Il premio Thesaurus della critica a Marco Ignazio de Santis
Nella Casa Cava di Matera, domenica 28 ottobre, è stato attribuito a Marco Ignazio de Santis (apprezzato collaboratore di “Quindici”) il Premio speciale della critica “Thesaurus” per la silloge narrativa «Vaghe stelle» e altri racconti, edita quest’anno dalla Genesi Editrice di Torino. Il riconoscimento è stato conferito al prof. de Santis nell’ambito della prima edizione del Premio internazionale di arti letterarie “Thesaurus”, indetto dal Cenacolo Letterario Internazionale “Altre Voci” con il patrocinio del Comune di Matera, della Provincia di Matera, della Regione Basilicata, della Provincia di Firenze, del Comune di Firenze, del Comune di Milano e del Comune di Pontremoli. La giuria del premio era formata da Alessandro Quasimodo, presidente onorario, Antonio Colandrea, presidente esecutivo del premio, Marina Pratici, consulente artistica, Antonella Pagano, presidentessa della giuria, Rodolfo Vettorello, presidente del cenacolo, nonché dagli scrittori e operatori culturali Carmelo Consoli, Raffaello De Ruggieri, Alessandra Montemurro, Rossella Montemurro, don Antonio Tortorelli e don Basilio Gavazzeni. A «Vaghe stelle» e altri racconti è andato il premio speciale della critica per l’agilità della scrittura, per la particolarità delle invenzioni e per la bellezza del dettato narrativo. La silloge, che raccoglie racconti composti e pubblicati tra gli anni Ottanta e il 2011, rappresenta un solido connubio di eleganza formale e originalità creativa. Svariate sono le tematiche, che muovono da un atto di accusa verso i logori riti e i malcostumi dell’establishment letterario (la novella eponima), per poi compiere interessanti incursioni nel sociale. La disoccupazione intellettuale, la piaga del lenocinio, l’ipocrisia dei tempi moderni, il disincanto di un’epoca che ha abdicato ai grandi ideali sono alcune tra le numerose tematiche che emergono in questa costellazione narrativa di pregio. La silloge evidenzia, inoltre, il fecondo legame tra ricerca letteraria e demologica proprio dell’attività intellettuale del de Santis. Ciò emerge in La taranta, che Gros-Pietro ha definito “quadro di rara perfezione compositiva”, e nella riscrittura della Commedia in Nella città di Dite, dove, in una confessione all’insegna del paradosso, scorgiamo Dante fare ammenda ed esaltare la grandezza del Cavalcanti. Tale auto-smascheramento del padre della letteratura italiana prelude al gran finale della raccolta, Apocalisse, un incubo surreale che, nella voce tonante dall’alto che dichiara conclusa la “farsa”, ancora una volta denuncia l’inautenticità alla base dei rapporti umani e del fluire delle cose.
Autore: Gianni Antonio Palumbo