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In che tempi viviamo?
15 maggio 2011

In che tempi viviamo? Con quanto sta succedendo nel nostro Paese – governato in modo arrogantemente populistico da una maggioranza e da un Governo che si tengono per necessità – che cosa possiamo aspettarci in un futuro prossimo? Proviamo ad esaminare gli eventi per poi tentare di fare una “previsione” (assolutamente di carattere personale ed elaborata con i dati che abbiamo) per il prossimo futuro. Recentemente, in parlamento si è sfi orata una crisi di governo, a causa del fatto che il Premier, in un primo momento aveva ESCLUSO categoricamente un intervento diretto nelle azioni di sostegno agli Insorti libici. Poi, spinto dal pericolo di restare isolato internazionalmente ma, pensiamo soprattutto considerando che, una NON partecipazione attiva agli eventi in nord Africa, ci avrebbe precluso ogni possibilità di “partecipare” alla futura spartizione, se e quando l’amico (ex) Gheddafi avesse “tolto il disturbo”. La crisi è stata elegantemente accantonata, perché la Lega Nord, che aveva sollevato la questione, si è accontentata (ha vinto il braccio di ferro con gli interventisti), quando ha strappato l’impegno a “missioni (belliche) limitate nel tempo!”. Si è consumato il classico fi ume di inchiostro nel fare l’esegesi di questa locuzione, impropria nel caso di operazioni militari. Perché, si chiederà?, Ma perché NON dipende solo da una parte combattente la durata più o meno lunga di una campagna militare, ma dipende da un’infi nità di variabili indipendenti, che nessuno mai ha potuto preconizzare. Di esempi, la Storia ce ne fornisce: II Guerra mondiale – Hitler aveva previsto di “mettere davanti al fatto compiuto” gli Alleati per l’invasione della Polonia. Intervento americano nel Sud est asiatico – guerra del Viet-nam. “Rimozione” del regime Baat in Iraq, con la defenestrazione (impiccagione) del suo Leader Saddam Hussein. Continuo stato di guerra – di fatto – in Medio oriente. Afghanistan – chissà quando ne verremo fuori: ci siamo anche noi, con il nostro contributo di… carne! Allora, che senso ha aver fatto tutto quel baccano in Parlamento, con le “mozioni” pro o contro l’intervento, che poi altro non erano, anche da parte delle Opposizioni, che timidi tentativi di dimostrare quello che è palese: il Governo sta vivacchiando grazie a continue cuciture di strappi, ricatti e pagamenti di riscatti, ai quali si dedicano con allegra, diremmo incosciente pervicacia, un po’ tutti quelli che hanno capito – e sono in molti, i famigerati transfughi, responsabili, malpancisti e chi più ne ha, più ne metta! – che basta minacciare di sbattere la porta, perché Premier e maggioranza, … corrano ai ripari. Prossimo futuro: fra poco più di un mese si celebreranno i referendum. Sono quattro importantissimi quesiti referendari che riguardano, i primi due: l’affi damento della gestione delle risorse idriche (L’ACQUA, BENE ESSENZIALE CHE DEVE, ripetiamo DEVE ESSERE DI TUTTI E NON DI QUESTA O QUELLA LOBBY, COME E’ PER IL PETROLIO ED IL GAS!) e la determinazione del tariff ario relativo, che consenta al Gestore la remunerazione del capitale investito. Terzo: ritorno alla produzione di energia elettrica tramite centrali nucleari; quarto: rigetto della legge N° 51 del 07/04/2010 sul “LEGITTIMO IMPEDIMENTO” per il Premier e per i ministri del gabinetto a presentarsi in eventuali giudizi. In questa sede non desideriamo fare commenti sul contenuto dei quesiti e sulle implicazioni che un qualsiasi esito – una volta raggiunto il quorum (rammentiamo che un referendum si considera validamente celebrato, e quindi i suoi esiti, vincolanti, solo se più del 50% degli aventi diritto, esprime il proprio voto) che ci saranno su noi Cittadini. Ci limitiamo, molto più semplicemente, a cercare di chiarire più che i quesiti, il modo in cui ci si deve comportare, sia che si sia favorevoli che contrari. Sembra una cosa banale, ma siamo certi che la struttura stessa dei quesiti metta il Cittadino in relativa confusione. La regola generale, per questa consultazione, è la seguente: Primo e secondo quesito – Acqua pubblica, acqua privatizzata: se NON ripetiamo NON si vuole che la gestione dell’acqua sia fatta da Aziende private (delle S.p.A., ad esempio, che DEVONO fare utili economici da spartire con l’azionariato), ma tutto resti così come, nella maggior parte dei casi avviene ora (gestione fatta da Enti pubblici, con tariff e non vincolate a questa o quell’esigenza di mercato), allora il voto da esprimere è SI! Se si votasse NO, e questa opzione prevalesse, allora si avrebbe il cambiamento: gestione con Aziende private. Terzo quesito – Ritorno del nucleare: in analogia con quanto detto per i due precedenti quesiti, anche per questo, se NON si vuole la reintroduzione del nucleare, allora la scelta DEVE essere SI. Quarto quesito – abrogazione della legge 51 sul “legittimo impedimento per premier e ministri” , se si desidera che venga abrogata la legge 51, e cioè ribadire il concetto che davanti ad un crimine, TUTTI siamo uguali, TUTTI abbiamo gli stessi diritti e quindi gli STESSI DOVERI, allora bisogna votare SI. Questo referendum, così come manifestazioni di matura democrazia, sta subendo molti “attentati”, perché i quesiti referendari cozzano con alcune scelte del Governo in carica, che apparentemente privilegiano delle minoranze, in sfavore della maggioranza dei Cittadini. E’ il caso dei quesiti sull’acqua, in cui se dovesse passare la privatizzazione – con una prevalenza dei NO rispetto ai SI – molto probabilmente, POCHI (soggetti: le lobbies) avrebbero nelle mani un potere di pressione economica, sociale e politica inimmaginabile (un po’ come oggi avviene con i carburanti ed il gas). A dire il vero, anche nel caso della reintroduzione dell’energia nucleare per produrre elettricità, si ha un quadro simile al precedente. Del tutto diverso è il caso del quesito riguardante il legittimo impedimento: poiché non è scritto da nessuna parte che un delitto (accertato dopo opportune indagini) commesso da un comune cittadino sia DIVERSO da quello commesso da un premier e/o da un ministro: non c’è ragione per la quale un CITTADINO debba rispondere nei modi e nelle sedi deputate ed un premier o un ministro no (almeno fi no a quando sono in carica, con il rischio di prescrizione del reato commesso)!. Le “diffi coltà” a cui sono sottoposti i quesiti, sono di molteplice forma e sono tutte tese a vanifi care l’espressione del VOTO POPOLARE. Per l’acqua, ad esempio, il Governo ha recentemente escogitato l’escamotage di istituire un’AUTORITA’ DELL’ACQUA. Un ente, controllato dal Parlamento, che controlli l’operato dei futuri Gestori. Un espediente che, in altri settori (Concorrenza, Banche, Telecomunicazioni, ecc.), dove le Lobbies, con il loro potere condizionano sempre e comunque le scelte, si è dimostrata non proprio effi cace nella tutela dei diritti dei Cittadini; basti pensare all’andamento dei prezzi dei carburanti, legati, sembrerebbe solo per gli AUMENTI, ai prezzi del greggio, mai per le diminuzioni; o ai prezzi dei farmaci, ecc.. Per il nucleare, il Governo, dopo aver approvato la necessità di investire in costruzione di centrali nucleari per produrre energia (e quindi aff rancarci un po’ dai combustibili fossili: petrolio, carbone, gas), cosa che ha promosso la raccolta di fi rme per un referendum (ben prima delle catastrofi giapponesi), adesso, forse per sterilizzare il referendum stesso, ha proposto una moratoria di un anno (per evitare, dicono, che la scelta sia infl uenzata dall’emozione sui fatti giapponesi!). Che cosa vuol dire? Semplicemente che, se vincono i SI (quindi rifi uto del nucleare), fra un anno, quando il Governo ripresenterà la mozione sul nucleare, il risultato referendario non dovrebbe più avere eff etto. Un’altra diffi coltà che potrebbe pesare sul normale svolgimento e soprattutto sul raggiungimento di quel 50% e più dei votanti, è costituito sia dal RIFIUTO del Governo ad accorpare alle recenti elezioni amministrative il referendum medesimo (ci sarà così un ulteriore esborso di oltre 300,00 milioni di euro, con l’ipotesi che, SE non si dovesse raggiungere il quorum, qualcuno, ostile allo svolgimento dei referendum, potrà strumentalizzare la cosa accusando i referendari di spreco di denaro pubblico! Questa ipotesi ultima rispecchia una nostra opinione). Infi ne, c’è da osservare che, a circa un mese dalla consultazione, ben poca pubblicità si fa all’evento, tanto che recentemente, il Presidente Napolitano – unico baluardo istituzionale per il rispetto delle parità di diritti fra Cittadini – ha dovuto “ammonire” le Istituzioni, per una corretta e giusta informazione, attraverso i media, sui contenuti e sulle modalità di espressione dell’opinione di voto. Ci sarebbero tante altre situazioni pubbliche da denunciare, non solo perché siamo intellettualmente di parte, ma perché stridono con i dettati costituzionali e con la democrazia nel nostro Paese, i cui Cittadini sono sempre più distratti da eventi che ormai sembrano averli assuefatti al peggio che è sempre di là da venire. Per ovvie ragioni di spazio, ne parleremo in altre occasioni. Per quel che concerne i referendum, in particolare, tratteremo anche sul nostro sito internet, ampiamente l’argomento, con la speranza che, nel nostro piccolo, l’informazione CORRETTA, raggiunga il maggior numero di Cittadini possibile, anche con l’effetto relais che chi potrà leggere la notizia, potrà anche diff onderla discutendone con altri.

Autore: Tommaso Gaudio
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