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Intercettazioni telefoniche e …intercettazioni telefoniche
17 settembre 2011

L’intercettazione, attraverso sofisticati e controllati sistemi di ascolto in rete: sistemi che consentono a chi intercetta, di inserirsi  con meccanismi adeguati, nelle linee telefoniche o nelle celle che ricevono e rilanciano il traffico di telefonia mobile, di una conversazione fra due persone mentre comunicano fra loro attraverso il telefono cellulare o fisso, è una pratica che da qualche anno è stata adottata nelle indagini per fatti di criminalità, posta in atto da chi indaga su questi fatti (polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, ecc.). Queste “intromissioni” devono essere debitamente e preventivamente autorizzate dall’Autorità giudiziaria, che di volta in volta, ne vaglia la necessità e ne (dovrebbe) regolamenta l’uso nel procedimento giudiziario conseguente.

A questo proposito è necessario annotare che, a livello planetario, esiste già una rete globale di ascolto di tutto il traffico di informazioni, di ogni tipo (fonia, radio, televisione, ecc.) che si chiama ECHELON (five eyes – cinque occhi, perché la maggior parte delle stazioni di raccolta segnali – sigint – sono dislocate in U.S.A., Canada, U.K., Australia e Nuova Zelanda, da cui l’acronimo AusCaNZUKUS). Essa è stata pensata e creata dalle Agenzie di informazione statunitensi (C.I.A., N.S.A.), già all’epoca della GUERRA FREDDA. Infatti lo scopo essenziale e diremmo istituzionale di questi mezzi era principalmente quello di utilizzare, in varie parti del mondo, una rete di ricevitori di segnali riflessi da piattaforme satellitari in orbita geo-stazionaria, che monitorassero continuamente le emissioni elettroniche dei Paesi del Patto di Varsavia, della R.P.C. e della Corea del Nord, per essere pronti a rintuzzare e/o reagire ad un eventuale aggressione militare da parte di tali Potenze. Alla fine della Guerra fredda, la struttura ha continuato la sua funzione, asservita però a scopi diversi di sicurezza nazionale, giustificati dall’insorgere del TERRORISMO internazionale e dal sempre più invasivo traffico di droga, ecc..
In molti hanno ravvisato in questa continuità, una vera e propria violazione dell’integrità nazionale, nella misura in cui le intercettazioni, fatte da alcuni Governi, potrebbero danneggiare gli interessi di altri Governi. A questo proposito, una Commissione della Comunità Europea ha suggerito alle cancellerie dei Governi membri, di usare sistemi di cifratura per trasmissioni di informazioni di alta sensibilità.
Una, diciamo così, degenerazione dell’intelligenza elettronica ha fatto nascere anche alcuni format televisivi di intrattenimento – c’è da dire – molto graditi a certo Pubblico: parliamo del “Grande fratello” e di trasmissioni del tipo “Isola dei famosi”.
 
Tornando al tema della riflessione, leggiamo e sentiamo nei notiziari tutti i giorni delle polemiche generate dalla pubblicazione di alcune intercettazioni – ripetiamo, debitamente autorizzate dalla Magistratura – riguardanti alcuni casi di rilevanza criminale perpetrati non solo da criminali comuni, ma anche da alcune figure …istituzionali.
Il dibattito fra chi ritiene che intercettare una conversazione sia un modo di violare la privacy, soprattutto quando queste registrazioni poi compaiono sui media, e quelli che ritengono giustificato dare conto ai Cittadini di eventuali malefatte e/o comportamenti non consoni con la carica ricoperta da alcuni, è molto acceso ed ha provocato non pochi scontri persino in Parlamento e, da alcuni degli interessati, con la Magistratura che ha usato ed usa le intercettazioni per rafforzare i capi di imputazione o liberare qualcuno da carichi di responsabilità che altrimenti non sarebbero ben definite.
 
Una “vittima” delle intercettazioni è, per sfortuna, il nostro Premier il quale, a causa di un certo numero di procedimenti penali a suo carico (non ci sembra il caso di ricordarli tutti) ha subito - lui e/o suoi collaboratori - molte intercettazioni. Esse sono percepite come il classico fumo negli occhi perché, alcune, nella loro …crudezza, forniscono un’immagine dell’uomo di stato, molto, molto degradata, essenzialmente a causa di certi comportamenti non proprio …adeguati.
 
Prima di tutto descriviamo, per quanto ci consta, quale tesi adduce il Premier ed i suoi collaboratori, per giustificare la richiesta di messa al bando delle intercettazioni e, a strascico, della loro pubblicazione: costituiscono un grave vulnus al diritto alla privacy di cui ogni Cittadino gode; inoltre, la pubblicazione sui media di queste notizie – strettamente personali (dicono) –  nel caso, danneggia irreparabilmente anche l’immagine della Nazione.
Di parere opposto sono i propugnatori della democrazia nell’informazione! Essi – forse la maggioranza degli Italiani - che ci sembra abbiano il sacrosanto diritto di sapere che cosa effettivamente fanno, anche eventualmente di illecito, coloro ai quali hanno affidato, con il voto democratico, le sorti della Nazione. Tanto più che la quasi totalità delle notizie …piccanti? Contenute nelle intercettazioni pubblicate, sono praticamente a disposizione, in quanto gli Inquirenti le hanno “liberate” dal segreto istruttorio, quindi tecnicamente diventano quasi di pubblico dominio! La storiella del danno riveniente alla Nazione, così tenacemente invocata dai sostenitori della privacy tout-court, è un falso problema, è un capovolgimento della realtà, nella misura in cui dovrebbe essere chi commette una violazione criminale, etica, sociale, morale, in un ambito più ampio di violazione delle regole valide per TUTTI, a NON  commetterne e farsi pescare in flagranza: a noi sembra che sia quest’ultimo a danneggiare l’immagine nazionale!
 
Abbiamo detto che non ci sembrava il caso di elencare tutti i fatti per i quali il sig. Berlusconi è sotto indagine – come noto, sta tentando in tutti i modi di mettere un bavaglio alla pubblicazione delle intercettazioni - ma un paio di situazioni ci sembrano notevoli e diciamo di seguito perché.
 
1)     E’ ancora caldo il caso in cui il Premier sembra coinvolto, insieme con il sig. Lavitola ed i coniugi Tarantini, in alcune situazioni opache che, alla lettura delle cronache, configurano sempre più rapporti …impropri fra una delle più alte cariche dello Stato e questi “personaggini” borderline. Per questo in particolare, sembra che il Premier abbia qualche inquietitudine in più, al punto che ancora di recente ha ipotizzato al Presidente Napolitano l’intenzione di procedere con un Decreto, sfornabile in quattro e quattr’otto in un Consiglio dei Ministri ad hoc! (Queste ci sembrano le preoccupazioni più impellenti del sig. Berlusconi, in questo agitato momento della vita italiana). E’ scontato che il Presidente ha smorzato l’entusiasmo del proponente, con un inequivocabile …non potrei firmare un simile decreto! Come si comprende facilmente, il Premier è e resta ostile alle intercettazioni lecitamente rilasciate (depositate) dagli inquirenti.
2)     A questo punto, prendendo lo spunto della recentissima notizia di iscrizione nel registro degli indagati del sig. Berlusconi, per il noto caso della “scalata alla banca Antonveneta” posta in atto qualche anno fa da un gruppo di imprenditori che, con mezzi non proprio trasparenti, operavano per un’OPA ostile verso l’Antonveneta. A quell’epoca, un’intercettazione telefonica commissionata ad un’Agenzia dalla Magistratura, registrò una frase scambiata fra il sig. Consorte manager di Unipol (una delle aziende che tentavano la scalata) e l’allora Segretario del P.D. Fassino (attuale Sindaco di Torino). Quest’intercettazione, dall’Agenzia che fornisce servizi di intercettazione non ancora passata alla Magistratura committente fu, dal responsabile dell’Agenzia medesima, venduta ad un giornale della famiglia Berlusconi che, su questo montò un caso, con il placet del medesimo Premier! Per la cronaca, in precedenza, per altre circostanze – Affare Telekom Serbia - ci fu uno scambio di querele fra Fassino e Berlusconi, finito con la “condanna” (civile) di quest’ultimo. Per questo caso specifico, il sig. Fassino fu completamente assolto!
 
Quale morale trarre dalle due situazioni? Beh, a noi sembra piuttosto semplice: Le intercettazioni, fatte a fini istituzionali, per la lotta alla criminalità (i casi risolti ne sono un bell’esempio) servono!
La loro pubblicazione sui mezzi d’informazione? Ebbene, quando esse vengono sgravate dal segreto istruttorio, sono un mezzo democratico di informazione, previsto dalla Carta costituzionale. Diverso è il caso descritto dell’affaire “Scalata all’Antonveneta” infatti in quel caso l’uso fatto fu criminale e criminogeno, perché, senza l’assenso della Magistratura inquirente, prima che le ricevesse per competenza, si cercò di diffamare gravemente un leader, con sistemi poco leciti.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Tommaso Gaudio
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Egregio Alba, per ribattere alla tua asserzione (per la verità, non è solo tua) sulle intercettazioni "a strascico", vorrei ricorrere ad una metafora forse un pò datata, ma sempre efficace. "Per fare le frittate si devono prima rompere le uova". Che cosa voglio dire? Semplice: il nostro Premier E' STATO INTERCETTATO "A STRASCICO" PER LA SEMPLICE RAGIONE CHE (sfortunatamente per lui, ma s'è l'è cercata, con i suoi atteggiamenti/comportamenti non proprio da uomo di stato) E' STATO "ASCOLTATO" IN CONVERSAZIONI UN PO' ...AUDACI, CON PERSONAGGI ...!. Conversazioni che COMUNQUE configurano un certo numero di reati. Allora, quando si intercetta qualcuno per un reato e questi interloquisce con un, ad esempio Premier, magari che delinque (termine un pò crudo ma non me ne viene altro), sempre da dimostrare, che cosa deve fare la Magistratura, far finta di niente, per non scomOdare l'art. 4 della legge 140/2003? Per "par condicio" intercettare anche Vendola? E che c'entra Vendola? E chi ti dice che, magari, per una conversazione un pò "sui generis" fra un cittadino e Vendola, quest'ultimo NON SIA STATO INTERCETTATO, salvo poi scoprire che NON SI DELINQUEVA O CHE ERA IRRILEVANTE. Io sono sempre dell'opinione che, a seconda dei punti di vista, si abbia un'opinione dei diritti sacrosanti di tutti noi, un pò strabica. Vorrei, prima di NON annoiarti più, porti una domanda: Secondo te è normale che un uomo pubblico frequenti, agisca, parli (anche in privato) come un camionista all'osteria (sempre, con il dovuto rispetto per il camionista, ma c'è linguaggio e linguaggio e chi ti fa la domanda, indulge spesso, ahimé, in leggerezze linguistiche, diciamo veniali)? E' singolare come poni dei paragoni, per me improrpi, ma continui a non cogliere l'essenza della mia riflessione. Forse è colpa della mia poca chiarezza!




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