Il Rotaract per l’inclusione delle persone LGBTQI+
In Italia è sempre più diffusa la convinzione che i diritti e le libertà civili, in particolare quando coinvolgono la comunità LGBTQI+, siano una questione di sinistra. Tuttavia, garantire i diritti civili dovrebbe essere alla base di qualsiasi democrazia, ed è quasi anacronistico al giorno d’oggi opporsi all’interazione libera di individui a causa di stereotipi e pregiudizi. Così come la società, anche la lingua si evolve e diventa fondamentale chiamare le differenze per non renderle trasparenti; è solo riconoscendo le diversità e chiamandole per nome che diamo visibilità e permettiamo ad esse di esistere. Il Consiglio d’Europa si è espresso in favore dell’utilizzo di una corretta terminologia per favorire l’inclusione e combattere abusi e discriminazioni nei confronti della comunità LGBTQI+ tanto da stilare un glossario con terminologia di base a partire dalla definizione di orientamento sessuale, ovvero “la capacità di ogni persona di provare attrazione (fisica, emotiva, sessuale, psicologica e/o di altre tipologie) e relazioni con un’altra persona”, e la definizione di identità di genere, che è da riferirsi “all’esperienza di genere interiore profondamente sentita da ogni persona, che può corrispondere o meno al sesso assegnato alla nascita, incluso il senso personale del corpo e altre espressioni di genere come l’abbigliamento, il modo di parlare e di porsi”. Con l’acronimo LGBTQI+ si fa riferimento, nell’ordine, a persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender-transessuali, queer, intersessuali, mentre il segno ‘+’ include anche gli individui che si identificano in altre categorie di orientamento sessuale o identità di genere non specificate nel suddetto acronimo. La sfera personale, emotiva, affettiva e relazionale è infatti da intendersi non come un binomio, ma come uno spettro con molteplici sfumature, in cui ognuno è libero di identificarsi o meno nella definizione che più sente propria. In una società eteronormativa che vede come diversa una persona appartenente alla comunità, diventa necessità individuale, ma anche sociale, fare coming out: quest’espressione deriva dall’inglese “coming out of the closet” che letteralmente significa “uscire dall’armadio”, ovvero “uscire allo scoperto” dichiarando apertamente il proprio orientamento o la propria identità di genere. Esistono, in realtà, molteplici coming out che ci si trova a fare: un processo delicato che si potrebbe definire come mai davvero concluso, un’azione che viene ripetuta nel momento in cui ci si confronta con ambienti differenti. Diverso è invece parlare di outing, ovvero l’azione di rivelare identità di genere od orientamento di qualcuno facendolo al posto del diretto interessato senza il suo consenso. Infatti, dichiararsi non è una posizione obbligatoria né ci sono regole precise, ognuno dovrebbe decidere se e come farlo. Per questo è importante creare un ambiente accogliente dopo il coming out di una persona cara, dimostrandosi aperti e tenendo presente che la persona che abbiamo di fronte non è cambiata, ha solo trovato la sua vera identità. Parlare di inclusione diventa, dunque, fondamentale per educare al rispetto delle diversità. Ne è convinta Gaia Sciancalepore, referente del Rotaract per il Distretto 2120, che porta avanti con orgoglio la divulgazione di queste tematiche. Il Distretto Rotaract, che coinvolge Puglia e Basilicata, ha infatti in programma per l’anno 2022/23 un service chiamato “RACinbow” volto a diffondere notizie relative alla comunità LGBTQI+ con una campagna social e webinar che coinvolgano anche le associazioni locali. “Il service nasce in realtà durante l’inverno del 2021, quando 16 Club del Distretto 2120 decidono di collaborare per parlare di inclusione, delle diverse identità di genere e dei differenti orientamenti sessuali e romantici” afferma Gaia Sciancalepore, che prosegue: “nel 2021 abbiamo informato e dato notizie sul mondo LGBT+ sul profilo instagram e attraverso un webinar in cui sono intervenuti membri di AGEDO Foggia, di Arcigay Foggia e MiXED LGBTI, col fine di rispettare le diversità e imparare da queste con l’opportunità di vedere il mondo con colori nuovi ed inclusivi. Quest’anno sono felicissima di portare avanti la stessa causa a livello distrettuale, abbiamo già tenuto un’assemblea con questi temi coinvolgendo Grazia Iannone, presidente Arcigay BAT, e Titty Merafina, vicepresidente e consigliera nazionale Arcigay BAT nonché coordinatrice regionale Arcigay Puglia. Non vediamo l’ora di fare molto altro soprattutto sul territorio”. È da azioni come queste che si dovrebbe partire, con l’obiettivo di rendere la società più inclusiva e accogliente, affinché non ci siano più pregiudizi, discriminazioni e violenze. Perché l’uso di una parola piuttosto che un’altra, un pronome corretto, chiamare le diversità col proprio nome può fare la differenza tra il rispetto dei diritti umani e la percezione di un’offesa. Le parole sono un’arma potente, per questo dovremmo imparare a maneggiarle con cura, seminando libertà e facendo fiorire ogni forma d’amore, perché vincano sempre il rispetto e l’orgoglio di essere nulla di diverso da quello che si è. Perché, in fondo, ognuno è unico ma apparteniamo tutti alla stessa specie: gli esseri umani. © Riproduzione riservata