Il vescovo di Molfetta condivide l'adesione alla marcia Gravina-Altamura
MOLFETTA – 8.11.2003
Il Vescovo di Molfetta, mons. Luigi Martella (nella foto) ha inviato una lettera al presidente dell'Azione Catollica diocesana, Luigi Sparavano,con la quale condivide “pienamente la scelta che ha fatto l'AC Diocesana di aderire alla Marcia Gravina - Altamura programmata per l'8 novembre 2003. Come Chiesa non possiamo rimanere indifferenti riguardo ad una persistente tendenza all'inquinamento di un'area tra le più belle della nostra regione e tanto vicina a noi.
Già la voce dei Vescovi della Metropolia di Bari, qualche anno fa, si è levata in difesa di questo stesso territorio. Gli scempi e le aggressioni insane di questi ultimi tempi dicono che non bisogna abbassare la guardia e motivano ampiamente una manifestazione che rinnovi e amplifichi la coscienza del rispetto verso il creato. Dobbiamo ricordare che, chiamato a coltivare e custodire il giardino del mondo (cf Gn 2,15), l'uomo ha una specifica responsabilità sull'ambiente di vita, ossia sul creato che Dio ha posto a servizio della sua dignità personale, della sua vita: in rapporto non solo al presente, ma anche alle generazioni future.
La questione ecologica trova nella pagina biblica una forte e luminosa indicazione etica. Il dominio accordato dal Creatore all'uomo non è un potere assoluto, né si può parlare di libertà di "usare e abusare", o di disporre delle realtà come meglio aggrada. Il limite posto dallo stesso Creatore fin dal principio, e simbolicamente espresso con la proibizione di "mangiare il frutto dell'albero" (cf Gn 2, 16-17), mostra con sufficiente chiarezza che, nei confronti della natura visibile, siamo sottomessi a leggi non solo biologiche, ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire.
Mi auguro, perciò, che questa iniziativa trovi eco favorevole negli animi di chi ha responsabilità di decidere sul futuro del nostro territorio, felicemente definito "arca di pace non arco di guerra".
Assicurando il mio sostegno morale e spirituale – conclude il vescovo -, ti saluto caramente”.
Leonardo de Sanctis