L'ambasciatore di Molfetta inciampa nella Capitaneria
Caro Benito Cimillo, questa volta l'hai fatta proprio grossa. Non contento di aver ricevuto una «delega ai rapporti con le comunità estere» che ha fatto parlare le cronache nazionali, meritandosi un articolo su Io Donna settimanale del Corriere della Sera di Antonio Calitri e perfino un commento di Sergio Rizzo, una delle firme più note del giornalismo italiano (autore con Gian Antonio Stella del libro di successo «La Casta»), , hai deciso di andare oltre. La gratitudine verso il capo (Antonio Azzollini) che ti ha gratificato togliendoti dal girone degli sconfitti e dalle file dell'opposizione, permettendoti, grazie a qualche rinuncia di altri consiglieri più suffragati, di entrare nel consiglio comunale, è totale. Così finisci per diventare più realista del re. Certo, la concessione di una bella delega con licenza di girare il mondo alla “modica” somma di 100mila euro l'anno, secondo i calcoli degli stessi Rizzo e Calitri (altro che incarico costo zero come promesso dal sindaco!), che ti fa illudere di essere l'ambasciatore di Molfetta (senza feluca) ti gratifica alquanto. Come sono lontani i tempi in cui a soli 17 anni emigrasti in Venezuela alla ricerca di lavoro e fortuna e dopo 12 anni tornasti in patria forte di un'esperienza lavorativa nel settore delle carte da parati, che ti permise di continuare quest'attività anche nella città natia. Oggi hai la possibilità di girare in Argentina, Venezuela, Stati Uniti e Australia, per «portare conforto alle comunità molfettesi che non possono rientrare in patria, portando alla luce situazioni di disagio» e magari «dare un piccolo contributo anche di soli 100 euro (elemosina alla Tremonti, ndr)» per alleviare le sofferenze di questi concittadini e «farli sentire vicini al paese natio». Il Comune è disposto anche a pagare il biglietto a coloro che non hanno la possibilità di tornare a visitare Molfetta e vedere quanto è cambiata e a sostenere i costi del nostro ambasciatore: biglietti aerei, ristoranti, taxi, alberghi. Ma il sindaco li giustifica sostenendo che «sono viaggi che avrei dovuto fare io o gli assessori comunali (quasi fosse una prescrizione medica, ndr)», così li fa il buon Benito (con quel nome è facile acquisire la benevolenza del centrodestra) e «risparmiamo pure», aggiunge Azzollini. Tra l'altro, a parte le spese per attrezzare il suo ufficio con una segretaria e qualche mobile, anche usato (25-30mila euro, sempre secondo i calcoli di Rizzo e Calitri) è possibile che all'estero se la cavi con poche spese, grazie all'ospitalità dei nostri concittadini che, secondo il sindaco, faranno a gara per avere a casa propria questo personaggio importante di Molfetta. Insomma, tutto in economia: «zaino, sacco a pelo e pastasciutta a scrocco». E' proprio la persona giusta per questo incarico, anche se è un doppione – osserva l'opposizione di centrosinistra – perché il sindaco aveva già delegato un'altra persona ai rapporti con le comunità estere. Ma, forse, quest'ultimo è quello che farà le visite ufficiali, mentre Benito si accontenterà di quelle caserecce? E magari riuscirà ad aprire anche qualche «Casa Molfetta» sull'esempio di quel simpaticone di Totò Cuffaro e magari rimedierà anche l'incarico di console onorario, e potrà servire da modello per altri Comuni, come ipotizzano gli stessi giornalisti del Corriere. Nei programmi della «feluca all'ombra del campanile» c'è anche la possibilità di organizzare viaggi per una ventina di giovani (30-40mila euro, il costo calcolato) per far conoscere quei Paesi, terra di emigrazione dei nonni e dei padri. Come ripagare questa grande generosità del sindaco verso il Benito locale? Utilizzando la propria «carica», per sollecitare le comunità molfettesi all'estero ad appoggiare (insieme con altre associazioni “collaterali” o fantasma o nate ad hoc dalla sera alla mattina) la battaglia del sindaco Azzollini contro la caserma della Capitaneria, la cosiddetta «Punta Perotti molfettese» (ma chi le inventa queste scempiaggini?), che impedisce la visione della Basilica. Così, grazie al budget messo a disposizione dal Comune, il buon Benito prende il telefono e comincia a contattare gli emigrati all'estero (tanto la bolletta Telecom la paga Pantalone!). Intanto il rischio è che vengano raccontati agli emigrati fatti in maniera distorta, senza specificare responsabilità ed errori, chiedendo a chi non vive più a Molfetta da decenni, un'assurda solidarietà non motivata e strumentalizzata. Ma Cimillo non ha pensato che la sua iniziativa poteva essere un boomerang. Quindici, dai suoi lettori sparsi per il mondo, ha ricevuto questa notizia, registrando la loro indignazione per questa pressione indebita da parte dell'ambasciatore locale. Loro ci scrivono dicendo che a questa sollecitazione non ci stanno, anche perché il problema non li riguarda, in quanto la Basilica della Madonna dei Martiri non la vedono da almeno 30 anni!