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L'Amleto di Michele Sinisi: il monologo dell'imprevedibilità umana a Molfetta
16 marzo 2009

MOLFETTA - “Restituire quello che la comunità ti da”, è questo il filo conduttore dell'opera di Michele Sinisi, in scena ieri sera col suo “Amleto” a San Filippo Neri. Se si lavorasse solo per guadagnare, se ci si chiudesse una condotta fatta di egoismo ed individualismo, ecco che nulla più si muoverebbe. Tutti ciechi, tutti arrabbiati disposti a far di tutto per arricchirsi, pronti a farsi guidare dal denaro, piuttosto che dalle vie della bellezza e dell'impegno. Come Michele Sinisi ci ha raccontato ieri sera, alla libreria “il Ghigno” nell'incontro con Giulio Bufo e Isa de Marco, esibirsi nei grandi teatri, raccogliere i frutti di serate importanti e gratificanti, non basta. Per trasformare quella serata nella scintilla di un “pezzo” di cultura, per generare da quella gioia un successo, è importante sfruttare quei guadagni per poter essere presente dappertutto, per aiutare anche altri gruppi e altre compagnie a fare teatro, a fare cultura. Allora il teatro diventa una festa, non un'impresa ma l'impulso di un moto intellettuale, la scintilla creativa per un mondo di puri soggetti. Perché c'è tanta gente che grida, fa rumore, sempre lì coi visi austeri e le voci nere e nervose, quasi tutto fosse fuori e noi sempre costretti a subire, a fare da “conseguenze”. Molto spesso, come dice Sinisi, è molto più autentica la lettura di una poesia, o l'impegno per dare il massimo in ogni momento, anche in un piccolo teatro molfettese. E' questo che ci aiuta a trovare noi stessi, a farci motore di qualcosa, ad addomesticare un po' il tempo, sempre estraneo e fugace. Ed è proprio quello che Michele Sinisi ha fatto, ieri sera a teatro, svelando pian piano l'interiorità di un Amleto inafferrabile, sfuggente. Quasi a rappresentare quello spettro assurdo della natura umana, sempre lì, costretta a farsi sentire di fronte ad ogni decisione, ad ogni scelta, scomparendo ad ogni tentativo di esame, di rielaborazione, avvolgendosi nell'intreccio di influenze e tentazioni, esteriorità e costrizioni. Tutto lì, fra le voci varie e ambigue di un Amleto sempre identico ma pronto a cambiare di scena in scena, di scelta in scelta, fra poche sedie bianche e l'universo umano colorato da accadimenti e fragilità.
Autore: Giacomo Pisani
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