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“Il sindaco è affetto da vittimismo cronico: il porto non è una proprietà privata” L’INTERVISTA. Felice Spaccavento, consigliere comunale di Rinascere
15 novembre 2023

Qual è la sua opinione sull’ultima vicenda giudiziaria del porto di Molfetta? «La vicenda giudiziaria del porto di Molfetta, ultima per cronologia, non fa che richiamare alla memoria situazioni analoghe che hanno fatto balzare, più volte, agli onori della cronaca la nostra Città, vittima di un lungo e consolidato malgoverno amministrativo. Basti citare il tema relativo all’area mercatale, con sperpero di denaro pubblico, per dare il peso di quanto la comunità molfettese ne possa uscire penalizzata e gravata in termini di esiti conseguenti, nonché di immagine. Tuttavia, con animo garantista, rimetto ogni valutazione alle Istituzioni competenti riguardo alle vicende giudiziarie, esprimendo esclusivamente un pensiero politico attraverso passaggi definiti e accaduti sui fatti e lasciando spunti di riflessione ai cittadini. In data 22 giugno 2021, Matteo d’Ingeo, rappresentante del movimento Liberatorio inviava un comunicazione a mezzo pec, al Sindaco Minervini, richiamando specifici dati, che attestavano la torbidità delle acque per un lungo periodo temporale, in una fascia molto estesa del porto di Molfetta, proprio quella vicina al molo di sopraflutto. A tale richiesta il Sindaco e la sua amministrazione rispondevano negando la presenza di anomalie nelle acque. Risposta che lasciava e lascia interdetti e infonde dubbi e domande lecite. Qualche tempo dopo, e precisamente il 16 febbraio 2022, la Guardia di Finanza acquisiva documenti che riguardavano i lavori riguardanti il molo di sopraflutto, scatenando l’allarme relativo alla potenziale non idoneità delle forniture del materiale lapideo impiegato per creare il suddetto molo che avrebbe dovuto rivestire un ruolo di protezione del porto nascente. Da qui diverse preoccupazioni, pensando alla necessaria procedura di conformità dell’opera, al conseguente allungamento dei tempi e soprattutto all’impatto che tale situazione possa avere sull’ambiente della nostra città». La costituzione di parte civile serve al sindaco Minervini a tirarsi fuori da questa vicenda. Lui ha delle responsabilità almeno politiche? «La politica ha funzione di programmazione e di controllo. E proprio questo manca nelle gestione dell’amministrazione comunale di maggioranza di Molfetta. Il Sindaco Minervini, affetto da una sindrome di vittimismo cronico, declina responsabilità e strategicamente utilizza la facoltà della costituzione di parte civile. Il porto è grande opera che può rappresentare una importante opportunità per tutta la comunità ma le grandi opere, soprattutto se intraprese da soggetti privi di ogni esperienza tecnica in materia, possono diventare trappole, paludi e nelle paludi ci sono i coccodrilli pronti ad approfittare. Nel febbraio 2021 in una trasmissione commovente dal titolo “ti porto con me il nuovo porto di Molfetta frontiera verso il futuro” (TRM h24), il Sindaco annunciava la consegna dei lavori del porto a luglio 2022, per poi rimangiarsi la promessa e posticipare la data ad ottobre 2022. Si deve dragare, in alcune aree, e in altre ancora, bonificare da ordigni bellici. Eppure, nell’ultimo consiglio comunale, il Sindaco ha più volte ripetuto che l’opera del porto è completata. Questa affermazione, oltre che dubbi, suscita curiosità, lascandoci in attesa di apprendere cosa sarà consegnato alla città. Venendo alla domanda se il Sindaco ha delle responsabilità politiche rispondo con due SI! Il primo si è per la sua responsabilità politica nel gestire un bene pubblico (il porto) come se fosse una sua proprietà privata trascinando i suoi consiglieri in un futuro di incognite (mancanza di visione). Il secondo si è per la sua responsabilità amministrativa. Se mai c’è stato un indirizzo politico nella costruzione di questa grande opera di certo è mancato il controllo dei processi amministrativi “scaricati” sulle limitate e specifiche competenze dei dirigenti comunali». Il porto di Molfetta può considerarsi un caso di cattedrale nel deserto o di sperpero di denaro pubblico? «Tutte le forze progressiste della nostra comunità convengono sul fatto che il porto debba esser debitamente ultimato, con tutti i criteri e le condizioni previste. Tuttavia è necessario sapere che il “Sistema Mare”, gestito al meglio delle proprie capacità e potenzialità effettive e future, è il frutto di una catena del valore che si manifesta nel porto, nel territorio circostante, nel territorio nazionale, nelle relazioni dell’Italia con il Mediterraneo, nelle relazioni dell’Italia, come attore leader del Mediterraneo, con il resto del mondo. In Puglia il ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti per l’attrazione degli investimenti e il raccordo con le amministrazioni pubbliche è affidato a due Autorità di Sistema Portuale: Mare Adriatico Meridionale (Porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Monopoli, Mar Ionio (Porto di Taranto). Siamo convinti che l’opera, al massimo della sua ottimizzazione, non possa esistere senza l’interazione e integrazione operativa con i porti viciniori, partecipando al business complessivo presente e futuro. Bisognerebbe approfondire la vocazione del nuovo porto per evitare di completare l’opera senza una chiara visione. Pe cui rivolgo nuovamente alcune domande al governatore della nostra Città. • La profondità del Nuovo Porto Commerciale è limitata e non consentirebbe l’accesso e la manovra in sicurezza a navi con pescaggio maggiormente diffuso. Questa limitazione condiziona lo sviluppo del porto. A quale profondità si vuole arrivare e quali zone saranno coinvolte? • L’assenza di infrastrutture dedicate (banchine attrezzate, stazione marittima, spazi di sicurezza) e i bassi fondali, fino a che non ci sarà il dragaggio, non consentiranno il traffico di diverse categorie di navi. E’ come avere l’ospedale senza infrastrutture. E se si hanno le infrastrutture si deve avere la capacità di organizzare la sala operatoria per la specificità dell’intervento. Vista la strategicità dichiarata dell’opera pubblica come si intende superare queste criticità? • E’ stata prevista una modifica del piano regolatore portuale di cui non ne parla nessuno e che ha una tempistica non indifferente? • Il business, per qualsiasi attività imprenditoriale, ha necessità di movimentare volumi minimi per sostenere i costi e generare profitti (ricchezza per il territorio). In un sistema portuale, quello del Mare Adriatico Meridionale, che muove 15 milioni e mezzo di tonnellate (dati 2019), di cui circa 6 milioni di tonnellate di sole rinfuse, ed è destinato ad ulteriori sviluppi, come si colloca il porto di Molfetta, che movimenta meno di 200.000 tonnellate di rinfuse solide (3,3%)? quali sono le risorse previste e la tempistica per il completamento del nuovo porto commerciale? chi e come sarà gestito? • L’investimento economico di 70 milioni di euro, relativo alla sola piattaforma logistica ferroviaria, come si concilia con le necessità del ritorno dell’investimento viste le criticità e le limitazioni dovute ai fondali del porto, alle tipologie di navi da ospitare, alle facitities sulle banchine? Risponde il porto alle normative di Security (ISPS), ad esempio: servizi/spazi doganali, zone di sicurezza, etc.? Chi sarà il gestore? O è previsto un trasferimento della concessione? Basta con gli slogan e presentazioni “sceniche” del progetto porto o di progetti parziali. E’ necessaria la visione d’insieme con relativo piano di business. Qualunque imprenditore, per ricevere finanziamenti al sistema creditizio, deve necessariamente presentare un piano di business. Il porto, pur finanziato da soldi pubblici, a maggior ragione, ha necessità di un chiaro, sostenibile e responsabile piano di business. La comunità merita risposte e deve essere coinvolta con il suo tessuto produttivo, con le sue competenze professionali, con le sue intelligenze, con le sue passioni, con il suo capitale umano. Franco Cassano, scrive in prefazione al libro “Mar comune” di Guglielmo Minervini: “Al centro della scommessa dell’autore (Guglielmo) c’è il mare: se non si trasforma in risorsa simbolica, politica ed economica, nulla di veramente nuovo ci sarà a Molfetta, ma noi potremmo dire anche in gran parte del Mezzogiorno d’Italia. L’attuale sindaco di Molfetta, sta impendendo tutto questo». Questa amministrazione si sta rivelando incapace di affrontare i problemi e i bisogni amministrativi? «Questa amministrazione è ormai, da quasi vent’anni anni, in continuità con un modello di gestione superficiale e irriverente per una comunità preziosa come quella Molfettese. E’ stata impedita ogni forma di crescita e di evoluzione, organizzativa, economica, culturale, sociale. Degrado, incuria, insicurezza, sono il comune denominatore di ogni anno di governo del Sindaco Minervini e della sua amministrazione. Priva di luoghi di aggregazione per ogni età, priva di visione prospettica e di crescita, che non regge il confronto con i comuni limitrofi. E’ una città dal potenziale immane, non sfruttato a causa di retaggi arcaici di sistema. Molfetta ha bisogno di innovazione, di crescita, di competenze. La ricerca e la realizzazione del bene comune deve essere l’elemento centrale del praticare politica. Oggi il passo è ancora lontano da questo obiettivo». © Riproduzione riservata

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