In memoria di don Luigi Vittoria Sancilio
Ci fu un tempo in cui Molfetta conobbe uno straordinario sviluppo industriale, accanto a quello marinaro, che portò fama, ricchezza e prosperità alla città. Uno degli ultimi rappresentanti di quella epica stagione di crescita e affermazione economica fu don Luigi Vittoria Sancilio, che ho personalmente conosciuto (ndr) quando ormai centenario mi raccontava con dovizia di particolari i maggiori aneddoti della sua vita. Una vita lunga e piena la sua, spesa tra lo studio, la guerra, il lavoro e l’amore per la sua famiglia. Luigi nacque a Molfetta il 14 novembre 1918, nono figlio (su dodici) del noto imprenditore don Cosimo Sancilio e di donna Angelina Carabellese. Fu chiamato anche Vittoria perché in quello stesso mese il Regio Esercito vinceva la battaglia di Vittorio Veneto (durata dal 24 ottobre al 4 novembre 1918), sconfiggendo definitivamente l’esercito Austro- Ungarico. Luigi segue il percorso di studi elementari presso il Monastero di san Domenico e frequenta il liceo Classico di Molfetta, diplomandosi a pieni voti. Forte della maturità scolastica ottenuta si iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Firenze. Dopo qualche mese di riflessione capisce che quella non era la sua strada e si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, sempre a Firenze. Durante gli anni universitari l’Italia fascista è impegnata in continue guerre (guerra di Etiopia, Guerra civile spagnola, non belligeranza del biennio 1939-1940) ed egli si sarebbe voluto offrire volontario per la Regia Marina per combattere, ma la madre, donna Angelina, si oppose con fermezza a questi suoi progetti. A quell’epoca, Luigi e molti altri giovani, subirono il fascino della guerra a causa delle azioni offensive portate avanti da Ettore Muti, la cui fama di guerriero conobbe una eco e una diffusione capillare proprio nella seconda metà degli anni trenta. Tuttavia ebbe modo di conoscere quella realtà quando l’Italia fascista dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna il 10 giugno del 1940. Tenente carrista, partecipò alle veloci operazioni sul fronte francese e perse l’udito da un orecchio a causa del rimbombo del cannone del suo carro armato. L’azione sul fronte francese fu un fallimento tattico e strategico, il cui unico risultato fu quello di illudere Mussolini sulla efficacia della guerra lampo, trascinando il paese nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Al fronte, Luigi ebbe modo di conoscere e frequentare un altro illustre concittadino molfettese: il tenente Michele Fiorino, caduto su quel fronte, e medaglia d’oro al valor militare. Ricordiamo che al momento Molfetta conta quattro medaglie d’oro al valore: tre militari (Domenico Picca, Michele Fiorino e Manfredi Azzarita) ed una civile (Gianni Carnicella). Finita la guerra, si sposa con la nobildonna NH Lucia Minervini, sorella del magistrato Girolamo Minervini, barbaramente assassinato dalle brigate rosse e alla cui memoria Molfetta ha dedicato una via cittadina. Lo stabilimento Sancilio si trovava su via Giovinazzo, altezza Ponte Lama, fondato dal capostipite della famiglia Gaetano Sancilio nel 1913 e ampliato dal figlio Cosimo Sancilio: nel secondo dopoguerra l’azienda Sancilio e quella fondata da Luigi Gambardella parteciparono all’azione di bonifica e di sminamento del litorale molfettese. L’opificio è tuttora esistente ma riconvertito ad altre attività. Luigi lavorò presso la ditta fino al 1961, anno in cui lo stabilimento chiuse e si trasferì con la famiglia in Lombardia. Risiede a Milano e lavora come rappresentante della ditta AVE (azienda che produce interruttori elettrici). In seguito si inserì nel mondo della pubblicità che lo vide operare come tecnico dei mezzi di comunicazione. Si distinse per l’organizzazione della campagna pubblicitaria di una nota marca di dentifrici con protagonista l’attrice Virna Lisi e per la competizione sciistica Trofeo Topolino di Sci Alpino con Rolly Marchi, il presentatore Mike Bongiorno e lo sciatore Gigi Panei. Non si arrese al pensionamento: uomo di raffinata cultura e di energia inesauribile, si adattò al cambiamento dei tempi imparando ad utilizzare le nuove tecnologie. Un uomo di un’altra epoca che si cala nel mondo contemporaneo senza averne paura: utilizzò il computer fino alla morte, a quasi centodue anni. Negli ultimi anni, riconoscendo il valore della nostra associazione e accettando con entusiasmo l’iscrizione come Socio Benemerito, ci ha donato parte dell’archivio personale riguardante la storia della famiglia e della azienda Sancilio. La ditta Sancilio si occupava della produzione del silicato di soda (elemento base per l’industria dei saponifici e dei cartonifici) e del commercio di generi alimentari come olio, mandorle e vino. Alla morte del capostipite, Luigi e i fratelli maggiori Amedeo, Guido, Leonardo e Italo trasformarono l’azienda in una SNC (Società in nome collettivo) fino alla liquidazione della stessa al principio degli anni Sessanta. La crisi economica che si abbatté sul Paese nel secondo dopoguerra distrusse la fiorente industria molfettese, le cui cause sono ancora oggetto di dibattito tra gli storici locali: come associazione Eredi della Storia stiamo raccogliendo materiale per organizzare un convegno in merito e cercare di comprendere sia la genesi, sia l’epilogo di questa grande avventura. Una possibile spiegazione risiede nella cattiva gestione della Cassa del Mezzogiorno: l’istituto, nato per finanziare lo sviluppo locale del Sud, perse la sua funzione nel corso degli anni, oppresso dalla burocrazia asfissiante e dalla corruzione degli enti preposti alla distribuzione dei fondi. I fratelli Sancilio, e Luigi in particolare, per onorare il nome della famiglia e del fondatore don Cosimo Sancilio, vendettero tutte le proprietà e impegnarono buona parte dei beni finanziari per ripagare i creditori, gli operai e liquidare dignitosamente l’azienda, riuscendoci pienamente. Luigi Vittoria è venuto a mancare il 7 ottobre 2020, lucido ed energico, retto e onesto come sempre era stato, nell’abbraccio di suo figlio Cosimo Maurizio, che qui ringrazio personalmente per avermi fornito ulteriori importanti informazioni e aneddoti riguardanti la storia di suo padre. Andrea de Gennaro