L'albero di Natale? Lasciamolo vivere e torniamo al nostro presepe
Sia pure fuori tempo ma con prudente anticipo, desidero fare qualche considerazione e proporre un appello su una “tradizione” che ritengo assolutamente slegata dalla storia, dalla geografi a, dalle abitudini e dal signifi cato profondo della più bella e sentita festa cristiana: il Natale. Più esattamente sull' “albero di Natale”. Sempre di più si vedono bellissimi abeti e pini secolari stroncati dalla terra e riempiti di mille luci, fi nta neve e palle colorate. Città intere fanno a gara a riempire strade e piazze di alberi di Natale. Persino in piazza S.Pietro a Roma, accanto al bellissimo e artistico presepe si addobba ogni anno un abete altissimo, secolare, che certamente starebbe meglio nel suo ambiente naturale ma che viene indicato come “segno della vita che non muore” o “dono all'umanità” o altre defi nizioni altisonanti del genere. Forse si obietterà che si tratta di alberi nati nei vivai per questo scopo, ma credo che comunque siano piante in grado di crescere e fornire aria buona, ossigeno e ombra in ogni posto del mondo e soprattutto in quelle zone dove la furia devastatrice degli incendi appiccati da autentici criminali ha trasfomatto in un deserto di cenere e morte intere foreste e montagne: se tutti i vivai d'Italia fornissero alberi per ripopolare le foreste incendiate, probabilmente potremmo in pochi anni ricostruire il nostro patrimonio naturale. Del resto in Svezia, dove gli assassini incendiari sono pochissimi, e quando vengono presi non se la passano certo liscia come da noi, il governo ha piantato nuovi alberi aumentando la superfi cie boschiva del 60% in dieci anni. Tornando all'albero di Natale, mi sono sempre chiesto quale collegamento ci sia fra questa usanza, peraltro antica solo nei paesi nordici e in nordamerica, e la nascita di Gesù, avvenuta in una zona desertica, popolata prevalentemente da ulivi e qualche altra rara essenza, con la neve quale evento eccezionale, comunque priva di alberi sempreverdi tipo pini o abeti. Credo invece che la tradizione più vera e sentita, collegata alla realtà storica e densa di simboli cristiani sia quella del presepe allestito con la semplicità e spesso l'ingenuità dei bambini, in ogni casa, dalle più umili alle più agiate. Oppure anche, per chi vuole e può, usando le capacità tecniche e la tecnologia per ottenere effetti speciali, movimenti di personaggi, suoni e luci tutti tesi a rendere “vivo” l'evento della nascita del bambin Gesù. In questo senso faccio un appello accorato alle agenzie educative, alle autorità civili e religiose affi nché si riproponga la tradizione del vecchio presepe casalingo o artistico, come unico o almeno preponderante modo di celebrare il Natale, ottenendo forse anche un risparmio negli addobbi pubblici e lasciando vivere e crescere gli alberi nei loro ambienti naturali. Non potrebbe essere questo il migliore “Buon Natale”?
Autore: Beatrice de Gennaro