrazione volta lo sguardo da un'altra parte? Perché non affronta la realtà e cerca di porvi un rimedio? Non possiamo credere che non si renda conto della pericolosissima china sulla quale ci stiamo incamminando. D'accordo, il sindaco Azzollini trascorre molto più tempo a Roma, tra gli ovattati uffici di Palazzo Madama, che in città ed è probabile che lì, tra i fasti della Capitale, l'eco di quanto accade ad oltre quattrocento chilometri di distanza (e che non abbia attinenza col Porto…) arrivi molto molto attutita, ma gli altri assessori dove sono? Non la girano la città, non parlano con la gente, non percepiscono la preoccupazione di tanti cittadini e il diffuso senso di insicurezza?
Prima che noi e assieme a noi, lo fanno i nostri lettori, cui dobbiamo, com'è nostro compito, almeno il dovere della cronaca e della denuncia. Sì, è questione di dovere, che evidentemente noi siamo in grado di percepire e qualcun'altro no.
Ed allora verrebbe da pensare che reazioni dell'amministrazione come questa, come questo goffo e grossolano tentativo di intimidire un organo di informazione, siano dovute al fatto che forse le denunce di “Quindici” possano dar fastidio a qualche amico. E se fosse così, allora sì che ci sarebbe da preoccuparsi.
Noi redattori della rivista “Quindici” e del quotidiano “Quindici on line”, pur ribadendo che non riteniamo il comunicato rivolto al nostro organo di informazione on line, non avendo mai parlato di “caso Molfetta”, ma se così fosse, lo respingiamo in toto al mittente, considerandolo un grave atto di intimidazione della libertà di stampa (di modello berlusconiano e fascista), un attacco alla democrazia ancor più grave perché proviene dalle istituzioni e come tale lo denunciamo all'opinione pubblica, confermando il nostro fermo impegno a non farci intimidire rifiutando anche i tentativi in atto di omologazione, in parte riusciti, della stampa locale e a raccontare i fatti con grande libertà nel rispetto delle opinioni altrui, ma pretendendo rispetto delle nostre e di quelle dell'opinione pubblica che rappresentiamo e alla quale continueremo con coraggio, in questa situazione degenerata e a rischio, a dare voce da un lato e a informarla dall'altro. Siamo e resteremo solo al servizio della libertà e della democrazia.
Autore: La Redazione di Quindici