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In edicola domani in regalo un libro con la rivista “Quindici Molfetta”, per festeggiare i 25 anni della pubblicazione L’ultimo libro di Felice de Sanctis “Prima pagina & dintorni” con prefazione di Lino Patruno. Il racconto di 30 anni di storia italiana attraverso l'economia
La copertina del libro "Prima pagina & dintorni"
14 giugno 2019

MOLFETTA - Per festeggiare i 25 anni dalla nascita della rivista, “Quindici” ha pensato di fare un regalo ai suoi lettori e agli affezionati abbonati: l’ultimo libro del suo direttore Felice de Sanctis, giornalista del quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”, che compie 50 anni di attività.

Dopo i due volumi di “Affondi”, con gli editoriali di “Quindici”, è ora la volta della raccolta di una selezione di editoriali e articoli di fondo, ma anche di altri “pezzi” significativi che hanno anticipato molti avvenimenti successivi ancora di attualità, oltre ad alcuni servizi come inviato, scritti da Felice in 30 anni di lavoro nella redazione economica della “Gazzetta”.
E’ di Lino Patruno, già direttore della “Gazzetta” la prefazione al volume, edizione “Quindici”, del valore di 10 euro, che viene offerto in omaggio, e che ha il significativo titolo “Prima pagina & dintorni. Storia di un Paese che non cambia, mentre il mondo va avanti” (copertina Patrizia Nappi, disegno Alberto Ficele, impaginazione Michelangelo Manente).

Riportiamo la premessa, che parla dei contenuti del volume di oltre 300 pagine, che i lettori riceveranno in omaggio acquistando una copia della rivista mensile, per una piacevole lettura durante i mesi estivi.
Gli abbonati, invece, troveranno all’interno del giornale che riceveranno per posta, un buono omaggio, per ritirare una copia e l’elegante segnalibro, dalla libreria “Il Ghigno” (Via Salepico, 47), che ringraziamo per la collaborazione e la disponibilità.

«La cronaca, prima bozza della storia» (Papa Francesco)

Si può narrare la vicenda italiana degli ultimi 50 anni, anche attraverso gli articoli di economia. Molti ritengono che questa materia venga sempre dopo la politica. In realtà la precede. E se ne accorgono tutti i governi quando sono alle prese con le manovre economiche e le leggi di bilancio. Sfuggire alle leggi dell’economia e dei mercati, può essere pericoloso, perché non sempre le ragioni della politica e quelle dell’economia coincidono.

Quando questo avviene, si raggiunge la perfezione. Che non è di questo mondo. Ecco perché leggere gli articoli di questi 50 anni, fa capire come l’economia sia stata e sia tuttora in movimento, mentre l’Italia è immobile. Ed è la politica italiana, in particolare, ad essere immobile: parla da 40 anni di riforme, ma tranne quella della scuola pasticciata e rimaneggiata più volte, le altre sono ancora di là da venire. La vicenda italiana va, perciò raccontata, interpretata e magari spiegata, attraverso le opinioni di chi, come i giornalisti, hanno la fortuna di guardare il mondo da un osservatorio privilegiato, come quello di un quotidiano, dal quale passano ogni giorno migliaia di notizie.

Proprio oggi che la mediazione giornalistica sembra superata a vantaggio dei social media, riprendere a rileggere quegli articoli del quotidiano che muore in un giorno e rischiano di essere dimenticati, permette di seguire l’evoluzione della società, perché essi ne costituiscono la memoria storica.

Ecco perché selezionare e raccogliere una serie di articoli scritti nel corso di oltre 30 anni e pubblicati sul quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”, permette di leggere un Paese con i suoi vizi e le sue virtù, scoprendo qualche intuizione “profetica” come il boom della Cina e la globalizzazione.

Sorprende che i temi si rincorrano e siano sempre gli stessi, con una classe politica sorda a tutto e a innovazione e ricerca in particolare. Un’Italia immobile, mentre il mondo gira. Un’Italia che riflette il carattere degli italiani. Oggi con il governo gialloverde assistiamo al trionfo di un nuovo gattopardismo: cambiare tutto, perché nulla cambi. Tutto resta immutabile, tranne la pietà. E un popolo accogliente, in preda alla paura, diventa respingente e cinico.

Leggere e interpretare i fatti, significa dominarli e non consegnarli al tempo nelle fredde righe di un’agenzia o di un comunicato che servono alla cronaca, ma trasformarli in riflessioni che servono alla storia. Testimoni del tempo, i giornalisti trasmettono così agli storici non solo le notizie, ma le valutazioni e le opinioni di quello che fu il secolo breve e dei primi anni che ne seguirono.

Un bilancio, dunque, di un giornalista fuori dal coro che ha vissuto intensamente il secolo breve e l’ha potuto raccontare in prima pagina e dintorni.

Felice de Sanctis

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