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Il sindaco autorizza l'apertura domenicale della “Città della Moda”
02 ottobre 2005

MOLFETTA - 2.10.2005 Il sindaco ha firmato, nella serata di ieri, l'ordinanza contingibile ed urgente con cui autorizza l'apertura domenicale della Città della Moda. Il provvedimento ha efficacia per la sola giornata di oggi (2 ottobre) mentre per le successive domeniche gli uffici comunali hanno avviato, come noto, il procedimento amministrativo per ottenere dalla Regione il riconoscimento di Molfetta quale città d'arte o, in alternativa, “ad economia prevalentemente turistica”, status che consentirebbe la totale deregulation degli orari per l'apertura degli esercizi commerciali. E così il Fashion District segna decisamente un punto a suo favore nella lunga ed aspra diatriba che vede contrapposti da un lato l'Outlet inaugurato giovedì scorso e, dall'altro, un vasto movimento spontaneo di commercianti locali, decisamente contrari all'eventualità che i negozi possano restare aperti anche di domenica, unico giorno che gli esercenti possono dedicare al riposo, al tempo libero, alle proprie famiglie e (per chi ci crede) alle celebrazioni eucaristiche. In tutta questa vicenda l'amministrazione comunale ha giocato (e continua a farlo) un ruolo determinante anche se troppo spesso ha dato l'impressione di apparire eccessivamente parziale e di operare nel solo interesse della Città della Moda, senza tenere nella debita considerazione le istanze dei commercianti locali. Ed anche in quest'ultimo caso, con l'emanazione dell'ordinanza che autorizza l'apertura domenicale dell'Outlet, tale impressione viene ulteriormente confermata, se ve ne fosse bisogno. Nel leggere le motivazioni che hanno indotto il sindaco a firmare il provvedimento (alle 18.40 di sabato, in tutta fretta...) si ha, infatti, la strana sensazione che fosse tutto già deciso e che il fracasso fatto in questi giorni, le polemiche feroci anche all'interno della stessa maggioranza di centrodestra (con An, il Nuovo Psi e Molfetta che Vogliamo che hanno diffidato il sindaco dal prendere decisioni contro gli esercenti molfettesi) e perfino all'interno della Giunta (con il vice-sindaco Mauro Magarelli, decisamente contrario all'apertura domenicale), le assemblee pubbliche in cui l'assessore Amato si presentava dicendo “non abbiamo deciso niente”, servissero solo a fare un po' di scena, ad abituare i commercianti locali all'idea che l'amaro boccone andasse ingoiato, perché tutto era stato già stabilito su altri tavoli. Gli esercenti locali, come evidente, esprimono oggi tutta la loro più cocente delusione per questa decisione del sindaco ed annunciano battaglia, fino a valutare l'opportunità di un ricorso al Tar se questa ordinanza dovesse essere riproposta per consentire l'apertura della Città della Moda anche nelle successive domeniche. A questo proposito non si possono dimenticare le parole usate dall'amministratore delegato della Fashion District, dott. Giuseppe Taini, che in occasione della conferenza stampa tenutasi mercoledì scorso per presentare il grande evento di inaugurazione della Città della Moda, ad un precisa ed opportuna domanda del nostro direttore, Felice de Sanctis, rispose senza fare una piega: “Noi domenica saremo aperti. Non posso rispondere a nome del sindaco, ma posso garantire che noi di domenica saremo aperti”. Parole perentorie che lasciavano intendere che tutto fosse già stato deciso, ed il fatto che mancasse ancora la necessaria autorizzazione era solo un fastidioso impedimento per cui non occorreva preoccuparsi. C'era chi avrebbe provveduto. Ed infatti il sindaco, diligente, ieri ha firmato l'ordinanza motivandola con il fatto che “la pubblicità (…), attuata attraverso manifesti e mezzi radio e televisivi, ha diffuso la notizia che la struttura commerciale resterà aperta anche nelle giornate domenicali e festive, successive alla data di inaugurazione, nonostante l'assenza di autorizzazione comunale” e quindi “assume priorità la gestione del flusso di migliaia di utenti dell'Outlet che avranno necessità di accoglienza”. In sostanza l'amministrazione consente l'apertura domenicale della Città della Moda perché la pubblicità che la stessa ha fatto attraverso i manifesti con cui ha tappezzato i muri di tutta la provincia, la preannunciava. E così l'amministrazione invece che chiedere conto all'azienda di come mai annunciasse detta apertura pur mancando l'autorizzazione che la consentisse (per stessa ammissione del sindaco) e ben sapendo che quell'annuncio poteva arrecare problemi al traffico e all'ordine pubblico, piuttosto che adoperarsi per la rimozione di quei manifesti o per la loro “correzione” (togliendo, ad esempio, il riferimento all'apertura domenicale), ha assecondato in pieno l'operato della Città della Moda, avallandone anche una così evidente forzatura (e creando, tra l'altro, anche un pericoloso precedente). Invece che mandare i vigili urbani, domenica mattina, per verificare che il centro commerciale fosse aperto senza autorizzazione e per prendere così ogni opportuno provvedimento…ha concesso, all'ultimo minuto utile, l'autorizzazione necessaria (valida, per altro, per il solo Fashion District e non anche per chi, magari, oggi, avesse voluto aprire il proprio esercizio in città). Quello che più sconcerta in questa vicenda, ormai, non è più il dibattito aspro sul fatto che l'apertura dell'Outlet di domenica sia opportuna o meno, o su come il commercio locale debba fare i conti con la presenza di questa struttura. No, quello che sconcerta è che una pubblica amministrazione, chiamata a fare gli interessi di tutti e non di pochi, ad essere arbitro nella compensazione tra diverse esigenze, a tutelare i soggetti più deboli, appaia oggi così palesemente parziale, giochi in maniera così evidente a favore di una parte (quella più forte), fino a raggiungere il paradosso di una ordinanza “contingibile ed urgente” dettata dalla presenza di qualche manifesto pubblicitario affisso in città… Giulio Calvani
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Gentile sig. Poli, sono convinto come Lei e come l'on. Visco dell'importanza della concorrenza e di quanto i monopoli determinino distorsioni nel mercato e ricadute estremamente negative sul tessuto economico e sociale di una comunità. La concorrenza per me (per i miei studi, per la mia formazione e per la mia visione della realtà e dell'economia) è un valore, glielo assicuro. Il punto è che la concorrenza, per essere tale, ha bisogno di un quadro di riferimento certo, altrimenti si tramuta in barbarie (il liberismo sfrenato del "lasseiz faire"). Quello che credo è che in questa vicenda dell'apertura domenicale una parte (quella immensamente più forte) stia giocando con l'aiuto di chi dovrebbe far rispettare le regole a tutti e che invece queste stesse regole modifica ad hoc (con motivazioni risibili, me lo consenta) solo ed esclusivamente per avvantaggiare la Città della Moda. Il punto, come ho scritto, non è più la discussione se sia opportuna o meno l'apertura domenicale (su questo si può discutere ed io credo che, a certe condizioni, sia irrinunciabile), il punto è che un soggetto pubblico che dovrebbe garantire tutti sta operando solo nell'interesse di una parte, facendo e disfacendo le regole a solo vantaggio di pochi. E' questo che inquieta. Come ha scritto qualcuno in questo forum, cogliendo il senso del mio articolo, ormai a Molfetta su questa vicenda decide un soggetto privato e non una amministrazione pubblica chiamata dai cittadini ad assumere decisioni nell'interesse di tutti. E' ammissibile che una azienda privata metta in giro i manifesti in cui annuncia l'apertura domenicale, pur non avendo nessuna autorizzazione a riguardo? E' ammissibile che l'amministrazione non abbia fatto niente per farmarla, sapendo dei rischi sull'ordine pubblico e sulla sicurezza stradale che quell'annuncio poteva arrecare? E' ammissibile che non abbia chiesto spiegazioni? E non può neanche dire di non saperlo perchè ammesso che non abbia visto i manifesti (...), nell'ultimo consiglio comunale, tra una pausa e l'altra, il consigliere Cataldo di Rifondazione pose questa questione come "fatto grave" e l'assessore Amato rispose dicendo: "Quella è pubblicità e l'azienda fa quello che vuole. Noi non abbiamo dato nessuna autorizzazione". Quello che io non accetto è che un privato venga qui e detti le regole, e che una amministrazione pubblica che rappresenta questa città e quindi anche me (anche se io, come forse si sarà capito, non l'ho votata) si faccia imporre i comportamenti da un imprenditore. Questo mi indigna. Che questa amministrazione fosse un po' priva di "spina dorsale" si era capito, che si facesse dettare i provvedimenti dal sen. Azzollini lo sanno tutti (e, per certi aspetti, è anche cosa comprensibile), ma che arrivasse anche a piegarsi alla volontà di un imprenditore privato, bè questo è proprio inammissibile. Poi che i commercianti locali abbiano tutti i loro limiti, questo è sotto gli occhi di tutti, ma è davvero un'altra questione. RingraziandoLa per avermi dato dell' "arguto", La saluto cordialmente.


Ma, a parte le leggi in materia, mi dite un buon motivo per cui il Fashion dovrebbe essere chiuso di domenica? Per permettere ai "cattolicissimi" commercianti di Corso Umberto di andare a messa? O perchè così vuole un assessore, magari imparentato con una nota catena famigliare di vendita di abbigliamento? Rassegnatevi, il monopolio è finito. E mi meraviglio dell'arguto Calvani, che non ha colto questo tratto positivo dell'apertura domenicale. A tal proposito gli segnalo uno scritto non di un destroide, bensì del "compagno" Vincenzo Visco in "Das Monopol in den kleinen Gruppen", in cui dimostra quanto il monopolio in un gruppo sociale ristretto (es. Molfetta) sia ancor più pericoloso (in termini sociali ed economici) rispetto ai grandi monopoli su fette più grandi di popolazione. Ebbene, il monopolio di Molfetta Shopping è finito. E con esso affondano le scarpe vendute in un noto negozio di Corso Umberto a 400 euro a paio; ora le stesse, se vi saranno, costeranno la metà al Fashion. Affonderà il monopolio delle "scarpe di gomma" vendute a prezzi più alti del 20% rispetto ai paesi limitrofi. Affonderà la cattiva abitudine di sottopagare le commesse. Ora, se le vorranno, dovranno pagarle quanto il Fashion. Invito Calvani a fare un'indagine tra le commesse di Molfetta e kiedere quante di esse hanno la busta paga; se ce l'hanno, quanto riportano indietro in contanti al datore di lavoro; quante di loro hanno ricevuto la liquidazione. Se Molfetta Shopping lo vuole, si misuri col Fashion sul comune piano della libera concorrenza. E non tirando uno o più assessori per non far firmare l'apertura domenicale. Tanto fino a quando durerà? Ora arriva Ipercoop, Cinestar, e così via, e quì stiamo ancora a discutere se aprire o meno la domenica... SVEGLIAAA!!!! DAS MONOPOL WIRD BEENDET!

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