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Il reuccio è nudo
15 giugno 2012

 

Siamo all’epilogo di un’esperienza di governo disastrosa per la città di Molfetta, che man mano che passa il tempo sta rivelando i danni e le macerie che è destinato a lasciare dietro di sé. Come è avvenuto in Italia dopo il quasi ventennio di Berlusconi, accade a Molfetta dopo le due amministrazioni (e mezzo, considerato il periodo anomalo della giunta di Tommaso Minervini) guidate dal sindaco-senatore Antonio Azzollini. Ci tocca tornare, nostro malgrado, sull’argomento. Avremmo preferito parlare di altro, di qualcosa di positivo, ma il crescendo dei fatti negativi di questa città, ci costringe, da cronisti, a commentare, ancora una volta negativamente, una situazione che anziché migliorare, come auspicavamo, va peggiorando. Per fortuna l’opposizione di centrosinistra sembra risvegliarsi dal suo torpore e racconta in piazza e non solo nel consiglio comunale, le malefatte di Azzollini & C. soprattutto sul fronte dell’illegalità diffusa e della mancanza di regole, che “Quindici” denuncia da sempre. Il ruolo di un giornale è quello di essere la coscienza critica dell’amministrazione, il cane da guardia della democrazia e della legalità. Anche se siamo gli unici a farlo e questo ci provoca le antipatie al limite dell’odio espresse pubblicamente dal sindaco e dai suoi sodali, continueremo sulla nostra strada, senza farci intimidire. Continueremo a raccontare la verità, quello che gli altri non dicono e non hanno il coraggio di scrivere, perché la nostra è una battaglia di civiltà e democrazia. Nell’ultima seduta del consiglio comunale e nell’assemblea della Consulta femminile abbiamo assistito ad un’aggressione nei confronti di “Quindici”: in prima fila lo stesso sindaco Azzollini, sua moglie e la sua segretaria, oltre il suo codazzo di servi, pronti a far rumore per un piatto di lenticchie. Si è svegliato dal letargo perfino il consigliere regionale dormiente Antonio Camporeale, che ha fatto il suo primo intervento alla Regione, proprio sull’ospedale. E così loro, i grandi bugiardi che continuano ad ingannare la città, ci accusano di dire bugie (vale sempre il vecchio adagio: il bue dice all’asino cornuto), come faceva Berlusconi con gli italiani che alla fine si sono ritrovati in mutande. Lo stesso accadrà a quei molfettesi (sempre meno) che ancora credono alle favole del porto, dello sviluppo, della città principessa e di tante altre fantasie balzane che racconta il nostro sindaco, degno allievo del suo padrone, ormai ex premier. Ma la perdita sempre più evidente di consenso (non si trova un azzolliniano manco a pagarlo, tranne la sua cricca) sta facendo perdere le staffe al sindaco-senatore (quanti danni ha provocato il doppio ruolo). E’ sempre nervoso, aggredisce i giovani accusandoli di averlo fischiato e insultato al concerto di Piovani, attacca anche un redattore di “Quindici” Giacomo Pisani che stava tranquillo in piazza con alcuni amici. Insomma, dal teatro dell’assurdo alla commedia dell’arte, Azzollini e la sua corte dei miracoli appaiono sempre più ridicoli in atteggiamenti indifendibili, sostenendo tesi contrarie a quelle dette in passato. La vicenda dell’ospedale è una di queste: Azzollini organizza la contestazione al direttore sanitario Annalisa Altomare, dimenticando i tagli del passato ad opera del governo Fitto, che aveva cancellato l’ospedale di Molfetta, mentre il governo Vendola ha ricostruito un presidio ospedaliero accettabile. Ma Azzollini dimentica a Molfetta (contrariamente a quanto dichiara) il suo ruolo di senatore, con i disastri delle ultime leggi finanziarie e la gestione economica scellerata di Tremonti e del governo Berlusconi, che costringono oggi il tecnico Monti a dolorosi tagli. Ma lui a Roma stava in Senato o in albergo? Sicuramente in Parlamento, come dimostra l’assiduità delle sue presenze, che però, confermano come sia uno degli artefici dei misfatti finanziari che i cittadini pagano caro oggi. E così il sindaco dopo aver organizzato la gazzarra contro “Quindici” nella riunione della Consulta, con moglie e segretaria in primo piano a sventolare le copie di un articolo sull’ospedale del nostro quotidiano on line, replica la sceneggiata in consiglio comunale, chiama anche le televisioni a riprendere la gazzarra e uno striscione contro “Quindici” (grazie per la pubblicità).  È evidente che Azzollini sta perdendo le staffe, è molto nervoso, le indagini della magistratura lo disturbano (e rischia di essere coinvolto nei vari scandali da quello edilizio a quello del porto e infine al depuratore), e non riesce ad accettare il suo declino inarrestabile e lo sfaldamento della sua compagine, dove già alcuni topi stanno scappando dalla nave che affonda. Quando un despota vede perdere il suo potere, diventa anche pericoloso per la democrazia e si spiegano così le aggressioni di stampo fascista e il tentativo di mettere il bavaglio (altro che garantista!) a “Quindici”, l’unico giornale che non controlla e che racconta la verità a Molfetta. Una verità scomoda che parla del degrado della città, della distruzione del territorio (caso Altomare) e dell’ambiente (sequestro del depuratore per gli scarichi a mare dei liquami), delle varie inchieste della magistratura (nei corridoi del Comune è più facile incontrare finanzieri e agenti della Forestale che impiegati), dei gazebo della frutta illegali e privi di servizi igienici, della lacerazione sociale e dell’impoverimento della città, della rovina del commercio cittadino a favore dei centri commerciali, dei disastri del porto, e così via. Così il sen. Antonio Azzollini sapendo che non potrà ricandidarsi al Comune, né al Senato, è nervoso e cerca di saltare fuori anch’egli dalla nave del Pdl prima che affondi. E così, come tentò il passaggio con Fini, non riuscito, ora cerca di traghettarsi verso Montezemolo, auspice il sen. Nicola Rossi, componente anch’egli della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Tutto per ottenere una candidatura. Chissà cosa ne pensano l’ex ministro Raffaele Fitto, suo acerrimo nemico e lo stesso Silvio Berlusconi? Quindici non si farà intimorire dalle minacce del sindaco, non siamo un partito, non facciamo politica, ma informazione, siamo nati nel 1994 come espressione della società civile alla quale abbiamo dato voce in questi 18 anni e oggi, alla stessa società civile facciamo appello per un risveglio delle coscienze, per liberare Molfetta dalla peggiore amministrazione del dopoguerra e ridare una speranza ai cittadini per un reale cambiamento e un rilancio della città. Sarà duro, occorreranno sacrifici per rimuovere le macerie, ma tutti insieme gli uomini liberi di questa città possono ritrovare l’orgoglio del passato e superare un momento che è già critico, ma si prevede ancora più difficile. E’ l’unica speranza per dare un futuro migliore ai nostri figli.  

Autore: Felice de Sanctis
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