“Ipotesi per una paternità dei misteri della venerabile arciconfraternita di S. Stefano in Molfetta”
Il fascino dei cinque Misteri, protagonisti della processione del Venerdì Santo, ha sempre catturato i molfettesi. Lo testimonia Francesco Stanzione, col suo nuovo libro presentato al Museo Diocesano “Ipotesi per una paternità dei misteri della venerabile arciconfraternita di S. Stefano in Molfetta” (editrice l’Immagine). Nella pubblicazione, Stanzione s’interroga sulle varie interpretazioni circa la paternità di quattro dei cinque Misteri, da sempre attribuiti allo scultore veneziano Giacomo Fielle. La mancanza di prove sulla reale esistenza dello scultore, mai rintracciato, ha spinto gli studiosi a propendere per un’attribuzione alla scuola napoletana del periodo seguente agli inizi del 1600. Stanzione ha approfondito la questione, ricostruendo il contesto storico del 1500 tra Molfetta e Venezia. Un’operazione che unisce documentazione e fantasia, poiché si conclude con una conversazione immaginaria, fedele alla leggenda veneziana, tra le statue di Gesù alla colonna, Gesù alla canna e Gesù al calvario. Le tre sculture, rimaste sole dopo l’allestimento della statua di Gesù all’orto nella chiesa di Santo Stefano per il “Primo Venerdì d Quaresima”, si raccontano a vicenda l’origine del proprio arrivo a Molfetta. La Misteriosa conversazione è stata interpretata dagli attori della compagnia teatrale molfettese “Il Carro dei Comici”, Francesco Tammacco, Pantaleo Annese, Leonardo Mezzina e Gabriella Caputi.