Inerzia colpevole del Comune sui beni confi scati alla criminalità
Sono stati confi scati tra il 1998 e il 1999, nel 2001 sono entrati in possesso del Comune di Molfetta, ma ad oggi nessuno si è occupato della loro gestione. Dopo circa due anni dall’ultima inchiesta di Quindici sui beni confi scati alla criminalità a Molfetta, torniamo a parlarne per denunciare ancora una volta l’abbandono di questi immobili da parte dell’amministrazione comunale. Alcuni degli stabili confi scati a Molfetta sono attualmente destinati all’accoglienza di famiglie indigenti, altri, invece, sono rimasti abbandonati a se stessi. Un terreno agricolo, tre appartamenti e un locale generico, questi i beni confi scati ai mafi osi nella nostra città. Nell’inchiesta del febbraio 2009 Quindici raccolse la testimonianza dell’ex assessore Mimmo Corrieri, che all’epoca dei fatti, si stava occupando della gestione di questi immobili con la messa in atto di un progetto per la trasformazione dei locali confi scati in Sportelli Aiuto per l’assistenza alle vittime dell’usura e dell’estorsione. Questo progetto, inutile dirlo, non ha avuto più seguito e i locali sono rimasti vuoti e soprattutto abbandonati. Sullo stato di questi immobili nessuno al Comune di Molfetta sa dirci nulla. Sembrerebbe che l’ultimo sopralluogo della Polizia Municipale risalga al 2007. Un verbale sullo stato dei luoghi redatto dagli uomini della Polizia locale nel 17/11/2007. Nel verbale gli agenti scrivono di non aver riscontrato la presenza di alcun inquilino negli immobili confi scati, nessuna occupazione abusiva degli immobili, nessun uso illegittimo da parte dei vecchi proprietari, quindi tutto è a posto. In realtà, già all’epoca niente era in regola. Il Comune, infatti, proprietario degli immobili dal 2001, doveva entro un anno dalla presa in possesso degli stessi da parte dell’Agenzia del Demanio, assegnare gli immobili ad enti con fi nalità sociali e di pubblica utilità. Il Comune di Molfetta negli anni, pur avendone avuto la possibilità attraverso il bando della Regione Puglia emesso lo scorso anno “Libera il Bene: Avviso pubblico per la promozione del riuso dei beni confi scati in Puglia alla criminalità organizzata”, non ha candidato i beni presenti a Molfetta per la ristrutturazione degli immobili. Esistono però ad oggi altre forme di fi nanziamento a cui il Comune può optare per le onerose ristrutturazioni dei beni confi scati alla mafi a locale. Infatti il tema del riutilizzo dei beni confi scati ed il loro reinserimento nel circuito produttivo tocca la sensibilità delle Istituzioni locali, quindi Comuni, Provincie, ma in particolare le Regioni. Di fatto le quattro Regioni dell’Obiettivo Convergenza (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) hanno destinato alcune risorse sui fondi comunitari regionali o sul Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS) relative alla programmazione 2007/2013 per specifi - che azioni di intervento relative al riutilizzo dei beni confi scati. Le risorse relative al Fondo per le Aree Sottoutilizzate per il riutilizzo dei beni confi scati non sono ancora defi nibili con esattezza poiché i programmi di attuazione sono ancora in corso di istruttoria alla competente Direzione del Ministero dello Sviluppo Economico, ma sono previsti fi nanziamenti provenienti dall’Unione Europea relativi ai P.O.N. per il periodo di programmazione comunitaria 2007-2013. Infatti l’obbiettivo 2.5 del P.O.N. Sicurezza è proprio quello di “migliorare la gestione dei beni confi scati alla criminalità organizzata”. La dotazione fi nanziaria dell’Obiettivo operativo 2.5 ammonta a 91.546.293,00 euro, per attività che riguardino: • progetti di ristrutturazione di immobili confi scati alla criminalità organizzata; • progetti fi nalizzati alla riconversione dei beni confi scati alla criminalità organizzata, al fi ne del loro reinserimento nel circuito produttivo anche attraverso il coinvolgimento di associazioni di promozione sociale e di cooperative sociali per la realizzazione di iniziative a benefi cio di categorie deboli (minori, donne vittime di tratta o di sfruttamento, detenuti ed ex detenuti, comunità di recupero per tossicodipendenti, soggetti discriminati, ecc.). Le risorse del PON - Obiettivo operativo 2.5. - sono pertanto fi nalizzate ad azioni dirette a rendere utilizzabili i beni immobili confi scati alla criminalità. Può accadere però, come a Molfetta, che dopo dieci anni gli immobili sono ancora lì, abbandonati, senza alcuna possibilità che enti, cooperative sociali o associazioni di volontariato possano farne uso. Questi immobili confi scati rappresentano un simbolo della presenza mafi osa nei nostri territori, ma anche della capacità dello Stato, che, mediante l’applicazione di una legge importante, si riappropria di quanto è stato sottratto illegalmente alla collettività. Sono, soprattutto, il simbolo di una società civile che non guarda indifferente lo Stato che combatte la guerra di qualcun altro, ma fa la propria parte per costruire una comunità alternativa alle mafi e, trasformando il prodotto di un’economia illegale in opportunità di lavoro e di servizi per l’intera collettività. Il riutilizzo a fi ni sociali dei beni confi scati alle mafi e deve essere motivo di orgoglio per i cittadini di una città che negli anni ’90 ha subìto un grosso colpo da parte della criminalità organizzata locale. E’ giusto pertanto che la città inizi a riappropriarsi di ciò che la criminalità ha sottratto con l’uso del crimine e del malaffare, con il supporto delle istituzioni che devono, in tempi brevi, promuovere nella nostra città azioni concrete che favoriscano il riutilizzo di questi immobili a favore della collettività e dei cittadini tutti.