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Il “Sistema Altomare” conflitti di interessi violazione di regole arroganza e tentativi di sanzionare la Polizia municipale
15 luglio 2011

L’atto di accusa per la cosiddetta “cricca Altomare & C.” come è stata definita è un corposo volume di oltre 500 pagine. I magistrati inquirenti hanno fatto un minuzioso lavoro ricostruendo e documentando diverse situazioni, ipotesi di reato e irregolarità che, se dovessero essere confermate, ci sarebbe da rabbrividire. Premesso che Quindici e i suoi giornalisti non si prestano al gioco fra colpevolisti e innocentisti, e che comunque ci auguriamo che tutti gli indagati possano dimostrare la loro estraneità ai fatti, oltre ad essere umanamente vicini a coloro che si trovano a trascorrere giorni difficili per loro e le loro famiglie, il dovere di cronaca ci impone di riportare i fatti così come emergono dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Trani, salvo considerare eventuali correzioni che verranno successivamente, in base a nuove prove o a elementi in grado di scagionare gli indagati. Allo stato attuale, questi sono gli elementi di presunta colpevolezza emersi a carico degli indagati e questi riportiamo. Oggi scorrere queste pagine che potrebbero costituire la trama di un romanzo o di un giallo tutto da leggere, soprattutto per la presenza di situazioni che ci sembrano incredibili, lascia sconcertati. Nell’impossibilità di pubblicare tutto l’impianto accusatorio, ne abbiamo stralciato alcune parti significative, per dare un’idea all’opinione pubblica non per alimentare il pettegolezzo che, a differenza di altri, non ci appartiene, ma per consentire la conoscenza degli avvenimenti e anche il controllo sociale sull’operato della pubblica amministrazione, controllo doveroso in ogni democrazia che si rispetti. Ecco perché vi proponiamo stralci delle accuse che i giudici rivolgono a questa presunta “cricca”, come è stata definita, la quale avrebbe costituito, secondo i magistrati inquirenti, il “Sistema Altomare”, per controllare quasi tutto quello che riguardava l’urbanistica a Molfetta. Infine è doveroso dare atto e merito agli uomini del Corpo forestale dello Stato, coordinati dal commissario Dr. Giuliano Palomba, del loro lavoro di indagine, senza cedere a pressioni, condizionamenti o lusinghe, come sempre accade in questi casi, ma portando avanti il loro dovere al servizio dello Stato. Stessa attestazione di merito va agli uomini della Polizia Municipale settore Edilizia - al comando del responsabile cap. Giuseppe Gadaleta e coordinati dal maresciallo Antonio Picca, con gli istruttori di vigilanza Vito Bellifemine e Mario Ficco – per il coraggio avuto nel resistere anch’essi a pressioni e minacce come si rileva dalle accuse della magistratura, portando avanti fino in fondo il proprio dovere, malgrado tentativi di sanzione e vessazione da parte dell’Altomare, che è stato dagli stessi vigili querelato per questo comportamento illegale, come risulta dagli atti. Ecco alcuni brani stralciati dall’impianto accusatorio dei magistrati inquirenti e le motivazioni degli arresti in carcere per Rocco e ai domiciliari per gli altri 8 indagati: (...) Importante risulta anche la circostanza che il Dirigente ALTOMARE Rocco, nonostante continuasse l’attività di libero professionista, come emerge dalle dichiarazioni inviate all’ex ufficio del genio civile della regione Puglia, tenesse occulte tali attività all’amministrazione comunale di Molfetta, per non intaccare la prerogativa d’imparzialità che un dirigente della P.A. dovrebbe avere, ed in particolare per non far emergere il conflitto di interessi nel quale il responsabile si trovava quando istruiva e valutava le sue pratiche. Infatti se nelle pratiche edilizie acquisite al Comune di Molfetta non vi è più alcuna traccia del lavoro privato espletato da ALTOMARE Rocco, diversamente nelle pratiche edilizie acquisite dalla Regione Puglia - Servizio Lavori Pubblici - Ufficio Coordinamento STP BA/FG vi sono le dichiarazione dello stesso professionista riguardanti i risultati dell’attività dallo stesso espletata (comunicazione “Dichiarazione dei progettisti”, dalla comunicazione “Opere in conglomerato cementizio armato normale e precompresso” dalle comunicazioni di “Asseverazione”, datate 30 aprile 2007 e 20 giugno 2007, tutta documentazione firmata da ALTOMARE Rocco). (...) All’Agenzia delle Entrate di Trani sono stati effettuati accertamenti dai quali è emerso che l’ing. ALTOMARE Rocco non ha alcuna partita Iva; infatti sino al 1992 aveva la p.iva 02463360723, dopo, sino a quando è stato socio, utilizzava quella dello studio tecnico associato (partita Iva 05268950721). Pertanto i compensi per i lavori eseguiti da ALTOMARE Rocco, in qualità di libero professionista, effettuati dopo il settembre 2006, sono percepiti dallo stesso tramite i compensi percepiti e fatturati dalla A&D srl (prima “Studio tecnico associato”). Ad esempio a fronte di prestazioni professionali svolte, dopo settembre 2006, dall’ing. ALTOMARE Rocco inerenti la pratica edilizia riguardante “Ignazio DE CANDIA” sono state accertate solo fatture riguardanti i pagamenti fatti dal committente allo Studio Tecnico Associato e alI’A&D (…) (…) Pertanto risulta evidente che tutti i compensi percepiti per i lavori effettuati dopo la formale cessazione della qualità di socio dello “Studio tecnico associato” (ora A&D) non sono stati dallo stesso Altomare dichiarati al fisco (…) (...) A confermare la presenza del Dirigente, all’interno dello studio di vico Fortunato n. 8, vi sono anche le dichiarazioni dell’ing. ALTAMURA Pantaleo il quale riferisce di un suo incontro con l’ing: ALTOMARE Rocco, nel pomeriggio del 21.11.2008, nello studio tecnico A&D, quando il dirigente, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, al fine di avvantaggiare la ditta IVS srl di VALENTE Francesco, costringeva l’ing. ALTAMURA Pantaleo a rinunciare ai compensi (pari a euro 28.000,00 così come accertati dal decreto ingiuntivo nr 144/02), dovutogli dalla ditta IVS riguardanti delle prestazioni professionali, già eseguite, come meglio precisato in seguito al capo “C”. (...) Importanti risultano anche le dichiarazione rilasciate dal sig. AURICCHIO Pasquale, nelle quali ha rivelato, in merito alla pratica edilizia n. 1646/2005 il cui procedimento amministrativo inerente il permesso di costruire era fermo, di essere stato contattato, tramite l’ing. Dl MOLA Gaetano, suo conoscente, dall’ing. ALTOMARE Corrado (figlio di Rocco), il quale lo informò che per ottenere le autorizzazioni in tempo breve, necessarie per la realizzazione dell’ampliamento di un capannone della ditta SICCMED nella zona artigianale, avrebbe dovuto conferire alla A&D un incarico che doveva prevedere un onorario professionale di euro 10.000,00, come meglio precisato al capo “D” (...) (...) Importanti risultano anche le dichiarazione rilasciate dal dottor FACCHINI che evidenzia, come il Dirigente, dall’alto della sua posizione, faccia sempre gli interessi dello studio A&D, infatti nel momento in cui il FACCHINI ritorna al Comune per trovare un compromesso che possa agevolarlo nella prosecuzione della pratica riguardante “Città della Scienza”, gli viene “consigliato” lo studio di vico Fortunato n. 8. A riprova della particolare attenzione posta dal Dirigente nei confronti dello studio Tecnico A&D. Dalle indagini inerenti la ditta CASANOVA srl, inoltre,è emersa una stretta relazione fra la stessa ditta e fratelli ALTOMARE Rocco e ALTOMARE Donato. (…) Dall’analisi dei dati, attinti dai registri di protocollo relativi al comune di Molfetta presenti nell’ufficio della Regione Puglia “Servizio Lavori Pubblici” Ufficio Coordinamento STP BA/FG, è emerso che le progettazioni dello studio tecnico A&D, che fino al 2006 rappresentavano il 3% dei lavori del territorio di Molfetta, dopo l’assunzione dell’incarico di dirigente sono aumentate del 600%, arrivando, nel 2009, al 18% dei lavori totali eseguiti sul territorio di Molfetta. Tutto a danno degli altri professionisti molfettesi che hanno visto invece diminuire i loro incarichi (vedi dichiarazione di ALTAMURA e AURICCHIO). (...) In ultimo la vicenda relativa alla pratica inerente i lavori di costruzione di Box auto del committente SPADAVECCHIA Mauro chiarisce ancor di più il disegno criminoso del dirigente ALTOMARE Rocco, il quale come difensore estremo degli interessi privati suoi e degli altri soci della A&D srl, nel momento in cui il personale della Polizia Municipale stava verbalizzando ed eseguendo il sequestro preventivo dell’immobile interessato dai lavori (è da notare che tali lavori riguardano lo stesso proprietario dell’ex hotel Tritone), chiamava il Comandante della Polizia Municipale per avere spiegazioni dell’operato delle Polizia Municipale per poi minacciare le stesse forze dell’ordine che stavano operando. Il tutto in concomitanza alle altre minacce fatte alla Polizia Giudiziaria operante da parte di DE ROBERTIS Alessandro, socio dell’A&D, ivi presente in qualità di tecnico della pratica, il quale, forte del “potere” del dirigente ALTOMARE Rocco e consapevole della politica di condizionamento attivata da quest’ultimo nei confronti degli operatori della Polizia Municipale, minacciava il M.llo PICCA Antonio, della P.M., affermando che avrebbe pagato le conseguenze di quella condotta. Infatti, al fine di ribadire lo strapotere del Dirigente e manifestare il c.d. “metus pubblicae potestatis” dopo pochi giorni, in data 17 maggio 2010, lo stesso dirigente faceva richiesta di provvedimento disciplinare e di sospensione dall’attività, nei confronti della P.G. che aveva operato il sequestro (così come meglio specificato successivamente). (…)A chiusura della vicenda l’arroganza del dirigente si traduceva nell’illegittima emissione della sanatoria nonostante il sequestro pendente (…) (…)Da segnalare inoltre è l’importantissimo e delicatissimo, in considerazione delle ben note problematiche esistenti sul territorio del comune di Moffetta, incarico affidato dal Dirigente del Settore Territorio del Comune di Moffetta a suo figlio, il giovane ing. ALTOMARE Corrado, riguardante lo studio idraulico e idrogeologico del dicembre 2007, incarico che può essere giustificato solo con la necessità del Dirigente di controllare e condizionare direttamente i risultati di tale elaborato. Non può negarsi l’impatto di tale studio sulle azioni amministrative nelle controversie insorte con l’Autorità di Bacino in relazione alla sussistenza dei vincoli che determinano fortissime limitazioni ai progetti edilizi provenienti dallo studio A&D. Come meglio approfondiremo nel capitolo dedicato alla rilevanza dei vincoli ambientali sui progetti edilizi Capo A). 5, risulta che il dirigente in vari casi non trasmette le pratiche presso l’Autorità di Bacino non riconoscendo alcun potere a tale Ente. All’uopo sussiste pure una controversia tra il Comune di Molfetta e la detta Autorità circa la valenza delle perimetrazioni risultanti dal PAI (piano assetto Idrologico) per cui grossa rilevanza assume l’incarico attribuito al figlio. CONTROLLO E CONDIZIONAMENTO ALLA POLIZIA MUNICIPALE (…) Il dirigente ALTOMARE Rocco al fine di agire indisturbato sul territorio di Molfetta, si è interessato anche a limitare/eliminare/controllare la forza di polizia comunale operante in tale settore. Diversi sono infatti gli atti e i comportamenti, compiuti dal dirigente, finalizzati a questo scopo, spinto dalla volontà di limitare le competenze specifiche e le prerogative della Polizia Municipale di Molfetta ed in particolare dell’Unità Operativa Polizia Edilizia (U.O.P.E.), comportamenti che di seguito vengono specificati. In data 19.10.2007 il dirigente ALTOMARE Rocco chiariva al comandante del Corpo di P.M. che in riferimento ai controlli dell’attività edilizia effettuati dal personale (U.O.P.E.), e in merito ai documenti e alle pratiche inerenti il settore territorio, nessun accesso e nessun prelevamento è consentito senza il suo preventivo assenso, anche se con il precedente dirigente questo era concesso, affermando inoltre “ne vale la posizione per la quale sarebbe sufficiente il consenso degli impiegati responsabili dell’archivio o detentori del fascicolo. Nessuno è stata da me autorizzato allo scopo”. (...) Nella prima comunicazione ALTOMARE Rocco ribadiva all’Amministrazione Comunale “l’assoluta inadeguatezza numerica degli operatori e la loro mancanza di una qualsivoglia qualifica o competenza professionale”, chiedeva una verifica disciplinare “stante la necessità rassicurare l’ambiente sulla serietà e onesta della Squadra Edilizia Comunale” e sollecitava una valutazione circa la possibilità di destinare ad altri compiti il personale in questione. Nella seconda il responsabile del settore territorio di Molfetta, oltre a confermare “le perplessità già riportate in quella del 17 maggio u.s. sulle operazioni svolte dal Nucleo Polizia Edilizia, in questo caso come in diversi altri casi”, ribadiva che “i vigili in questione Ma.llo Magg. Antonio PICCA e Istruttori di Vigilanza Vito BELLIFEMINE e Mario FICCO (...) non possiedono nè le qualifiche professionali indispensabili per l’espletamento di un così gravoso e impegnativo compito, nè le capacità culturali per poter procedere — come usualmente fanno — a fermi di cantiere, sequestri...”. Lo stesso aggiungeva che “questa situazione porta spesso a controlli il cui esito è, causa l’arbitrarietà e superficialità, illegittimo o quantomeno discutibile, abituati, questi vigili, a interpretare le leggi e le norme di settore sostituendosi al dirigente o funzionario del Settore. Ciononostante la responsabilità non può e non deve essere attribuita solo a loro che fanno quello che possano con le limitazioni che possiedono, ma anche a chi li ha destinati a tale compito senza preoccuparsi di formarli e aggiornarli. ... Resto in attesa di conoscere se gli agenti di cui sopra fanno rapporto ogni giorno sulla loro attività di controllo, se pensano di informare il sottoscritto che è responsabile del territorio o se, invece sono liberi di “girare,, per Molfetta senza alcun controllo e verifica”. (...) Rocco Altomare, incurante delle ricadute in tema di legalità ed immagine della funzione pubblica cui esponeva l’ufficio ricoperto perseguendo gli interessi privati suo e del suo studio anche in pendenza del procedimento, ha continuato a gestire con modalità padronali l’UTC (...). Secondo i magistrati l’arresto di Rocco Altomare è motivato (...) dalla necessità di arginare la propensione all’illegalità dell’Altomare che completerà il suo iter criminoso una volta ottenuta la definitività del Piano dell’Agro e che consentirà di far partire procedimenti di sanatoria per edificazioni effettuate su lame e suoli agricoli, oltre che ad aprire una nuova stagione di cementificazione del territorio già compromessa da una notevole impennata delle attività edilizie nel territorio di Molfetta (...) (...) La situazione di preferenzialità creatasi in favore dei congiunti, unitamente alla posizione di preminenza ormai assunta dal dirigente, che con assoluto arbitrio è capace persino d’interferire sull’azione politica ed indirizzo dell’amministrazione comunale a fini privati, rappresenta un elemento d’assoluta emergenza nell’evitare ulteriori conseguenze nella reiterazione dei reati. Da ciò consegue che anche i tecnici incaricati dell’A&D rappresentano un anello fondamentale della catena d’illeciti riferibili al sodalizio e costituiscono terminali di un’attività concertata che potrebbe giungere anche ad atti d’inquinamento probatorio. Nemmeno la pendenza di un giudizio è in grado di far dissuadere il dirigente dai suoi propositi (...). Gli arresti domiciliari degli altri 8 principali indagati sono così motivati: (...) Giambattista Del Rosso ha una posizione di grande rilievo nell’ambito del sodalizio criminoso rivestendo un ruolo d’incaricato di pubblico servizio come componente della commissione paesaggistica del comune e redigendo per lo studio vari progetti, firmando pratiche importanti. Alessandro De Robertis è firmatario di quasi tutti i progetti, soprattutto di quelli che partono come DIA per poi dar luogo a realizzazioni edilizie completamente diverse, dichiarando il falso nelle relative istanze. Forte dell’appoggio di Altomare, si consente di minacciare la polizia municipale ogniqualvolta si frapponga agli scopi illeciti del sodalizio e diviene fondamentale istruttore di alcune pratiche di sanatoria. Anche Donato Altomare (fratello del dirigente) e Gaetano Di Mola sono firmatari di diverse pratiche poi rilevatesi illegittime. Corrado Altomare (figlio del dirigente) apparentemente ha un ruolo defilato ma in realtà è colui che beneficia della maggior quota dell’A&D e quindi degli introiti del sodalizio. Marta De Giglio e Nicolò De Simine, al pari di Del Rosso, sono componenti della commissione paesaggistica ma assumono un importante ruolo non solo in alcune pratiche ma soprattutto nella vicenda dell’Hotel Tritone. Per Mauro Spadavecchia, imprenditore ed importante cliente dello studio A&D, s’impone la misura cautelare perché autore di una denuncia calunniosa nei confronti della polizia municipale (...).

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