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“In carcere gli amministratori che hanno sbagliato” DRAMMA CASA - Tra disperazione e rabbia la reazione dei soci delle cooperative della 167. Incontro al Sunia
15 ottobre 2004

Oltre alle grane, tutte politiche, inerenti gli equilibri interni alla sua giunta, il sindaco ha da fronteggiare l'ira dei proprietari delle case costruite nell'ambito dei piani “167” del 1972 e del 1983. Dopo che il consiglio comunale, nella notte tra il 29 e il 30 marzo, ha approvato la delibera n. 16 che comporta, in soldini, il pagamento di ingenti somme di denaro (si va dai 4 ai 12mila euro per appartamento) da parte dei proprietari delle case costruite negli anni '70 e '80 della zona 167, si è levata la protesta tenace e, a tratti, furiosa di chi quelle somme deve versare. In realtà la materia è estremamente complessa e intricata. In primo luogo c'è l'obbligo da parte dei proprietari di quelle case di conguagliare le cifre versate al Comune al momento dell'acquisizione del diritto di superficie. Si tratta di conguagli anche molto cospicui ed emblematico è il caso della cooperativa “I maggio” che a fronte di un corrispettivo versato nel '76 di 610mila lire deve versare oggi 35mila euro di conguaglio. Il Comune, però, ha dato la facoltà agli stessi proprietari di trasformare il loro diritto di superficie in diritto di proprietà aderendo, entro il 31 ottobre, alla proposta comunale che fissa, per ogni stabile, il corrispettivo da versare per acquisire il diritto di proprietà. Inoltre, per invogliare i proprietari ad aderire alla proposta comunale per la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà, a chi accetta la proposta dell'amministrazione comunale entro il 31 ottobre vengono concessi degli sconti pari al 60% dell'importo per chi ha costruito nell'ambito del piano “167” del 1972 e al 20% dell'importo per chi ha costruito nell'ambito del piano “167” del 1983. Fin qui le decisioni assunte dal consiglio comunale senza che l'amministrazione comunale abbia mai sentito la necessità di consultare preventivamente i proprietari degli appartamenti costruiti nella zona 167 e senza che in consiglio comunale ci sia stato un dibattito approfondito e partecipato sull'argomento. Ovviamente vista la complessità giuridica della materia e la rilevanza delle somme che i proprietari, in un modo o nell'altro, dovranno versare, il dibattito pubblico organizzato dal Sunia per discutere della questione è stato tutt'altro che tranquillo. Nella sala, presso la fabbrica di S. Domenico, nella quale è stata convocata l'assemblea erano stipati, fino all'inverosimile, proprietari carichi di rabbia e di indignazione. Tra tutti serpeggiava un malcontento palpabile e il sindaco si è trovato sul banco degli imputati. Si sono sentiti cittadini che si pentivano di aver votato, alle ultime comunali, proprio Tommaso Minervini. La gente era furiosa, c'è stato chi ha proposto addirittura il carcere per gli amministratori molfettesi degli anni '70 e '80, chi non è riuscito nemmeno a esternare la propria collera e chi ha capito di non poter pagare le somme che il Comune gli chiede e attende, disperato, un aiuto. Una mamma, nella confusione generale, stringeva tra le braccia un bambino nato da pochi mesi e aveva gli occhi increduli e disperati di chi non sa come far fronte al proprio futuro. Non mancavano, purtroppo, gli speculatori, coloro che sperano di ricavare dalla disperazione collettiva qualche tornaconto elettorale o finanziario promettendo vie d'uscita miracolose a costo zero. Il sindaco, l'assessore all'urbanistica Uva ed altri esponenti della burocrazia comunale hanno tentato di spiegare le ragioni delle proprie scelte, hanno fatto mea culpa su alcuni errori di comunicazione con i cittadini, hanno chiarito i criteri utilizzati nel calcolo delle somme da pagare, ma non hanno convinto la platea che resta convinta di aver subito un torto, un sopruso, una prevaricazione. Si sono citate sentenze dei più diversi Tribunali amministrativi regionali italiani, della Corte Costituzionale, leggi, decreti, sentenze dei tribunali civili ma nulla ha placato l'indignazione collettiva. Resta, almeno negli osservatori più distaccati, la consapevolezza che l'edilizia è stata e rimane il grande dramma di questa città: un enorme serbatoio ora di consenso, ora di malcontento sempre pronto ad infiammare collere ed entusiasmi, aspettative e disperazione. Francesco Dell'Olio francesco.dellolio@quindici-molfetta.it
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