Il Monsignore 'artistico' di Molfetta
L’arte non ha prezzo, o meglio non dovrebbe averne…Ha esordito con questa massima Mons. Pietro Amato spiegando le ragioni che lo hanno spinto a realizzare la prima Biennale Internazionale in assoluto delle quattro arti fi gurative. «Siamo riusciti nell’obbiettivo – aggiunge - poiché la spesa dell’intera mostra è stata zero euro, avendo ogni artista, anche straniero, portato e scelto la giusta collocazione della sua opera e collaborato affi nché l’unica protagonista fosse la bellezza del messaggio delle creazioni. La poesia che salva l’uomo e il mondo». Nessun fi ne commerciale o di altro genere quindi. «La scelta della Chiesa – precisa il Direttore del Museo storico del Vaticano - oltre a essere stata motivata dall’amicizia che mi lega ai Frati Minimi e da precedenti collaborazioni per mostre di ceramiche, ha avuto come priorità la storia e la varietà artistica di questa terra. Grottaglie la sede naturale». «La struttura cinquecentesca, poi restaurata nel ‘700, ci immerge in un periodo fertile della vita del Sud Italia. Culmine il periodo barocco, intriso di un forte sentimento religioso. Una linea in qualche modo interrotta, pur non volendo, dall’unità d’Italia che ha col tempo fagocitato i diversi Dna che hanno caratterizzato il nostro territorio. Realtà e correnti, non solo artistiche, che avrebbero dovuto essere inglobate e non distrutte dal nuovo panorama politico». Amato, raffi nato storico d’arte non solo antica, contesta quindi le modalità con cui è avvenuta, e avviene tuttora altrove, la nascita del nuovo Stato che fatica ancora oggi a sentirsi un’unica Nazione. Modalità che quasi sempre hanno penalizzato le ricchezze culturali locali che invece di essere valorizzate si perdono a causa di una diversità avvertita come fonte di pericolo in direzione di una omologazione stagnante. «Un discorso analogo vale per il fenomeno della globalizzazione a cui stiamo assistendo - continua -. Molte culture stanno scomparendo senza che ce ne sia bisogno in nome di un ‘progresso’ che limita sempre più il confronto facendo tacere le diverse voci; una dittatura democratica. Da qui nasce la crisi dell’arte contemporanea e non solo». Tornando alla Biennale e a Molfetta. «L’arte è stata l’unica protagonista di questi giorni – riprende -. Grazie al suo linguaggio universale, che supera il semplice aspetto estetico a volte sterile, è emerso soprattutto il contenuto oltre alla forma. L’autore si solleva con la bellezza del signifi cato più interiore facendo fi ltrare stati emozionali intensi diretti al pubblico, sublimandolo. Mi auguro che la mia città - conclude - di cui sono sempre stato orgoglioso, sappia mantenere quel livello di cultura che l’ha sempre contraddistinta accettando le diversità come fonte di arricchimento sociale non avvertendo quella sensazione inconscia di paura che si prova nei confronti di ciò che non si conosce».
Autore: Domenico Sarrocco