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Il pianto dei commercianti
15 gennaio 2000

Egregio Direttore, da parecchio tempo sento l’esigenza di comunicarvi il mio rancore nei riguardi degli organi di informazione locale in seguito all’indifferenza totale con cui seguono le vicende del commercio a sede fissa nella nostra città. E’ pur vero che scrivere sul settore economico sopra indicato potrebbe sembrare “il parlare dell’acqua calda”, ma se una redazione decidesse di analizzare tecnicamente le problematiche ad esso inerenti, indicherebbe il reale stato di salute della comunità cittadina e volendo si potrebbe proporre anche come strumento di concertazione prima fra i soggetti privati interessati e successivamente fra questi e i soggetti pubblici. Questo è il momento giusto perché il commercio sta dimostrando una gran voglia di rinnovamento e non cerca più di trincerarsi in funzione difensiva e corporativa, dietro il baluardo delle barriere all’ingresso, ma chiede di essere messo in condizione di poter competere. Iniziamo a discuterne. Michele A. Palombella Caro Palombella, la lettera che lei ha inviato agli organi di informazione locale per il suo contenuto non doveva avere quantomeno noi come destinatari. Come lei sa e, nel caso non lo sapesse, la informo, QUINDICI è stato l’unico giornale ad occuparsi in maniera continua e abbastanza completa del problema del commercio a posto fisso, con una serie di articoli e inchieste (con grande impegno di tempo e lavoro) in vari numeri (che sarebbe troppo lungo e noioso elencare), abbiamo analizzato perfino la nuova legge e le possibili conseguenze sui negozi di Molfetta; abbiamo esaminato il problema del nuovo ipermercato e gli effetti sul territorio e sui piccoli esercizi; ci siamo occupati della "rottamazione" dei negozi e abbiamo spiegato la nuova normativa, sentendo i rappresentanti di categoria e abbiamo perfino organizzato un forum nella sede del nostro giornale (riportandone i risultati in ben tre pagine di "Quindici") con la partecipazione di sindacati, amministratori e parlamentari. Più attenzione di così! Le sue critiche, perciò, sono non solo ingenerose, ma vanno rivolte altrove. Del resto il nostro giornale è sempre attento ai problemi dell’economia locale, dedicando ogni volta ben 4-5 pagine a questi temi. Siamo noi che invece dovremmo fare più di una critica ad alcuni commercianti, che oltre a non riuscire a mettersi d’accordo fra loro su alcune iniziative che potrebbero rilanciare il settore, si ricordano dell’esistenza dei giornali solo quando hanno bisogno di piangere (una cosa che sanno fare bene!). La funzione dei giornali è fondamentale per stimolare le attività economiche, per un ruolo di mediazione fra gli amministratori, le categorie economiche e l’opinione pubblica. Se nessuno parla dei vostri problemi, questi restano sconosciuti al grande pubblico e sono destinati solo agli incontri tra gli addetti ai lavori, i quali finiscono per parlarsi addosso, senza concludere nulla. Comunque, la sua lettera è forse il segno che alcuni commercianti cominciano a muoversi. Noi siamo, come sempre, aperti al confronto e continueremo ad occuparci dei vostri problemi, ma è anche l’ora di una sincera autocritica da parte vostra. Il “Percorso” non è un fossile Gentilissimo Direttore, ho letto l’articolo, a firma di Lella Salvemini, sulla realtà politica dell’attuale maggioranza. Nei cinque righi dedicati al “Percorso”, si esprimono apprezzamenti sulla mia coerenza, di contro si etichetta il Percorso “come fossile del passato, frammento fra altri frammenti” un giudizio, a mio parere, inopportuno e inadeguato per un movimento che continua a richiamare idealità, progettualità, regole e metodi. Nei dibattiti politici degli ultimi consigli comunali, non solo da parte mia, si è affermata la validità del processo messo in atto nel ’93 dal “Percorso”. Si è anche detto che esso non è ripetibile per il coinvolgimento che ha promosso, per l’entusiasmo che ha sollevato ma si è anche affermato che è un processo ancora in atto per le regole e il metodo espressi. La progettualità politica del “Percorso”, infatti, è stata frutto di una riflessione ampia e articolata tra le varie componenti del movimento, espressioni molteplici della società civile e la sua partecipazione all’attività politico-ammnistrativa è caratterizzata, tuttora, dalla volontà di offrire le sue competenze in maniera disinteressata e trasparente, per la crescita della comunità cittadina. L’attuale crisi politica si sarebbe potuta risolvere, probabilmente, optando, da tempo, per soluzioni politiche arcaiche con un rimpasto di poltrone e con l’affidamento di incarichi per soddisfare le richieste, non sempre legittime, di alcuni. A voler guardare, tra l’altro, alcune forze e movimenti politici presenti in consiglio, forse sarebbe più opportuno affibbiare loro l’aggettivo “fossile”: partiti che si ripropongono con sigle nuove ma con personaggi superati, personaggi nuovi ma con la loro fossile politica! La necessità di una politica trasparente, disinteressata, partecipata, al servizio della città, è forse già diventata una “realtà fossile” dato i tempi che corrono? E definire il Percorso “un frammento tra altri frammenti” non è forse non voler cogliere la sua diversità? Cioè l’essere portatore, ancora oggi, di novità, rispetto ad altri frammenti? Il Percorso continuerà il suo impegno nella convinzione che la strada intrapresa, rappresenta una possibilità reale di veicolare nella politica valori, regole e metodi che spesso le sono estranei. Grazie per l’attenzione. Franca Carlucci Consigliere comunale del Percorso per l’Ulivo Riordino della segnaletica stradale Pubblichiamo la lettera che segue, ricevuta per conoscenza, perché affronta un problema di interesse generale. Egregio Comandante dei Vigili Urbani, faccio seguito alla mia lettera inviataVi per conoscenza il 09.02.1999, con la quale chiedevo al Sindaco un riordino della segnaletica stradale della zona di ponente e, nel ringraziare l’amministrazione comunale per il rapido riscontro della mia richiesta evasa nel giro di un mese, torno questa volta a chiedere il Vostro intervento a causa di un Vs. inesistente presidio nella stessa zona di cui sopra la quale, per la presenza di un supermercato, necessiterebbe di un pattugliamento molto più attento e costante (soprattutto in alcune ore). Scrivo con rammarico perché, dopo il primo periodo in cui fu affissa la nuova segnaletica, in cui per educare gli automobilisti ai nuovi sensi di marcia la Vostra presenza era continua, la zona è stata di nuovo inspiegabilmente esentata da ogni controllo. I camion che scaricano merce per il supermercato, sono tornati a farla da padroni (anche perché viene ignorato il segnale di divieto di sosta posto su di un lato di “prolungamento via Pia”), posizionandosi a qualsiasi ora del giorno ora centro strada, e alcune volte in ore strategiche, ad esempio quando la gente deve recarsi al lavoro (alle 8.00 circa) e prendere quindi la propria auto, occludendo praticamente le strade e non consentendo, quindi, l’uscita dei veicoli che si trovano malauguratamente parcheggiati sul lato consentito. Quando si mettono dei segnali stradali, questi devono essere fatti rispettare, altrimenti diventano un optional ed un simpatico arredo stradale, nonché sperpero di denaro pubblico. Fiducioso quindi in un più puntuale e continuo pattugliamento della zona affinché questi inconvenienti vengano ridotti al minimo possibile (e possibilmente eliminati). Corrado Pisani Una lettera ignobile Abbiamo ricevuto una lettera (con numerose firme) in cui erano contenute dichiarazioni "esplosive" nei confronti di persone e istituzioni. Chi si aspettava di trovare in questo spazio quella lettera della quale pretendeva la pubblicazione ("da pubblicare", era sottolineato, con una sorta di imperativo categorico) resterà deluso, ma come è nostra abitudine e serietà professionale verifichiamo scrupolosamente tutto ciò che arriva in redazione. Certo, come è inevitabile in un lavoro che per la sua natura e i suoi tempi viene fatto in fretta (e il nostro mensile nella fase finale è realizzato quasi come un quotidiano sia per necessità temporali, sia per scelta, peressere più aggiornato possibile) l’errore è sempre in agguato. Ma si tratta sempre, quando accade, di errori involontari, errori “tecnici”, non certo dovuti a mancate verifiche nel tentativo di fare un colpo giornalistico. Non andiamo, infatti, a caccia di inutili scoop, né di scandalismi a buon mercato, utili solo per fare rumore o per vendere qualche copia in più, né utilizziamo il giornale come fanno altri come strumento improprio per squallide diffamazioni striscianti (sicuri, chissà perché e chissà come, dell’impunità), né per denunce indirette alla magistratura per vergognose operazioni, servendoci di arbitrarie interpretazioni di fatti, scrivendo notizie non vere o “gonfiate” per ignobili speculazioni a danno delle persone. Ecco perché i mittenti della lettera in questione avrebbero fatto bene a rivolgersi altrove. Inoltre, dalla nostra verifica è risultato che le firme in calce alla lettera, inviataci per posta, erano non solo false, ma apposte dalla stessa mano utilizzando nomi diversi. Voleva forse essere una trappola o altro? E’ un episodio squallido che denunciamo e respingiamo. La verità e la serietà fanno parte del nostro codice deontologico e perfino genetico di comportamento: lo sanno bene i nostri lettori, per i quali abbiamo grande rispetto. Per dire la verità, per essere coerenti e intellettualmente onesti abbiamo anche pagato prezzi alti. Continueremo a farlo.
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