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Il nucleare “all'italiana”: il cesio! 23 siti censiti di spazzatura nucleare… ad oggi…
01 aprile 2011

Nel mio precedente contributo, sull’annoso argomento – il nucleare “all’italiana” - mi chiedevo come fosse possibile pensare di costruire le centrali nucleari nella terra dove non si riesce a gestire la spazzatura, la sanità, la scuola, la giustizia … nella terra di parentopoli, tangentopoli, appaltopoli, mafiopoli ... E non avevo ancora appreso del vile affronto fatto all’Italia – terra del Bunga Bunga e dell’eterna incompiuta, la Salerno-Reggio Calabria - dai Giapponesi: aver ricostruito un tratto di autostrada distrutto da un terremoto d’inusitata potenza, le cui sole scosse di assestamento sono paragonabili ai nostri terremoti più distruttivi – l’Aquila, Irpinia, Belice, Friuli … - nel tempo record di appena 6 giorni. I Giapponesi dovrebbero vergognarsi! Non si sputtanano un intero popolo e i suoi governanti in questa maniera! 

Battuta a parte (ma ahimè la notizia è vera, e non è una bufala), mi ponevo anche un interrogativo: se fosse lecito fidarsi di gente che per interesse, corruzione, malversazione sarebbe capace di sotterrare una barra d’uranio, nei nostri giardini. Una metafora? Chissà … Che strana risposta ma, soprattutto che senso ha porsi una domanda del genere? Come si può azzardare il dubbio, che tra la realtà e la metafora non ci sia una netta linea di demarcazione? Infatti, non avrebbe alcun senso porsi un simile quesito in una nazione che da circa 30 anni ha visto arrestare le proprie centrali nucleari, ed ha visto soprattutto i cittadini impedire ai propri governanti – ogni tanto per fortuna accade - di costruirne di nuove. Certo, non avrebbe un senso, e come sarebbe possibile, senza centrali, senza nucleare, continuare ad avere problemi con le scorie, la radioattività e i tumori? Infatti, è impossibile! Ma in una qualsiasi altra nazione, che non fosse l’Italia, però! Incredibile ma vero, i problemi con il nucleare, con le scorie nucleari, li abbiamo avuti ugualmente pur non avendo più centrali nucleari funzionanti da circa 30 anni. E poteva mancare la mafia? Certo che no. E potevano mancare gli insabbiamenti, i depistaggi, le morti sospette, e le tante famose verità ufficiali? Certo che no!
Ho commesso però un errore, nel mio precedente articolo, quando vi ho chiesto: “Ve le immaginate mafia, camorra, ‘ndrangheta a fare a gara a chi sotterra meglio le scorie in qualche parco naturale, o in fondo al Tirreno, con l’affondamento di qualche carretta dei veleni?” Infatti, non c’è niente da immaginare! A distanza di vent’anni, c’è un fantasma che continua ad aleggiare. Era il 14 dicembre 1990 quando la motonave “Rosso” si arenava sulla spiaggia di Amantea, in provincia di Cosenza. Alla fine degli anni ‘80 aveva “legalmente” trasportato rifiuti tossici dal Libano all’Italia, su mandato del governo italiano. Ma il sospetto, alimentato da più inchieste della magistratura e dei mass media, è che la “Rosso” sia una delle “navi a perdere”, contenente materiale radioattivo, destinata inizialmente ad essere illegalmente affondata in alto mare. Ma fu spiaggiata a causa di un imprevisto, il maltempo e privata di un contenuto “scomodo” nottetempo, nascosto a pochi chilometri. Ora che senso ha “abbordare”, una nave piaggiata di notte, la prima notte - è quesito che a tutt’oggi non conosce risposta. Le c.d. verità ufficiali, sovente cozzano maledettamente con la logica… E poi di notte! Perché? 
Sappiamo quanto siano “importanti” (rectius: depistanti) in Italia le c.d. versioni ufficiali (Ustica, Piazza Fontana e tanti altri oscuri episodi di una lunghissima e forse interminabile sequela del torbido di una interminabile notte di questa Repubblica). Ma visti “i precedenti” (praticamente tutti), di queste versioni ufficiali (di lì a qualche anno qualcuno sotto gli assalti terroristici della mafia pensò bene di attenuare il 416 bis, giusto per dirne una …), possiamo legittimamente dubitare della veridicità anche di quest’ennesima versione ufficiale . Ebbene, secondo la versione ufficiale, la motonave Rosso subisce una falla all’interno della sua stiva a causa del maltempo che ha sganciato un piccolo elevatore. Il mayday avviene davanti alla costa di Falerna, alla distanza di 15 chilometri, alle ore 7,55. I soccorsi partono subito dall’aeroporto di Lamezia Terme che invia due elicotteri a recuperare l’equipaggio. L’evacuazione dell’equipaggio della motonave avviene alle ore 10 ed un quarto. Ma succede un fatto abbastanza insolito: la nave non affonda, le correnti fortissime la spostano verso il nord della Calabria ed alle ore 14 la nave spiaggia ad Amantea in località Formiciche.
Quando, da parte di chi e come nascono i primi dubbi sulla natura del materiale trasportato dalla motonave? Secondo un rapporto di Greenpeace nel 1989 sono quattro le navi che caricano rifiuti tossici per conto di aziende private o per conto del Governo italiano: la Jolly Rosso, la Cunsky, la Vorais Sporadis e l’Yvonne. Quest’ultime tre sono le navi che un pentito di ‘ndrangheta poi dirà di aver affondato nei mari fra Maratea (Basilicata) e la Calabria.
E’ quindi normale che quando questa motonave “Rosso” si arena sulla costa calabrese si crea un allarme nelle popolazioni. Chi sale sulla motonave la mattina del 15 dicembre? Molte persone vi salgono, ma non è stato mai possibile leggere i verbali e non si sa neppure se qualcuno abbia stilato verbali sulle visite sulla nave. Dagli interrogatori resi alla commissione sui rifiuti e dall’inchiesta fatta dal pm Francesco Greco, sappiamo però che il comandante della capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina, sale su quella nave il giorno dopo lo spiaggiamento e dice di aver visto sulla plancia delle carte nautiche e dei fogli con strani simboli triangolari, come se fosse una “battaglia navale”, questo il termine usato da lui stesso.
Che fine fa la “Rosso” e che fine avrebbe fatto il suo presunto contenuto? Il contenuto della nave resta un mistero. La società Messina dichiara che nelle stive della nave ci sono solo tabacchi e generi alimentari scaduti. Appena la nave spiaggia nessuno intervenne per isolarla. Le operazioni di controllo e sicurezza avvengono solo dalle ore 7 del mattino successivo. Nella “notte di Santa Lucia” - protettrice degli occhi dei vedenti, i nostri, e dei non vedenti, quelli delle verità ufficiali - sono parecchi i cittadini che sentono e vedono movimenti attorno alla nave. Ufficialmente il carico finisce in due discariche comunali nei pressi di Amantea. Scarichi che avvengono immediatamente senza alcun controllo diretto da parte delle autorità giudiziarie che si limitano subito a sminuire la portata dell’evento.
Difatti a distanza di qualche mese, il Gip chiude l’inchiesta e dà l’autorizzazione per lo smantellamento, nel giugno 1991, della motonave senza disporre controlli radioattivi su campioni del materiale interno alla nave, senza conservare i pezzi della nave con la presunta falla, senza analizzare per bene tutti i cosiddetti alimenti scaduti all’interno dei vari container. Quali nuovi indizi e testimonianze emergono negli anni? Nel 2005 viene aperta una seconda inchiesta e anche questa è archiviata nel 2009. Ma i fascicoli restano secretati e non sono visibili al pubblico. Perché?
Gli effetti sulla popolazione sono abbastanza rilevanti. Si registrano casi di tumore che superano la media nazionale, in un luogo dove non esiste una sola fabbrica inquinante. Il 18 aprile del 2007 la capitaneria di porto di Cetraro emette un’ordinanza che vieta la pesca in luoghi del mare, coincidenti con quelli segnalati dal pentito Fonti, dove da indagini fatte dall’Arpacal risulta un eccesso nei sedimenti marini di arsenico, cobalto e alluminio. Questa presenza di metalli pesanti la dice lunga su quanto possa esserci nei fondali del nostro mare. Chi preferisce il silenzio sulla vicenda? I soliti per i quali tutto è falso, tutto è complotto! Nessuno ci ha mai spiegato come fa il pentito Fonti a sapere che in quei punti vi erano delle navi affondate. 
E’ notizia di questi giorni (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/27/la-scoria-siamo-noi/100346/), da Nord a Sud, sono 23 i siti dove è stata raccolta la "spazzatura" nucleare italiana. E sono a rischio. Solo a Saluggia sono stoccati 80 bidoni di materiale liquido altamente pericoloso. Centrali sì, centrali no? Il vero problema è la monnezza nucleare che rimane, di cui non ci si occupa e che preoccupa. Dunque quando si parla di nucleare bisogna ricordare che le questioni che si aprono vanno poi anche chiuse. Ad aver lanciato l’allarme è Greenpeace, e “buona parte dei rifiuti sono posizionati vicino a sorgenti" 
Ci sarebbe tanto altro da scrivere e da dire su questa ennesima strana vicenda italiana della nave spiaggiata, ma il mio compito termina qua; non era quello di ricostruire l’ennesimo mistero della Repubblica, ma di pormi e porre a tutti voi un unico quesito: come verrebbe gestito il nucleare nella terra delle mafie, dei silenzi, dei depistaggi, degli insabbiamenti e soprattutto della Salerno-Reggio Calabria? Ebbene sì, l’interrogativo si è fatto ancora più preoccupante se si pensa che l’atomo è divenuto indomabile financo nella terra del sol levante, oggi ribattezzata dei “sei giorni”, non quelli che son serviti a Moshe Dayan per conquistare il Sinai o la Cisgiordania, e neppure quelli occorrenti a Dio per creare il mondo – la domenica come è noto si riposò - ma quelli occorrenti ai nipponici per ricostruire un’autostrada! Noi, al massimo avremmo utilizzato quei giorni per distribuire le mazzette e truccare le gare d’appalto!
 
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Autore: Nicola Squeo
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Ecco cosa non dovrebbe mai accadere e non dovremmo mai considerare: sbandierare le simbologie e il culto delle stesse. Il passaggio al fondamentalismo avviene spontaneamente e di logica conseguenza, quando non approfondiamo gli argomenti e confondendo - non sempre in buona fede -, l'altrui pensiero. Un volta costruite le bandiere, bisogna farle "benedire"!!! Sono favorevole al nucleare se gestito e amministrato responsabilmente da uomini consapevoli dei rischi in questione, facendo "tesoro" di quanto accaduto in passato; sono favorevole al nucleare se la gestione degli appalti siano affidati alla credibilità e all'onestà degli operatori del settore; sono favorevole al nucleare se lo stesso non venga scambiato per un normale business per fare quattrini a discapito della comunità; sono favorevole al nucleare se tutto avvenga con trasparenza e senza nulla omettere e nascondere; sono favorevole al nucleare se venga legiferato con e da chi ha merito dimostrato, e non da chi ha "racimolato" più voti; sono favorevole al nucleare se la nostra classe politica smetta di litigare e a demonizzare l'avversario solo per un tornaconto personale, dimenticando qual'è la sua vera missione: amministrare il bene pubblico e non il bene personale e famigliare, senza pretese di favoritismi alcuni, gestire il potere non in nome del popolo ma per il popolo, democraticamente. In democrazia non dovrebbe esistere il "sovrano", ne il popolo e nemmeno lo stesso potere. Per quanto mi riguarda, qualora ci siano queste possibilità, "sono favorevole al nucleare". Non i "soliti argomenti" "ed allora beccati questo", misere considerazioni confusionarie e qualunquiste, da bar dello sport.

Credo, un equivoco in buona fede, colpa di analisi senza riflessioni. Già precedentemente segnalai che, l'articolo in oggetto, voleva segnalare ancora un aperto e sincero dialogo se dobbiamo avere “paura del nucleare o della gestione dello stesso”, ricordando le “caratteristiche della nostra italianità” in campo di costruzioni, appalti e gestioni. Ricordare gli avvenimenti tragici provocati dagli incidenti alle centrali nucleari su tutto il pianeta, è storia, cronaca, non negatività o contrarietà al nucleare. La Storia dell'uomo è piena di passaggi tragici dovuti a mutamenti e acquisizioni di nuove tecnologie: il cosiddetto prezzo da pagare. Mille poi sono le motivazioni se pagare quel prezzo sia alto o basso, e se ne vale la pena. Per quanto riguarda poi la “amatriciana”, permettetemi un “dolce sorriso”. Sono d'accordo con il sig. Bruno Porro sul termine improprio dell'uso dell'aggettivo “amatriciana”, ma sicuro e convinto nessuno abbia voluto offendere la comunità tutta di Amatrice a cui va tutto il mio personale e solidale rispetto. Nessuno ha voluto dare significato di malaffare, ne “alla maniera degli abitanti” di Amatrice. Personalmente uso dire alla amatriciana, ricordando il modo bonario e estasiato del grande Aldo Fabrizi, quando decantava gli spaghetti alla amatriciana; spaghetti con olio, guanciale pomodoro e pecorino, un piatto ben condito,“allegro” e spensierato, non certo dietetico e mediterraneo. Questo si vuole intendere per “amatriciana”, anche considerandolo un termine improprio, in casi e in argomenti di questo genere. L'espressione vivere non è “una mangiata di spaghetti” o una “passeggiata al chiar di luna”, non offende gli “spaghettari” o Beethoven e tutti gli amatori del grande musicista. Saluto e abbraccio cordialmente il Sindaco e tutta la comunità di Amatrice, sicuro della loro intelligenza analitica a considerare l'inconveniente in questione solo un “innocente equivoco”.
In riferimento all'articolo pubblicato dal Vostro sito e a firma del Sig. Nicola Squeo, vorrei sottolineare che l'aggettivo utilizzato sul titolo dell'articolo "AMATRICIANA" credo sia quantomeno improprio. Infatti probabilmente il Sig. Squeo riferiendosi ad Amatrice non conosce di cosa parla. Amatrice, infatti, è una cittadina di splendore unico caratterizzato da tradizione, da arte, da un ambiente unico e da una tradizione culinaria che la rende una eccellenza in tutto il territorio nazionale. Assolutamente improprio è usare questo termine soprattutto riferito ad una cittadina dove l'Amministrazione Comunale fa una battaglia contro il nucleare da tempi non sospetti, coadiuvata da una collaborazione con una associazione accreditata presso il Ministero dell'Ambiente, FARE VERDE ONLUS. Se Volete meglio comprendere una cosa fatta all' "Amatriciana" potete collegarvi ai siti che parlano del favoloso territorio di cui fa parte e che la vede ai primi posti dei collegamenti dei siti rurali visitati( Vedi sito TOP RURAL). Per meglio evidenziare quanto scritto, di seguito allego l'iniziativa presa contro questo modo di dire dal Sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. COMUNE DI AMATRICE (Provincia di Rieti) 02012 Corso Umberto I, 70 – Tel. 0746/83081 – Fax 0746/825682 – 0746/825799 www.comune.amatrice.rieti.it Ufficio Segreteria Prot. 2500 Amatrice, lì 15/03/2011 Al Direttore Responsabile dei quotidiani nazionali OGGETTO: Comunicato. Questa Amministrazione in questi ultimi tempi, ed in più occasioni, ha rilevato che il termine “amatriciana” viene usato come aggettivo sostantivato aggiunto ad altri termini così da risultare caricato di un significato negativo e disdicevole per la città di Amatrice e per gli Amatriciani, suoi abitanti. Infatti da ultimo lo scorso 9 marzo, nella Cronaca di Roma di un quotidiano a tiratura nazionale, lo scandalo della svendita di immobili appartenuti ad enti pubblici è stato indicato come “ Svendopoli all'amatriciana” a significare una svendopoli alla maniera degli abitanti di Amatrice”, ovvero, “ secondo gli usi, le tradizioni o le abitudini seguite dagli Amatriciani”. Poiché il termine “amatriciana” indica da sempre, e generalmente, una specialità culinaria ( per l'appunto il noto condimento per la “pasta all'amatriciana”) e non è mai stato sinonimo di furberie, malaffare etc, l'uso del termine tale da conferirgli quest'ultimo significato è offensivo, se non addirittura diffamatorio, per la città di Amatrice ed i suoi abitanti. Si invita, pertanto, a farne l'uso appropriato riferito alla specialità culinaria, così come alla bellezza ed amenità della Città e dei luoghi che la circondano, intendendo, diversamente, l'Amministrazione Comunale agire giudizialmente a tutela del buon nome e dell'immagine del proprio territorio e della cittadinanza. IL SINDACO ( Sergio Pirozzi) sicuro della Vostra attenzione al nostro disappunto e certi delle Vostre scuse, colgo l'occasione per salutarvi e agurarvi buon lavoro.

Dubitiamo, per le tante ragioni descritte nei vari post, delle rassicurazioni e perizie che ci propongono. L'inquinamento del lago Bajkal causato da due giganteschi impianti di sfruttamento della cellulosa , la gestione delle acque nell'ex Urss accumula disastri. Quello del mar d'Aral, trasformato in un mare grigio e morto, le cui rive si sono allontanate più di 100 km. Dall'antica linea costiera, è esemplare. L'inquinamento atmosferico non è meno inquietante. Più di un quarto della popolazione dell'ex Urss è concentrata nella città dove l'inquinamento supera più volte i livelli consentiti dalla legge. Tale eccidio comporta già terribili conseguenze per la salute, quella dei bambini in particolare. Presso Baku l'agglomerato di Sumgait è diventato una città martire della petrolchimica. Nel cuore stesso del complesso industriale, gli abitanti sono continuamente sottoposti a un inquinamento mortale. Un bambino su cinque muore prima dei cinque anni, tra i sopravissuti numerosi sono quelli affetti da deficienze fisiche e mentali. Quando alla catastrofe di Cernobyl, il 26 aprile 1986, le troppe rade informazioni fornite da esperti indipendenti tendono a mostrare che le cifre ufficiali sulle conseguenze dell'incidente sottostimano volontariamente e grossolanamente i suoi effetti sulla salute umana. Il destino spezzato di un'intera generazione di bambini ucraini, russi e bielorussi avrebbe dovuto stimolare un immane sforzo di investigazione e di solidarietà che rimane ancora oggi da intraprendere. In una società dove la proprietà e il potere sono confiscati dallo stato che svolge il ruolo di quello che Marx definisce il “capitalismo astratto”, gli interessi privati riemergono sotto forma perversa di interessi burocratici e settoriali. Ne deriva un produttivismo sprovvisto di ogni finalità umana, senza freni che, nelle società capitaliste moderne, provengono da interessi sociali antagonisti, delle associazioni ecologiste e di una vigile pubblica opinione.
Il 6 agosto 1945, al comando di T. W. Ferebee, una superfortezza volante B 29, denominata Enola Gay, pilotata dal colonnello P. Tibbets, alle ore 8,15 locali da oltre 9000 m. di quota sganciò una bomba atomica (chiamata Little Boy) regolata per l'esplosione a 550 metri d'altezza. In un'area di 12 km quadrati tutti gli edifici di Hiroshima furono rasi al suolo. Il 70% della città andò distrutto. Su 340.000 abitanti, 100.000 morirono o furono gravemente feriti. Gli effetti radioattivi su molti sopravvissuti furono disastrosi. “Alla luce seguì l'esplosione: solo a quaranta o cinquanta chilometri da Hiroshima fu possibile udirne il boato, per quelli più vicini si trasformò in silenzio. Il calore, dai trecento ai novecentomila gradi liquefece i tetti delle case, annientò le persone fissando le loro ombre sull'asfalto a irrefutabile prova della scomparsa di un essere umano. A quattro chilometri da Hiroshima la gente sentì quel calore sul viso e ne ebbe la pelle ustionata. La raffica dell'esplosione si sprigionò dalla sfera di fuoco alla velocità di 1300 chilometri orari e, in un raggio di molti chilometri quadrati, le case ancora in piedi vennero sradicate dalle fondamenta. Poi enormi gocce d'acqua color pece, prodotte dalla vaporazione dell'umidità, riportarono a terra la polvere radioattiva dispersa nell'atmosfera. Un vento infuocato rifluì verso il centro dell'esplosione a mano a mano che l'aria, al di sopra della città diventava più rovente. Dall'istante dell'esplosione erano passati solo otto minuti. Nel cielo, a undici miglia di distanza, due onde d'urto colpirono successivamente la superfortezza volante che aveva sganciato la bomba, scuotendole con violenza. Il mio compagno si volse a guardare indietro: “DIO MIO, CHE ABBIAMO FATTO” – fu il suo unico commento”. Si tratta di un brano del resoconto del pilota dell'aereo Enola Gay ritrovato nel diario di bordo.

"Mentre i costi delle energie rinnovabili scenderanno certamente nei prossimi 10 anni, i costi del nucleare sono per loro natura non ben definiti e destinati ad aumentare, tanto che probabilmente la costruzione delle centrali, se mai inizierà, dovrà essere molto probabilmente sospesa perché fra dieci anni il nucleare non sarà più economicamente conveniente. In molti paesi d'Europa, Germania in testa, è in atto una silenziosa rivoluzione basata su una filiera che parte dalle attività di ricerca nelle Università, negli enti pubblici e nelle aziende e si estende alla produzione di materiali, alla sperimentazione di impianti su larga scala e all'installazione diffusa di impianti domestici. L'idea di un abbattimento sostanziale delle emissioni di CO2 e di una forte indipendenza energetica sta, in quei paesi, uscendo dalla dimensione del sogno utopico e entrando in quella di un concreto fattore di sviluppo che traina l'economia e produce posti di lavoro. L'enorme ulteriore vantaggio di una scelta in favore delle energie rinnovabili sta nel fatto che un euro di investimento oggi può cominciare a produrre energia e a contribuire all'indipendenza energetica in pochi mesi. Nel caso del nucleare, invece gli enormi investimenti di oggi porteranno a produrre nuova energia nel migliore dei casi tra dieci o quindici anni. Una politica rivolta allo sfruttamento delle potenzialità del solare e delle altre fonti rinnovabili e alla riduzione razionale dei consumi sarà un motore importante per una nuova fase di sviluppo nel nostro paese". (Tratto da: Gli scienziati contro il nucleare - Lettera aperta)

Cominciò senza preavviso nel pieno della notte, mentre la città di Bhopal era immersa nel sonno, ignara del pericolo. Il vento che soffiava dalle pianure dell'India, scorrendo veloce attraverso la città di 900.000 abitanti, 580 chilometri a sud di Nuova Delhi, trascinò nel suo corso una nube di gas tossico sprigionatasi da un serbatoio degli impianti chimici della Union Carbide. In pochi minuti il gas, isocianato di mitile, si diffuse prima tra le baracche intorno alla fabbrica e poi in tutta la città. Nello spazio di un'ora aveva già invaso le abitazioni di decine di migliaia di persone dando inizio a una serie di morti terribili e di lente agonie nel più spaventoso disastro industriale che la storia ricordi. L'isocianato di metile, refrigerato perché rimanesse liquido, veniva conservato in due o tre serbatoi cilindrici di acciaio inossidabile. La catastrofe cominciò intorno alle 23,30 di domenica 2 dicembre 1984, all'inizio del turno di notte. In uno dei serbatoi contenenti migliaia di litri di isocianato di metile liquido la temperatura stava salendo pericolosamente. Arrivato al punto critico il liquido si trasformò in gas aumentando la pressione all'interno del serbatoio. Man mano che la pressione saliva, il gas avrebbe dovuto essere convogliato in una torre di lavaggio per essere neutralizzato chimicamente, oppure, se questo non fosse stato sufficiente, in un camino per essere bruciato prima di diffondersi nell'ambiente. Tutto questo non funzionò, provocando la sfuggita del gas. Il vento sparse la nuvola di gas in tutto il territorio. I più deboli, bambini e vecchi morirono nei loro letti. Altri correvano lungo le strade in preda al panico annaspando ciecamente nella nebbia soffocante cercando di sfuggire alle esalazioni. Secondo le statistiche 2500 furono i morti insieme a mucche, bufali, cani, capre e uccelli. Il terreno nell'arco di molti chilometri, completamente inquinato e distrutto.......per sempre.

Tratto e condensato da un articolo di S. L. Unglebardt del 1987, “Centrali spente: una nuova sfida nucleare”. Quando i primi reattori nucleari entrarono in funzione 35 anni fa, i problemi legati al loro eventuale smantellamento sembravano irrilevanti di fronte ai benefici che gli scienziati erano certi di poter ottenere da queste “inesauribili” fonti di energia. Trionfalmente i nuclearisti affermavano che queste centrali della prima generazione avrebbero sfornato elettricità a basso prezzo per una trentina d'anni. E invece, meno di due anni dopo la loro entrata in servizio, difetti di progettazione e avarie portarono alle prime ingloriose chiusure di alcuni reattori. Incidenti come quelli di Lucens in Svizzera, di Thee negli Stati Uniti e di Cernobyl in Urss, hanno brutalmente stroncato l'attività di questi impianti e posto una drammatica alternativa; renderli più sicuri o smantellarli. Ma lo spinoso, “drammatico” problema e la scelta dei luoghi da adibire a discariche per i rifiuti radioattivi. A parere degli esperti, circa 300 centrali nucleari diventeranno obsolete entro l'anno 2010. Per quella data saranno obsoleti tutti gli impianti attualmente in funzione in Italia, dove è stata dichiarata fuori servizio nel 1982 la centrale elettronucleare del Garigliano (ferma già dal 1978) operante dal 1965 in una zona rurale della provincia di Caserta. Gli elementi di combustibile irradiati vengono trasferiti un po' per volta a Saluggia, In Piemonte, dove vengono deposti in una piscina schermata. La messa fuori servizio e lo smantellamento di una centrale nucleare, pone problemi enormi di sicurezza, tecnologia e economia. “Saranno i robot a fare la maggior parte di lavoro – dice lo scienziato Loschhorn – e i loro manovratori opereranno protetti da schermi e stando lontani dal punto di pericolo”. Discorso particolare meritano le scorie ad alta attività prodotte dal nocciolo del reattore che continueranno a emettere raggi potenzialmente pericolosi per migliaia di anni.-

Stiamo, lentamente ma inesorabilmente, avvelenando il nostro mondo. Dopo essere riusciti a ridurre i tradizionali agenti inquinanti, soprattutto quelli visibili come il fumo, abbiamo incrementato la diffusione di sostanze chimiche e metalli tossici, in una misura che è assai difficile definire esattamente. I sottoprodotti, scarto dei nostri processi industriali, rappresentano una minaccia crescente. Il Nord esporta nel Terzo Mondo milioni di tonnellate di sostanze chimiche potenzialmente letali, giudicate nei paesi di origine troppo pericolose per essere usate. Per ironia della sorte, queste stesse sostanze ritornano nei paesi industrializzati dentro le banane, il caffè, i pomodori e gli altri prodotti che il Nord importa dal Sud. Certi rifiuti sono bombe chimiche a orologeria. Poiché la preoccupazione della gente e i controlli ambientali stanno aumentando, le compagnie che si occupano dell'eliminazione delle scorie, oltre a spedire le scorie da eliminare nel terzo Mondo, si inventano i modi più disparati e mortalmente dannosi, sia contro le popolazioni che contro l'ambiente, modi così ben descritti dall'autore dell'articolo in questione. Inutile aggiungere il grande business che si viene a creare per lo smaltimento dei rifiuti tutti, con appalti sempre più appetibili dalla delinquenza organizzata con mazzette distribuite in giro e in largo a tutti i livelli di potere politico e amministrativo. Elencare le tragedie avvenute in questi anni, sarebbe un rispettoso ricordo delle vittime innocenti. Ricordiamo il disastro ambientale di Seveso, Chernobyl, Bhopal, con sterminio e morte di uomini, animali e centinaia di chilometri di terra sterili e contaminati per sempre. Come hanno detto i biologi Soule e Wilcox: “ LA MORTE E' UNA COSA, MA LA FINE DELLA NASCITA E' UNA FACCENDA BEN DIVERSA”.

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