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L'amministrazione comunale di Molfetta sceglie di continuare ad ignorare la questione legalità La redazione di "Quindici" respinge il tentativo di intimidazione posto in atto con un preoccupante comunicato stampa diffuso ieri
23 settembre 2006

MOLFETTA - La questione-legalità a Molfetta è ormai al centro del dibattito in questa città, anche grazie (o forse sarebbe meglio dire “soprattutto grazie”) a “Quindici”, che ne ha fatto una sua precisa battaglia con le denunce sulla pericolosa recrudescenza di fenomeni criminali che sembravano dimenticati e che invece sono tornati prepotentemente all'ordine del giorno, come tantissimi lettori continuano a segnalarci con decine di e-mail e interventi nei nostri forum. Eppure l'amministrazione comunale di centrodestra continua ad ignorare i pericolosi campanelli di allarme che si levano, minimizzando i segnali di un riemergere inquietante di forme di illegalità diffusa che toccano direttamente la vita quotidiana di tanti molfettesi. Ma per i nostri amministratori, per coloro, cioè, che la legalità dovrebbero farla rispettare (dovrebbero, appunto…) la legittima angoscia e la preoccupazione per la propria sicurezza divenuti ormai (piaccia o no) sentimenti diffusissimi tra i cittadini, sono solo farneticazioni dei “soliti” organi di stampa faziosi. Questo il senso del comunicato diffuso nella giornata di ieri dall'amministrazione comunale che riportiamo integralmente: “In relazione alle notizie apparse, in particolare, su un organo di informazione on line di Molfetta, si precisa quanto segue: Nell'incontro tenutosi in Prefettura a Bari non è stato affrontato alcun caso “Molfetta”, semplicemente perché non esiste un “caso Molfetta”. L'incontro in questione, sollecitato dal Sindaco di Giovinazzo, Antonello Natalicchio, tenuto a seguito di un'aggressione subita dallo stesso era finalizzato ad approfondire la tematica e individuare le misure idonee di prevenzione. Il Sindaco di Molfetta, Sen. Antonio Azzollini, è intervenuto nella discussione per esprimere la giusta, doverosa e sentita solidarietà al Sindaco di Giovinazzo. E', altresì, vero che nella medesima discussione, il Sindaco, intervenuto anche come rappresentante dell'ANCI, ha chiesto al Prefetto di affrontare, per tutti i comuni della Provincia di Bari, la problematica sociale delle numerose persone scarcerate a seguito provvedimento di indulto e diramare direttive comuni per lo studio di provvedimenti necessari al reinserimento nella società delle persone scarcerate. Il Sindaco ha anche posto un problema di carattere generale sulla microcriminalità e sui reati contro la persona, senza alcun riferimento specifico a situazioni particolari, affinché il Prefetto, per l'intera Provincia di Bari, promuova iniziative tese a garantire sempre di più i cittadini tutti (indipendentemente, quindi, dalle cariche pubbliche ricoperte). Il Sindaco ha specificato, tra l'altro, che la situazione, per quanto attiene il Comune di Molfetta, da questo punto di vista, pur non essendo tale da consentire agli operatori della sicurezza di abbassare la guardia, rappresenta una controtendenza rispetto agli altri comuni limitrofi grazie all'operato e all'impegno profuso dalle forze dell'ordine operanti nella città di Molfetta. La tesi del Sindaco di Molfetta, peraltro, è avvalorata dai dati dell'ultimo triennio del Ministero degli Interni sull'andamento dei reati nella nostra città che destano solo allarme sociale. Appare, in conclusione, assolutamente strumentale e privo di fondamento, quanto meno nei contenuti e nella lettura politica che è stata data dal quotidiano on line, quanto riportato sull'avvenuto incontro in Prefettura. Si prende atto ancora una volta che alcuni organi di stampa diffondono notizie di dubbio fondamento, esagerate ad arte, tendenziose ed allarmistiche per la cittadinanza stessa. La sacrosanta libertà di opinione e di critica non giustifica questo comportamento. Tutto ciò per ristabilire il giusto equilibrio nel rapporto delle istituzioni con i cittadini, per la loro tranquillità e per il rispetto che si deve alla verità ed alla città tutta”. Fin qui le parole dell'amministrazione, ma ora ci sia consentita qualche annotazione. Innanzitutto preme rilevare come, evidentemente, l'amministrazione comunale sia vittima di un equivoco o, più semplicemente, abbia scambiato “lucciole per lanterne”. Nell'articolo, a firma del nostro redattore Giulio Calvani, cui il comunicato fa riferimento (quello, cioè sulla riunione del Comitato per l'Ordine Pubblico tenutosi presso la Prefettura di Bari lo scorso 18 settembre) e che sembra essere stata la causa scatenante di questa piccata reazione che evidenzia come, dalle parti di Palazzo di Città, i nervi siano già a fior di pelle (e siamo solo a pochi mesi dall'insediamento…), non si è mai detto che la riunione tenutasi in Prefettura a Bari fosse stata convocata per discutere del “caso Molfetta”. La stessa espressione “caso Molfetta” riportata così, con le virgolette, nel comunicato dell'amministrazione non è in alcun modo presente nell'articolo in questione. Non si capisce dove il solerte estensore del comunicato (o i suoi ispiratori distratti …) abbia potuto trarre questa informazione che, evidentemente, è priva di riscontri nella realtà. Che dire? Il sindaco non sa leggere o “non vuole leggere” affidandosi alla fantasia forse per immaginare una città che non esiste e che è, perciò, più facile da amministrare. I vaneggiamenti non ci toccano. E pensare che il “taglio” di quell'articolo era certamente positivo dal momento che ritenevamo che l'amministrazione si fosse giustamente resa conto dell'esistenza di un problema-legalità in città e che si fosse decisa ad affrontarlo. Ed invece no, ci sbagliavamo. L'amministrazione comunale nega l'esistenza di una emergenza a Molfetta, derubricando le notizie sugli innumerevoli episodi di violenza dell'ultimo mese (più o meno assurti agli onori delle cronache) come “esagerate e tendenziose”. E verrebbe voglia che al sindaco rispondessero i ragazzi brutalmente aggrediti al Lungomare, gli anziani che hanno dovuto subire in casa violenze e furti, il tabaccaio vittima di una rapina a mano armata, per non parlare dei due omicidi di qualche settimana fa. Notizie “tendenziose” poste artatamente in giro da chi vuole creare “allarme sociale” (a quale scopo, poi?) o pericolosi campanelli di allarme di una situazione che sta sfuggendo di mano anche alle forze dell'ordine? Per l'amministrazione comunale va tutto bene e non c'è nulla di cui preoccuparsi: per noi è un atteggiamento da irresponsabili che potrebbe essere foriero di ulteriori problemi e non abbiamo paura di dirlo chiaro e tondo. Ma la vera domanda da porsi, piuttosto, dovrebbe essere un'altra: perché l'amministrazione volta lo sguardo da un'altra parte? Perché non affronta la realtà e cerca di porvi un rimedio? Non possiamo credere che non si renda conto della pericolosissima china sulla quale ci stiamo incamminando. D'accordo, il sindaco Azzollini trascorre molto più tempo a Roma, tra gli ovattati uffici di Palazzo Madama, che in città ed è probabile che lì, tra i fasti della Capitale, l'eco di quanto accade ad oltre quattrocento chilometri di distanza (e che non abbia attinenza col Porto…) arrivi molto molto attutita, ma gli altri assessori dove sono? Non la girano la città, non parlano con la gente, non percepiscono la preoccupazione di tanti cittadini e il diffuso senso di insicurezza? Prima che noi e assieme a noi, lo fanno i nostri lettori, cui dobbiamo, com'è nostro compito, almeno il dovere della cronaca e della denuncia. Sì, è questione di dovere, che evidentemente noi siamo in grado di percepire e qualcun'altro no. Ed allora verrebbe da pensare che reazioni dell'amministrazione come questa, come questo goffo e grossolano tentativo di intimidire un organo di informazione, siano dovute al fatto che forse le denunce di “Quindici” possano dar fastidio a qualche amico. E se fosse così, allora sì che ci sarebbe da preoccuparsi. Noi redattori della rivista “Quindici” e del quotidiano “Quindici on line”, pur ribadendo che non riteniamo il comunicato rivolto al nostro organo di informazione on line, non avendo mai parlato di “caso Molfetta”, ma se così fosse, lo respingiamo in toto al mittente, considerandolo un grave atto di intimidazione della libertà di stampa (di modello berlusconiano e fascista), un attacco alla democrazia ancor più grave perché proviene dalle istituzioni e come tale lo denunciamo all'opinione pubblica, confermando il nostro fermo impegno a non farci intimidire rifiutando anche i tentativi in atto di omologazione, in parte riusciti, della stampa locale e a raccontare i fatti con grande libertà nel rispetto delle opinioni altrui, ma pretendendo rispetto delle nostre e di quelle dell'opinione pubblica che rappresentiamo e alla quale continueremo con coraggio, in questa situazione degenerata e a rischio, a dare voce da un lato e a informarla dall'altro. Siamo e resteremo solo al servizio della libertà e della democrazia.
Autore: La Redazione di Quindici
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Abbiamo ricevuto la seguente lettera di precisazione dall'avv. Tommaso Poli, inviata per conoscenza al sindaco Azzollini, che trascriviamo di seguito: Egr. Sig. Dott. Felice de Sanctis Direttore Quindici on line e p.c. Egr. Sig. Sen. Avv. Antonio Azzollini Sindaco di Molfetta. Solo stamattina ho dovuto riscontrare che, all'interno del notiziario Quindici on line da Lei diretto, tra le opinioni pubblicate in calce alla notizia intitolata "L'amministrazione comunale di Molfetta sceglie di continuare ad ignorare la questione legalità", ve ne è una - attribuita a "tommaso poli di Molfetta - del 23.09.2006 ore 17,36" - nella quale si legge testualmente: "ho riletto l'articolo di Quindici, ma che c'entra con il caso Molfetta, ha ragione la redazione, l'aria romana sta facendo perdere la concentrazione al sindaco: il senatore non sa leggere..". La opinione in questione - palesemente attribuita allo scrivente, atteso che si utilizzano arbitrariamente i miei dati personali (tra l'altro sono l'unico con quelle generalità a Molfetta) e il mio indirizzo di posta elettronica - è fasulla e comunque non rispecchia assolutamente il mio pensiero, nè a proposito dell'argomento in questione e tantomeno nei confronti del Sindaco. Le consiglierei, ancora una volta, di effettuare i dovuti controlli preventivi sulla ridetta pubblicazione, al fine di evitare spiacevoli inconvenienti, come quello sopra contestato, che consente a squallidi soggetti di nascondersi dietro l'anonimato. Avv. Tommaso Poli. Fin qui la lettera dell'avv. Poli alla quale desideriamo aggiungere alcune precisazioni e considerazioni: 1) ci dispiace per l'inconveniente non derivato dalla nostra volontà, ma forse da un caso di omonimia. Nessuno ha attribuito all'avv. Poli il commento a cui lui fa riferimento. Inoltre, dalla lettura dell'elenco telefonico, si evince come a Molfetta ci sia un altro Tommaso Poli non indicato come avvocato e forse all'anagrafe ce ne potrebbero essere ancora altri, tenuto conto della larga presenza del cognome "Poli" a Molfetta. 2) Sicuramente, in casi del genere, dalla lettura del commento, nessuno può mai pensare che possa trattarsi del legale in questione, perchè è da ritenere che un avvocato abbia poco tempo e cose più importanti da fare che commentare notizie su un sito internet. 3) Se qualcuno scrivesse un commento firmando "antonio azzollini" si dovrebbe allora pensare che si tratta sicuramente del sindaco? Sempre consultando l'elenco telefonico, si può vedere che di Antonio Azzollini ce ne sono più di 10; sicuramente altri con lo stesso nome saranno iscritti all'anagrafe comunale. 4) Il controllo preventivo sulle mail (o meglio sui commenti) inviate non è tecnicamente possibile, c'è solo la possibilità di accettarle o cancellarle. Del resto molti sono abituati a firmare in modo anonimo, ma questo permette loro di esprimere libere opinioni, come avviene in tutti i siti internet e in particolare nei forum (come può considerarsi il nostro) e nei blog. E' un po' una prassi ormai accettata e consolidata quella di utilizzare lecitamente un nome diverso dal proprio o un "nick name" purchè si esprimano opinioni anche critiche, soprattutto per i politici, soggetti a dissenso o consenso per la loro attività, purchè tali critiche non siano offensive. 5) Inoltre, come è già accaduto in passato, è sempre possibile che qualcuno, contro la nostra volontà si inserisca nel sito (sono stati violati siti ben più importanti e protetti - dalle banche ai servizi segreti in Italia e all'estero - di quello di Quindici on line) e scriva un commento a nostra insaputa. 6) Comunque, condanniamo fermamente chi ha eventualmente usato il nome di "tommaso poli" senza esserlo e non abbiamo difficoltà a scusarci con l'avv. Poli per questo involontario incidente, anche se - ripetiamo - non c'è colpa da parte nostra per quest'uso improprio di un commento, che abbiamo cancellato, ma che esprime solo l'opinione di un cittadino su una lettura distratta da parte del sindaco di un articolo di giornale on line.












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