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Il neo-sindaco: “Ho sposato Molfetta come la regina Elisabetta sposò l’Inghilterra” Tommaso Minervini: sono stato costretto a candidarmi
15 maggio 2001

“Molfetta ha bisogno innanzi tutto di stabilità”: così ha esordito il nuovo sindaco Tommaso Minervini durante la breve conferenza stampa concessa a sei giorni dall’esito del voto e che è stata monopolizzata dai giornalisti di QUINDICI, per cui abbiamo ritenuto inutile fare un’intervista, per la quale il neo sindaco si era già mostrato restio. Così vi presentiamo il resoconto di questo incontro, che vale come intervista, proprio perché il 90% delle domande sono nostre. Il neo sindaco dopo il monito a rasserenare i toni di una campagna elettorale ormai giunta al termine, ha sottolineato l’esistenza di un patto di stabilità sulla base del quale la nuova maggioranza dovrà governare nei prossimi cinque anni. Ai giornalisti che gli hanno prospettato un futuro facile, dato il larghissimo sostegno assicuratogli da una “maggioranza blindata”, il neo-eletto ha detto: “In ogni caso non vogliamo perdere pezzi. Tutti quelli che hanno partecipato al patto di stabilità devono andare fino in fondo: è un impegno che abbiamo preso pubblicamente insieme anche ai due parlamentari”. Anche il principio da seguire per la composizione della giunta risponde alla necessità di rendere i prossimi cinque anni stabili e al sicuro da malumori pericolosi per la solidità della maggioranza. Poi Tommaso Minervini ha aggiunto: “Intendo coniugare la stabilità, l’appartenenza politica, il consenso elettorale insieme con competenza e qualità”. Piena autonomia per gli assessori Quanto alla scelta degli assessori, il sindaco ha rivendicato piena autonomia, aggiungendo che tuttavia ai partiti è dato di indicare nomi possibili. “Del resto – ha precisato - completerò le specifiche esigenze di tipo professionale con un apparato di mia esclusiva competenza: nessuno ci metterà le mani, né il naso”. In ogni caso, fuori da ogni equivoco, Tommaso Minervini ha garantito che tutti potranno partecipare, in relazione alle loro competenze e al consenso elettorale ottenuto, ai processi decisionali di amministrazione. “Dovremo correggere il vizio di fondo che è appartenuto alla passata amministrazione: un piccolo gruppo di persone che decide per gli altri”: ha sentenziato il nuovo sindaco. Un’opposizione esigua, si sa, non è mai cosa buona in democrazia. Per i sette consiglieri del centro-sinistra non sarà certo facile scontrarsi o anche confrontarsi con la assai estesa maggioranza di centro-destra (21 consiglieri). Ma Tommaso Minervini, augurandosi che per la nuova opposizione cominci una fase costruttiva, di proficua e positiva collaborazione per il bene della città, ha assicurato: “Così come nella mia vita professionale, anche nella mia vita amministrativa il primo giudice, il primo oppositore delle mie azioni sono io stesso. Quindi credo e mi auguro di conservare equilibrio mentale e senso di responsabilità per essere io stesso equilibratore e controllore”. A chi gli ha chiesto una lettura dell’esito elettorale, ed in particolare del larghissimo consenso accreditatogli dai molfettesi, ha confessato di essere sempre stato certo di vincere al primo turno, ma non nelle proporzioni in cui ciò è poi effettivamente accaduto. “Si sono intrecciati a mio vantaggio vari fattori: la grande voglia di cambiamento, la sovrapposizione tra elezioni amministrative e elezioni politiche, la proposta del governo a rete, vero valore aggiunto di cui disponeva il mio schieramento, un programma puntuale, frutto della consultazione di tutte le parti della città, e un minimo di credibilità della persona del candidato sindaco. Ha funzionato inoltre il grande processo di unità e di pacificazione che abbiamo proposto, rispetto a una campagna basata sull’ingiuria e sul veleno”. D’altra parte Tommaso Minervini rifiuta l’idea del trascinamento dovuto all’ondata Berlusconi: “Non ritengo di essere stato trascinato. I dati stanno lì: ho preso molti più voti del candidato alla Camera (della Casa delle Libertà, ndr)”. Parole dure, invece, Tommaso Minervini ha riservato alla sinistra molfettese, sua area di appartenenza e di militanza fino a due anni fa, alla quale non ha lesinato suggerimenti ed esortazioni per il prossimo futuro: “La sinistra di Molfetta non ha più classe dirigente. Ha bisogno di rinnovarsi oppure non c’è: i dati parlano chiaro. E che la smetta di piangersi addosso: piuttosto incominci tutto daccapo”. Le linee guida della nuova amministrazione Tommaso Minervini ha tracciato ancora una volta le linee guida della sua prossima azione amministrativa. “Le emergenze della città le conosciamo. Nel mio programma figurano come priorità il settore tecnologico, lo sviluppo delle imprese, l’artigianato, ma anche la rivalutazione dei settori primari: l’agricoltura e le attività marittime”. Quanto ai servizi sociali il nuovo sindaco di centro-destra ha annunciato: “Basta con le vetrine, andiamo alla sostanza. La povertà ha bisogno di silenzio e di risposte concrete”. Il neo-sindaco ha inoltre definito la questione bilancio cosa “delicata e preoccupante”. Il provvedimento, approvato durante il commissariamento del comune di Molfetta, merita, a dire di Tommaso Minervini, una ricognizione dei capitoli. “Questo bilancio sarà riformato, rimodulato a breve, immediatamente. Tuttavia non credo comunque che questo strumento possa offrire grandi opportunità per lo sviluppo della città”. Non ha mancato Tommaso Minervini di sottolineare che il suo primo atto da sindaco dei molfettesi sarà visitare don Luigi Martella, pochi mesi fa ordinato vescovo della diocesi di Molfetta. “Ritengo che si tratti della prima autorità morale e pubblica che ho il dovere di incontrare: lo farò mezz’ora dopo la mia proclamazione”. In proposito, si è anche mostrata gratitudine profonda verso la curia vescovile, per il comportamento tenuto in occasione della campagna elettorale: “Gli organi della Curia sono intervenuti in maniera immediata a frenare situazioni di commistione, che fortunatamente sono state solo marginali”, ha detto soddisfatto Tommaso Minervini. Chi ha finanziato la campagna elettorale? Per i grandi finanziamenti dei quali si è avvalsa la campagna elettorale del centro-destra (“insinuazioni”, ha liquidato Tommaso Minervini), il neo-sindaco ha precisato che “la fortuna di avere 10 liste ha fatto entrare qualche soldino” e che inoltre “qualche grande amico fratello qualche cosina l’ha data”, senza dimenticare che da candidato sindaco ha “venduto un terreno di famiglia”. Ha difeso Tommaso Minervini la legittimità del consenso elettorale riconosciutogli dai molfettesi: “Mi pare veramente assurdo bacchettare i molfettesi sul tipo di voto dato. I principi della democrazia esigono il rispetto. Milioni di uomini hanno combattuto e sono anche morti perché tutti avessero il diritto al voto, e io sono orgoglioso di avere tra i miei consiglieri rappresentate tutte le fasce sociali: dalle più alte ai portantini. Ringrazio inoltre i rappresentanti degli operatori ecologici di questa città, in lista con me”. Il suo passato di sinistra A Tommaso Minervini non sono state risparmiate, ovviamente, allusioni al suo passato di sinistra e interrogativi sul suo vero o presunto imbarazzo, quando, al fianco di Gianfranco Fini, davanti a una gran folla di persone, ha sventolato la bandiera di Alleanza Nazionale. “Quella sera ho provato imbarazzo nel vedere un mare di gente: tanti giovani che accettavano la caduta di barriere tra culture diverse, la caduta di barriere tra generazioni. E’ stato un grande segno di civiltà di questa città”. Quanto alle differenze tra destra e sinistra, alle ragioni del persistere di schieramenti opposti che si richiamano a modelli di società diversi, Tommaso Minervini ha mostrato grande diffidenza. Ha spiegato così qual’è la sua interpretazione degli eventi del secolo che si è appena chiuso: “Le grandi ideologie sono terminate. Un secolo è finito lì dove è cominciato, con il grande concetto di libertà e di liberalesimo. Alcune forze politiche hanno fatto battaglie per la libertà e hanno avuto fiducia nelle capacità dell’uomo, nella razionalità, per creare una sorta di nuovo illuminismo: l’uomo e le capacità del singolo al centro, nel villaggio globale. E chi sta nel villaggio globale? Chi ha qualcosa da dire, altrimenti non ci sei.”. Però non rinuncia Tommaso Minervini a ribadire un pur sottile discrimine tra sé e il centro-destra: “A Molfetta ha vinto l’idea dell’unità e dei valori dell’uomo: i dirigenti della Casa per le Libertà hanno avuto l’intuizione due anni fa di mettersi a disposizione per interpretare queste esigenze. Perciò hanno vinto loro: loro insieme a quelli che per primi hanno lanciato quello che all’epoca chiamammo Progetto Civico”. E poi, con riferimento al passato recente, ammette: “Credo di aver rinunciato a una condizione che poteva essere più serena, molto meno traumatica: avrei preferito veramente che da altre parti fosse prevalso l’illuminismo della ragione. Però credo che probabilmente ci sono stati uomini che hanno saputo interpretare il senso nuovo del concetto di libertà: mettere in primo piano le capacità degli uomini. E’ giusto che queste persone abbiano vinto”. Costretto a candidarsi a sindaco Sul come e sui perché della scelta di candidarsi (e diventare poi) sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini ha usato la forza di un paragone: “Quando presi questa decisione era estate. Vidi il film Elisabeth, la regina d’Inghilterra, una regina che non voleva diventare regina e che i vari pretendenti al trono tiravano da una parte e dall’altra. A un certo punto, Elisabeth entra in una stanza, si taglia i capelli, cambia d’abito e dice: Da questo momento io mi sposo con l’Inghilterra. Quell’estate la situazione di Molfetta mi ha fatto capire che io mi dovevo sposare con Molfetta. Ed è l’unica tessera che ho preso e prenderò”. Massimiliano Piscitelli Tiziana Ragno
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