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Il sen. Pionati ha presentato a Molfetta il suo partito Alleanza di centro Alla nuova formazione politica, vicina al Pdl, hanno aderito l'assessore Mimmo Corrieri e il consigliere comunale Mauro Squeo
19 aprile 2009

MOLFETTA - L'Alleanza di Centro e il suo segretario nazionale, l'avellinese ex giornalista Rai Francesco Pionati (foto), ora senatore ex Udc, sbarcano a Molfetta per fare proselitismo e riescono a portare a casa un assessore della maggioranza di centrodestra, Mimmo Corrieri e un consigliere comunale Mauro Squeo, con la speranza di candidare Vincenzo Spadavecchia alla Provincia ed ottenere almeno un risultato politico di sopravvivenza. «Alleanza di Centro nasce con un fine fondamentale: essere una casa per i moderati e i centristi italiani di ogni provenienza – ha detto Pionati, nel presentare il nuovo partito -. Adc viene alla luce per aggregare, unire idealmente e operativamente tutti coloro che si riconoscono nei valori del popolarismo e del cattolicesimo liberale europeo. La nuova esperienza politica prende le mosse dai fatti del 2006 con l'inizio del lungo cammino che sta portando alla creazione di una grande forza unitaria di centrodestra, popolare, riformista e liberale. Ad essa guardiamo e ci ispiriamo. Intendiamo sostenere il suo cammino e non escludiamo, quando i tempi saranno maturi, di entrarne a far parte integralmente. Il progetto di un partito unico conservatore e liberale italiano si situa nell'orizzonte dei grandi mutamenti politici europei che vede da una parte il PPE e dall'altra il PSE. Siamo convinti che i centristi, eredi ideali del Partito popolare italiano e della Dc che fu di Don Sturzo e De Gasperi, non possano rimanere fuori da tale processo e che abbiano il dovere di apportare il proprio contributo per l'edificazione di un grande partito dei moderati. L'Adc è fiera di richiamarsi alla grande tradizione popolare italiana dei cattolici liberali, a quella dell'insegnamento sociale della Chiesa e al liberal-conservatorismo. Noi poniamo al centro dell'attività politica, sociale ed economica la persona, il suo bene e la sua realizzazione integrale». Insomma, un'altra frangia della diaspora democristiana che non trova pace e che, dopo la fuoruscita dall'Udc di Casini cerca una sponda, offerta da Berlusconi in una cena a casa sua con lo stesso Pionati. Come tanti orfanelli della Democrazia cristiana in cerca d'autore (vedi anche i Popolari liberali di Giovanardi) e soprattutto di una casa politica che non li lasci ai margini, anche Pionati pensa di portare acqua al mulino del Cavaliere di Arcore per fargli raggiungere l'auspicato 51% attraverso queste forze collaterali, che dovrebbero portarlo al dominio incontrastato della nazione. Quello di Pionati è un tentativo disperato di visibilità che sarebbe vanificato all'interno del Popolo della Libertà, mentre con un proprio partito, l'ennesimo di questo Paese, cerca di poter contare ancora qualcosa, senza finire nel calderone berlusconiano, lasciando aperta la porta ad un'immediata confluenza nel Pdl in caso di insuccesso politico. Un tenativo di accreditare un'inesistente autonomia da Berlusconi. Nessuna novità, dunque, sul fronte politico del centrodestra, solo una passerella per questo ex giornalista che ha scelto di passare dal fronte dell'informazione a quello della politica e che, a nostro parere, moltiplicando il numero dei partiti, senza un reale progetto politico (cosa c'è di nuovo o di diverso nell'Alleanza di centro?) contribuisce solo a creare maggiore confusione negli elettori. Ma a Molfetta, si sa, comanda solo il sindaco e i suoi vassalli possono solo adeguarsi alle sue diposizioni, altrimenti sono fuori dalla giunta e dal consiglio comunale: ben vengano “forze collaterali”, purché restino “allineate e coperte”.
Autore: Paolo Marzocca
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NON E' UN'OPINIONE... E' SOLO UNA RINFRESCATINA DI MEMORIA... ---------- RAI - MEDIASET, INTERVIENE L'AUTHORITY: IL DUOPOLIO FAVORISCE LA COLLUSIONE Repubblica — 23 novembre 2007 - pagina 2 - sezione: POLITICA INTERNA ROMA - Un primo atto concreto già c'è. L' Authority per le comunicazioni «ha aperto un' istruttoria» sul patto Rai-Mediaset che ha omologato e addomesticato l' informazione televisiva. Corrado Calabrò premette che l' indagine «valuterà i fatti», non sarà limitata cioè alle notizie giornalistiche sulle intercettazioni e all' inchiesta di Repubblica. Il presidente della Agcom, nell'audizione in commissione Cultura alla Camera, è durissimo sulla Rai («è un pachiderma semi paralizzato da spinte politiche contrapposte») così come sul conflitto d' interessi e «il duopolio che ha favorito lo scambio d' informazioni con legami informali tra le due parti e una simmetria che ne ha facilitato la collusione». Pluralismo, rispetto delle regole e indipendenza dell' informazione spazzati via. Ma per Silvio Berlusconi la "centrale unificata tv" che ha dato un' informazione manipolata ai cittadini," non è mai esistita. Quel che c' è, dice, è un attacco contro di lui. «Ci sono iene e sciacalli», si difende l' ex premier e proprietario di Mediaset. Una difesa solitaria, sprovvisto com' è degli alleati della Cdl. In primo luogo Gianfranco Fini che - a ennesima riprova del gelo tra lui e il Cavaliere - nega assolutamente ci sia un' operazione di sciacallaggio. Fini di sciacallaggi non ne vede in giro, però non si iscrive a nessuno dei due partiti, «né con chi pensa questo sia un complotto ai danni di Berlusconi né con chi ritiene sia stato un tentativo di Berlusconi di assoggettare la Rai». Tuttavia il presidente di An ammette che un riassetto del sistema radiotelevisivo è necessario: non è un apprezzamento della riforma Gentiloni («Non va bene») ma una parziale apertura, dal momento che riconosce «l' urgenza» di fare qualcosa su informazione e conflitto d' interessi. Una divaricazione tra Fini e Berlusconi sempre più accentuata. Minimizza il Cavaliere sul patto Rai-Mediaset. «Al telefono si parla come quando si è sul lettino dello psicanalista, i contenuti appartengono in qualche modo all'ambito onirico delle persone...non ho perso tempo a leggere le intercettazioni, queste telefonate sono la normalità tra chi fa tv. Siamo ai limiti della comica». E poi va all'offensiva: «Questa è una lesione della privacy, della singola libertà del cittadino» perché sono intercettazioni che «mettono sotto controllo cittadini qualsiasi e il cui contenuto viene pure reso noto: lo scandalo vero è che nessuno in Italia è più sicuro di poter parlare al telefono». E si schiera con Deborah Bergamini, sua ex assistente personale diventata dirigente Rai adesso nell'occhio del ciclone con Fabrizio Del Noce e Clemente Mimun. Sul conflitto d' interessi poi, nega a spada tratta. «Una legge sul conflitto d' interessi c'è già», liquida la questione intervistato a La7 da Giuliano Ferrara. Giura non ci sarà un riflesso tra la vicenda Rai-Mediaset e il confronto con Walter Veltroni e il centrosinistra sulla legge elettorale. «Non credo freni il dialogo». Sul patto Rai-Mediaset scende in campo l' ordine dei giornalisti. Oltre a Bergamini, Mimun e Del Noce anche Bruno Vespa e FRANCESCO PIONATI sono stati convocati dall'ordine dei giornalisti del Lazio che ha segnalato ai rispettivi ordini regionali della Lombardia e della Toscana gli altri giornalisti finiti nelle intercettazioni, cioè Carlo Rossella, Mauro Crippa e Antonio Socci. - GIOVANNA CASADIO http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/11/23/rai-mediaset-interviene-authority-il-duopolio-favorisce.html E' POI RITORNATO ALLA "CASA DEL PADRE... TELEVISIVO... E IN PARLAMENTO"!!! ...F.R... "TRAVAGLIANO" DI MOLFETTA.
Non si ferma più la nascita di nuovi partiti, nuove corporazioni sempre più incomprensibili anche se presentati e discussi. Sempre più a confondere la volontà popolare. Se non ci fossero state le elezioni del 13 e 14 aprile probabilmente non avremmo mai saputo che in Italia i partiti politici sono ben 177. Un numero enorme, spropositato, da fare paura. Come dire in Italia chi si sveglia per primo può decidere di fondare un partito e mettersi in lista per ottenere contributi, rimborsi di spese elettorali e quanto. I simboli sono davvero allucinanti: c'è il partito degli astenuti, il partito degli impotenti esistenziali, il partito dei giocatori d'azzardo per la liberazione di tutti i giochi d'azzardo. Al Viminale i simboli dei 177 partiti hanno riempito ben sette grandi bacheche. E poi c'è il partito "omnia" che ha per simbolo numerosi palloni di calcio e c'è il partito fondato da un certo A. Di Dio che si è autocandidato a Premier, Italia Popolare. E ci sono otto falce martello, cinque fiamme tricolori, due edere verdi, cinque rose bianche, quattro scudi crociati etc.etc.. Se questa geografia del mondo politico-partitico italiano non fosse così squallida, verrebbe veramente da riderci sopra. Nessuna Nazione ha una politica di partiti così esponenziali e così inutile. D'altra parte però, se la corsa a fondare un nuovo partito è così frenetica un motivo ci deve essere. Un motivo però molto distante da qualsiasi ideale e da qualsiasi volontà di essere utile alla collettività. Intanto il costo aggiuntivo delle elezioni del 13 e 14 aprile è stato di trecento milioni di euro. Sono i soldi dei rimborsi elettorali che i partiti continuano a riscuotere nei tre anni che mancavano alla fine della legislatura interrotta dalla crisi del Governo Prodi e che si aggiungono ai nuovi rimborsi elettorali ai quali i partiti avranno diritto in forza alle prossime elezioni. Così i partiti prenderanno i soldi due volte! E questo perchè nella Legge n.51/2006 è stata, in tutta fretta introdotta la seguente norma. "In caso di elezioni anticipate i rimborsi versati di anno in anno, non si interrompono" Nel 2005 i partiti hanno ricevuto 196 milioni di euro, cui vanno aggiunti i circa 90 milioni dei contributi ai gruppi parlamentari, a carico del bilancio delle Camere. In Italia il finanziamento pubblico ai partiti è stato abrogato con il referendum del 1993, che si chiuse con una sorta di plebiscito: a favore della cancellazione si espresse il 90,3 per cento dei votanti, che furono il 65,8 per cento degli aventi diritto. Ma naturalmente il referendum non poteva azzerare il finanziamento pubblico dei partiti, che ha semplicemente assunto un'altra forma, quella dei fondi destinati con periodicità annuale al rimborso delle spese elettorale. Lo stesso si può dire delle liste civiche: una abnorme quantità di liste che nel tempo sono scomparse per poi confluire nei partiti esistenti o semplicemente scomparire nel nulla.Per non parlare delle pensioni. Per questi signori che dopo pochissimi mesi di presenza nell'aula di Montecitorio e Palazzo Madama, senza aver fatto nulla per l'Italia e gli italiani, hanno già maturato una pensione di platino e tutto alla faccia dei pensionati che hanno sgobbato una vita e che dopo una vita di lavoro adesso per mangiare raccattano la verdura rimasta a terra nei mercati e debbono profittare delle varie organizzazioni umanitarie per avere un pasto caldo. Il problema dei partiti in Italia è dato dal fatto che sono troppi: e purtroppo ad un'offerta quantitativamente così ampia non corrisponde una reale varietà di contenuti, nè modelli di comportamento. Questo problema non è risolvibile a breve, perchè trova la sua motivazione nella logica perversa della politica odierna, che vede nei partiti un mezzo per ottenere una poltrona, una regalia o un previlegio; rispetto a questo, a nulla serviranno le varie proposte di riforma della legge elettorale, perchè è necessario un cambio di mentalità. E soprattutto il rinascere di proposte politiche chiare e ben definite. Un primo passo, sarebbe un cambio generazionale di uomini non vassalli di partiti e non indottrinati politicamente.
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